La Santa Alleanza
15/04/2013
“E’ finito il tempo dei confronti,
degli scontri e delle incomprensioni. Siamo tutti sulla stessa barca. E’
una responsabilità storica”.
Con queste parole Giorgio Squinzi, presidente della
Confindustria, si è rivolto ai tre segretari di CGIL CISL UIL nel corso
del convegno della Piccola Industria tenutosi venerdì e sabato scorsi al
Lingotto.
Invito subito accolto dai tre segretari generali,
presenti al convegno, in primis Raffaele Bonanni che ha prospettato una
vera e propria santa alleanza tra sindacati e imprenditori per dare una
sveglia al paese arrivando a prospettare “una simbolica iniziativa
comune”.
Si è spinto più in là Angeletti, il prode segretario
della UIL, fino a proporre una specie di “serrata e sciopero simbolico
contestuali, un’iniziativa innovativa in accordo con le imprese.
Pensiamo simbolicamente di fermare il paese, bloccare tutto, convincendo
tutti ad aderire”.
Niente male per dei sindacati che non hanno battuto
ciglia quando Monti e la Fornero hanno massacrato con un accanimento
mai visto prima lavoratori, giovani, pensionati, abolendo pezzo dopo
pezzo diritti e garanzie, in nome di una fantomatica crescita che non è
mai arrivata ma che al contrario ha provocato l’aumento vertiginoso
della disoccupazione, della precarietà, della disperazione e del degrado
sociale.
Il patto tra produttori è stato ben accolto anche
dalla Camusso la quale si è premurata di reclamare anche l’accordo sulla
rappresentanza sindacale, tema subito ripreso dal presidente della
Piccola Industria, Boccia, che si è detto pronto a firmarlo anche
domani.
Possiamo immaginare con quale contenuti di reale democrazia e partecipazione dei lavoratori alle scelte che li riguardano!
La Camusso si è detta addirittura “affascinata
dall’espressione patto tra produttori purché si parta da questioni
concrete riscrivendo la lunga stagione di strappi e divisioni”.
Ci risiamo, viene da dire, come se la lunga e
infausta stagione iniziata nel 1993 con la concertazione e la politica
dei redditi non avesse permesso alle aziende di accumulare enormi
profitti, di ristrutturare, di delocalizzare, di appropriarsi della
ricchezza sociale investendo le enormi risorse finanziarie realizzate
sui mercati speculativi, mentre al contempo le privatizzazioni si
mangiavano enormi fette di stato sociale e ai lavoratori toccavano
diminuzione dei salari, precarietà, licenziamenti e impoverimento.
Ma quando finiranno di prenderci per i fondelli,
compresa la FIOM che mentre critica queste uscite della Camusso continua
a coprirla a sinistra senza offrire alcuna vera alternativa?
Imprese e sindacati chiedono a gran voce la drastica
diminuzione delle tasse sul lavoro, a partire dall’IRAP, facendo finta
di non sapere che lo scorso dicembre è stato introdotto nella nostra
Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio secondo il dettato del
Fiscal Compact, con cui l’Europa impone un taglio di 50 miliardi di
euro l’anno alle spese statali!
Come pensano di ridurre le tasse sul lavoro senza attaccare il Fiscal Compact e tutta la politica monetaria europea?
A parte la barzelletta sul recupero dell’evasione fiscale, con altri tagli sulla sanità sulla scuola sulla ricerca?
Certo ci sono sempre le pensioni e già Mastrapasqua ha lanciato l’allarme sulla tenuta dei conti INPS.
La realtà è che mentre i consumi sono tornati ai
livelli del 1977, 1milione e mezzo di posti di lavoro sono andati
perduti, i cassantintegrati rischiano di rimanere senza uno straccio di
reddito, gli esodati già non ce l’hanno e la disoccupazione giovanile è
salita al 40%, il giornale di Confindustria si compiace che in Italia
non ci siano state sanguinose proteste di piazza come è successo in
altri paesi.
Fino a quando glielo permetteremo?
p.s. Durante i lavori del Convegno c’è stato un minuto di silenzio per le imprese morte, un minimo di buon gusto avrebbe richiesto che due minuti fossero dedicati alla memoria di tutti i morti sul lavoro, che pure nella piccola industria non sono pochi, e per quanti muoiono per la mancanza di lavoro.
da USB
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