Alle prossime amministrative Proletari comunisti invita in tutte le città dove si vota al boicottaggio attivo delle elezioni, nelle forme di annullamento della scheda, non partecipazione al voto. Là dove ci sono lotte sociali in corso invitiamo a far pesare le rivendicazioni delle lotte sociali per contrapporre al voto, la lotta e l'organizzazione dei proletari.
A Taranto per esempio i Disoccupati Organizzati dello Slai cobas per il sindacato di classe riempiono già la città di manifesti con la parola d'ordine: “niente lavoro, niente voto”. Hanno chiesto in questi anni all'amministrazione in corso del sindaco di “sinistra” Stefàno un piano di raccolta differenziata porta a porta per tutta la città, per il quale sono stati ottenuti dei fondi regionali con la lotta, e che potesse dare lavoro a duecento disoccupati; hanno chiesto che fossero avviate le bonifiche ambientali e il risanamento dei quartieri più colpiti da degradi e dall'inquinamento, utilizzando i tanti giovani disoccupati di questi quartieri, indicando a volte con esattezza luoghi da bonificare e lavori da fare; hanno chiesto misure trasparenti di sostegno al reddito ai senza-lavoro, senza-reddito; avevano chiesto case, assicurazioni delle forniture di acqua a costo politico, miglioramento dei servizi sociali, fine degli appalti al massimo ribasso che costringono alla precarietà centinaia di lavoratrici, lavoratori. Presocché nessuna di queste rivendicazioni è stata accolta, anzi spesso e volentieri il sindaco Stefàno ha chiuso le porte del Comune, scatenato i vigili in provocazioni e aggressioni, come nei confronti della Tenda per il lavoro, trasformando il Comune in una fortezza blindata e militarizzata, fonte per altro di numerose tensioni con singoli cittadini che avanzavano richieste di incontri e di sostegno. Una giunta che di sinistra non ha avuto assolutamente nulla. Servile e compiacente verso l'Ilva, la Marina e i poteri forti in genere. Una giunta da cui si sono staccati numerosi assessori e consiglieri comunali, che ha visto il passaggio all'opposizione di Rifondazione, dando uno spettacolo di trasformismo politico, a volte di clientelismo spiccio, compreso il recupero di vecchi arnesi del malaffare e della malapolitica della corruzione e del dissesto.
Alle elezioni si presentano le liste del centro destra che puntano a rimettere le mani sulla città e sui fondi pubblici, con personaggi spesso, compreso il candidato sindaco Condemi, direttamente coinvolti nelle vicende giudiziarie della ex Giunta Di Bello.
Nella perdita di consenso della amministrazione e nel discredito generale, cerca di tornare a galla il losco figuro, fascista, razzista, corrotto e colluso con la malavita, Giancarlo Cito, che non si candida direttamente ma che mette a candidato sindaco il 'trota' di Taranto, il figlio silente e ottuso. Il pericolo maggiore viene proprio da questa lista, nonostante che al suo caporione stia andando male – in questi giorni è in carcere per condanne definitive relative ai processi che lo riguardavano.
Esiste una lista dei Verdi e Grillo che cavalca la tigre demagogica e reazionaria della chiusura dell'Ilva per eccesso di inquinamento.
La sinistra politica e Rifondazione/Pdci, come non sono mai esistiti nelle lotte sociali di questi anni a Taranto, non esistono a livello elettorale dove peraltro si presentano divisi: il Pdci sostiene Stefano sperando di ricavarne qualche poltrona, Rifondazione senza speranza, si lega a qualche ex assessore PD caduto in disgrazia.
Di qui il necessario, obbligato, boicottaggio di queste liste e l'utilizzo anche del periodo della campagna elettorale per la denuncia politica, per la lotta, per l'organizzazione politica autonoma dei proletari e lo sviluppo dell'autorganizzazione sociale in particolare nei quartieri più poveri.
Il caso Taranto ha le sue particolarità; ma in generale non pensiamo che in nessuna altra città, Comune in cui ci sono le elezioni, ci siano le condizioni per una scelta diversa. I partiti parlamentari, tutti, e le stesse liste civiche sono in generale cacciatori di soldi e poltrone, portatori di interessi lobbystici, ora che la politica parlamentare in generale questo è diventato, sostenuta per altro coi fondi dello Stato. Perfino i partiti che denunciavano questi giochi, come la Lega, sono stati trovati con le mani nella pasta, come e più degli altri.
Il PD, principale sostenitore del governo dei banchieri di Monti, è in questi giorni il più strenuo difensore dei fondi statali ai partiti. Il tesoriere nazionale, Misiani, ha detto che senza i soldi di luglio, l'ultima trance del finanziamento pubblico, di 180milioni di euro, i partiti chiuderebbero – una vera spiegazione del perchè debbano chiudere.
L'astensionismo e il rifiuto del voto, le forme possibili di boicottaggio attivo sono un'azione necessaria ma non sufficiente per riorganizzare e far esprimere una politica proletaria che punti alla modifica dello stato di cose esistenti. Esse sono però utili sono nel quadro della battaglia per la costruzione del partito rivoluzionario dei proletari, per la ricostruzione dal basso del sindacato di classe, per il fronte unito dei proletari e delle masse popolari, strumenti indispensabili nella lotta di classe.
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