E partono le lettere alla direzione della società, dove si chiede conto delle "numerose intimidazioni dopo l’iscrizione al sindacato" e delle "minacce di rispedire al proprio paese i lavoratori immigrati" che hanno aderito. "Siamo riusciti a sistemare qualche cosa - dice Gaia Stanzani della FilcamsCgil - le buste paga adesso sono regolari, rimangono le migliaia di euro di crediti dei lavoratori". Prima regnava il caos: "Quei ragazzi non avevano neppure il fondo per la previdenza sanitaria o le visite del medico. Resta il problema dell’uso inappropriato delle telecamere". "Siamo sempre controllati scandisce Paola "Ci guardano per vedere se siamo sorridenti, veloci, se non abbiamo salutato un cliente".
Se sbagliano, scatta la convocazione dei superiori. Con una lettera inviata di recente alla direzione, i dipendenti hanno chiesto che "non ci si avvicini minacciosamente a loro con il corpo o parti di esso". Altri tre colleghi di Paola scuotono la testa: "Certi comportamenti prima non c’erano. Il capo ci diceva: “Sono io il vostro sindacato”. I rapporti sono degenerati anche con gli altri ragazzi che non si sono voluti esporre e che ora ci odiano. Ma non avevamo nemmeno una busta paga regolare, né i permessi per fare gli esami all’università".
(18 aprile 2013)
Nessun commento:
Posta un commento