martedì 17 aprile 2012

pc 17 aprile - L’”INQUINAMENTO” MEDIATICO DI RIVA-ILVA


ORA LA MARCIA EVERSIVA CONTINUA SUL FRONTE DELLA COMUNICAZIONE

Dopo la marcia del 30 marzo organizzata da azienda e capi l'Ilva passa alla guerra mediatica. Per 4 settimane ha programmato una serie di spot e messaggi di propaganda, di difesa dell'azienda, esaltazione dei risultati raggiunti sul fronte dell'ambiente. Compaiono su giornali, Tv private, internet, facebook, nelle sale cinematografiche, sulle fiancate degli autobus, ecc.
Uno spot di 30 secondi rappresenta una tuta blu, perfetta, con una voce in sottofondo, di un tale ingegnere specializzato, tecnico ambientale, con un nome di fantasia, Luca Basile, che dice che lui e i suoi colleghi assicurano un futuro all’Ilva e a Taranto; lo spot finisce con la frase “C’è un mondo dentro”.
Improvvisamente Riva, che non riconosce le professionalità dei lavoratori, che tiene, in una fabbrica siderurgica, buona parte degli operai ancora al 3° livello (quando prima della entrata di Riva la maggior parte degli operai era al 5° livello), Riva che tratta gli operai come mere braccia per produrre 10 milioni di tonnellate di acciaio e fare profitti sulla loro pelle e anche sulla loro vita, che non riconosce agli operai dignità di persone (anche quando entrano ed escono in fabbrica gli operai devono passare tra cumuli di sporcizia, discariche a cielo aperto alle portinerie, con la spazzatura che gli vola anche addosso nei giorni di vento), ora Riva presenta la fabbrica come un mondo di “persone, di professionalità e di impegno”.
Mentre si avvia questa campagna mediatica, continuano ad essere mandate alle redazioni dei giornali lettere a difesa dell’azienda, che sembrano scritte da una sola mano, e sempre firmate anonimamente “lavoratori Ilva”. Ne riportiamo alcuni pezzi:
“…Tutti discutono di diossine, mesoteliomi… sparando un cumulo di idiozie… più si è investito in sicurezza e ambiente raggiungendo risultati al di sotto dei limiti di legge e delle medie nazionali, più sono aumentate le accuse infondate e fantascientifiche… come far passare delle nuvole di vapore acqueo per fumi e polveri assassine…”
“…senza contare che la mancanza di lavoro per quasi 20.000 lavoratori comporterebbe la mancanza di moneta e quindi la chiusura di ulteriori e numerosi negozi commerciali, l’impossibilità per le banche di riscuotere le rate dei prestiti e dei mutui, la diminuzione dei servizi e quindi dei professori, dei medici, dei poliziotti, dei carabinieri, dei vigili urbani, ecc. Ma una cosa di certo aumenterebbe, la delinquenza”.

E ancora, lettere di “lavoratori” che descrivono drammaticamente la loro storia di immigrati nel nord Africa dopo la chiusura di una fabbrica a Taranto anni fa, di lavoratori “costretti a lasciare la famiglia”, di sofferenze, ma salvati e rientrati “grazie all’Ilva”, riacquistando “serenità, speranza e dignità”; e di altri che invece sarebbero ridotti alla fame, con figli piangenti, se andasse avanti il programma degli ambientalisti…
E via di questo passo, con un misto di pezzi da telenovela e di strenua difesa di una fabbrica che rappresenta “la speranza”. Gli spot al cinema ricordano fastidiosamente gli spot di propaganda fascista degli anni ’50.

Non si tratta di pubblicità, l’Ilva non è ha bisogno visto che non produce beni di consumo di massa, ma di una campagna politica, ideologica che ha lo stesso valore, con altri mezzi, della manifestazione del 30, tesa a contrastare le inchieste della Magistratura, la denuncia cittadina, dell'opinione pubblica, dell’ambientalismo serio sul grave inquinamento dell'Ilva, per continuare a porre, in maniera ricattatoria, un cuneo tra lavoro e ambiente, tra operai e giovani, popolazione dei quartieri a rischio, ambientalisti seri, a far schierare i lavoratori con la paura o con le minacce, dalla parte della azienda.
Questo “inquinamento mediatico” ha oggettivamente (?) un peso di corruzione, in piena campagna elettorale, verso i partiti e verso i mass media per spostarli dalla parte dell’Ilva. Dietro la campagna si sa ci sono soldi. Il rappresentante di relazioni esterni dell’Ilva, Archinà, in questi giorni è molto attivo, va dicendo che tutti i partiti si possono votare (anche l’attuale sindaco di “sinistra” Stefàno – tanto si sa che un giorno “spara” contro l’Ilva e 364 no), tranne le liste degli ambientalisti.

Padron Riva è stato sempre parco nei suoi rapporti con i giornali e i mass media in genere. Pur essendo, infatti, la sua azienda prima multinazionale siderurgica in Italia e in Europa e la decima nel mondo, non ha cercato finora di farsi pubblicità; lui è un capitalista che, come ha sempre detto, si occupa solo di produrre acciaio e non gliene importa gran chè di giustificare come lo fa, scavalcando diritti, mettendo a rischio la salute e la vita degli operai, devastando interi quartieri, ecc.
Ma ora Riva cambia registro, e si affida ad una delle agenzie pubblicitarie più importanti, la Roense che cura la pubblicità della Sony. Della Kenwood, e altre multinazionali.
Questa novità è allo stesso tempo un'azione offensiva dell'azienda, ma anche un'azione difensiva. Ed è proprio questo che devono comprendere prima di tutto i lavoratori.

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