Mentre in parlamento vanno avanti
manovre, unità/divisioni, giochi al ‘gatto e topo’ nonché giochi di carte con “Assi
nella manica” che vengono tirati fuori o tolti dal tavolo, nella realtà fuori
vanno avanti fatti che avranno pesantissime conseguenze sui lavoratori.
A metà aprile è stato firmato un
protocollo per la competitività e per un nuovo sistema di relazioni industriali
da Finmeccanica con Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil che porta ancora di più i
sindacati confederali e metalmeccanici, dietro il discorso di un sistema di
informazioni e consultazioni, di conoscenza e confronto sulle scelte
strategiche e di sviluppo del gruppo, a stare da una sola parte, dalla parte
delle aziende, del padronato a difesa dei loro profitti.
“…Questo nuovo sistema di relazioni
si occuperà di strategie della Finmeccanica, di informazioni su tematiche
busines critical. Viene inoltre istituito un Osservatorio nazionale di settore,
composto dai vertici di Finmeccanica, delle singole società controllate e dai
rappresentanti sindacali, che si riunirà in momenti di verifica per analizzare
le ricadute delle scelte sugli assetti produttivi e occupazionali. Il
protocollo istituisce anche livelli di confronto internazionale: Finmeccanica
promuoverà sessioni di approfondimento, insieme ai rappresentanti dei
sindacati, su temi transnazionali come l'organizzazione del lavoro, le
innovazioni tecnologiche…”. (da Sole 24
ore).
Si aggiunge poi che “trattandosi di
un'azienda quotata in Borsa, nell'attuazione del Protocollo i rappresentanti
dei sindacati si impegnano alla riservatezza sulle informazioni price sensitive
di cui saranno messi a conoscenza”. (idem).
Quindi, anche di queste notizie i
lavoratori non dovranno sapere niente, salvo conoscerle quando avranno effetti
sul loro posto di lavoro e sul salario.
“Il protocollo guarda al sistema
partecipativo tedesco… per fare gli interessi degli azionisti, ma anche trovare
un'adeguata struttura per il modello produttivo che permetta di raggiungere i
risultati sperati…”. (idem).
Sistema per cui chi deve essere
“partecipativo” sono gli operai, perché la “partecipazione” deve essere in un
unico senso, quello verso l’azienda per difendere gli interessi dell’azienda, a
cui vanno sempre più subordinati gli interessi degli operai, le loro condizioni
di lavoro e salariali, i loro diritti.
Il leader della Cisl, Raffaele
Bonanni, è chiaramente entusiasta: «questo è il modello partecipativo che la
Cisl intende esportare in tutte le grandi aziende italiane…».
La Uilm dichiara che “uno degli
obiettivi è studiare nuove forme di tutela e sostegno alle riorganizzazioni
aziendali”. Non, quindi, forme di tutela e sostegno ai lavoratori che sono le
vittime sacrificali delle riorganizzazioni aziendali fatte dai padroni per
ridurre i costi del lavoro (in primis quelli dei lavoratori), aumentare la
produttività, cioè lo sfruttamento degli operai; bensì tutela e sostegno alle
aziende affinché possano fare le riorganizzazioni senza lacci e laccioli e, se
mai, avere finanziamenti e contributi dallo Stato.
Ma è la rappresentante della Cgil,
Elena Lattuada, ad indicare più chiaramente lo scopo di questo protocollo. “Si tratta – dice – di un sistema di regole
nell'informazione strategica del gruppo che mette i sindacati nella condizione
di conoscere gli andamenti aziendali e di attuare politiche concordate in
materie sensibili quali la competitività, i premi di risultato, gli
inquadramenti professionali, un sistema di welfare aziendale”.
Tradotto, vuol dire mettere la primo posto la “competitività” delle aziende, e subordinare a
questa, al fatto che gli operai si facciano il mazzo per rendere competitivi i
loro padroni, qualche elemosina qui e là ai lavoratori, come premi di
risultato, inquadramenti professionali, sviluppando anche una divisione, "competitività" tra lavoratore e lavoratore.
Infine, a scanso di equivoci, il
protocollo si conclude con un vincolo, che diventerà una gabbia per i
lavoratori. “Tra i punti fermi sottoscritti da tutti c'è – viene scritto - il carattere
vincolante degli accordi sottoscritti ad ogni livello, insieme all'impegno ad
«individuare procedure di raffreddamento per regolare e risolvere i conflitti”
(idem).
Sia chiaro, dicono i padroni della Finmeccanica e le segreterie
sindacali, nessuna struttura sindacale di singole aziende potrà mettere in
discussione gli accordi di vertice, nessuno potrà pensare di migliorarli. E, se
in qualche azienda gli operai, nonostante questo vincolo, pensassero di
scioperare, stiano tranquilli i padroni, saranno, ancora più di ora, le segreterie di Cgil, Cisl, Uil e Fim,
Fiom, Uilm a intervenire per soffocare le lotte.
Dopo questo accordo, le
segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil riuniscono martedì 30 aprile una
riunione degli organismi direttivi. In questo incontro, conseguentemente alla
linea che ha sostenuto la firma del protocollo con la Federmeccanica, si
parlerà di confronto con le imprese, delle proposte del sindacato sul tema della
rappresentanza da verificare a priori con la Confindustria, ma anche di una
mobilitazione, sciopero “da effettuare addirittura - aveva ipotizzato la Uil -
in concomitanza con una «serrata» di protesta delle aziende”. (da Il
Manifesto).
I sindacati confederali, quindi, che
sono così restii a organizzare scioperi contro il padronato quando sono in
discussioni lavoro, salario e diritti fondamentali degli operai, non esiteranno a
chiamare i lavoratori in sciopero fianco a fianco con quello stesso padronato.
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