Morì durante l'arresto: "Era inerme
i poliziotti lo colpirono a più riprese"
A Milano chiuse le indagini sulla morte di Michele Ferrulli per arresto cardiaco. Il pm accusa
quattro agenti: lo colpirono "ripetutamente" anche "con corpi contundenti" mentre era a terra
Il giorno dopo la morte di Michele Ferrulli per arresto cardiaco mentre veniva ammanettato i quattro poliziotti intervenuti quella sera scrissero nella loro annotazione che nel tentativo di bloccarlo erano caduti "a terra" assieme a lui e che avevano poi cercato "di riportarlo in una posizione a lui più comoda". Tutte circostanze "false", secondo la Procura di Milano, perché i poliziotti, quando l'uomo "si trovava a terra in posizione prona, era immobilizzato e invocava aiuto, lo colpivano ripetutamente anche con l'uso di corpi contundenti".
Il pubblico ministero Gaetano Ruta ha notificato l'avviso di chiusura delle indagini a carico dei quattro agenti con l'accusa di omicidio colposo per aver "ecceduto i limiti del legittimo intervento", concorrendo "a determinare il decesso" dell' uomo, dovuto, fra le altre cose, "alle
percosse". La chiusura dell'inchiesta nei confronti dei giovani agenti Francesco Ercoli, Michele Lucchetti, Roberto Stefano Piva, Sebastiano Cannizzo - inizialmente accusati di omicidio preterintenzionale, con il reato poi derubricato in colposo - prelude alla richiesta di processo, che dovrà poi essere valutata dal gup.
Quella sera del 30 giugno scorso, Ferrulli, 51 anni, che lavorava come manovale e facchino e con alle spalle precedenti penali anche per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, si trovava in via Varsavia, alla periferia sud-est di Milano, fuori da un bar assieme a due romeni. Da una casa vicina erano arrivate lamentele per i continui schiamazzi in strada e per questo in zona era intervenuta una volante della polizia. L'uomo, stando a quanto era stato riferito in questura la mattina seguente, era ubriaco, "aggressivo e ostile". Dopo aver minacciato a parole i poliziotti, Ferrulli, aveva spiegato ancora la questura, improvvisamente aveva cercato di colpire un agente, ma era stato fermato dall'altro. Ne era seguita una colluttazione, lunga e ripresa anche in un filmato realizzato con un telefonino e finito agli atti dell' indagine.
Per seguire il procedimento i familiari di Ferrulli si sono rivolti, all'avvocato Fabio Anselmo, lo stesso legale di parte civile nel caso di Stefano Cucchi - il giovane morto il 22 ottobre 2009 in ospedale, una settimana dopo un fermo per droga - e in quello di Giuseppe Uva, artigiano di Varese deceduto nel giugno 2008 dopo aver trascorso una notte nella caserma dei carabinieri, che lo avevano fermato ubriaco per strada. Nell'atto di chiusura delle indagini sulla morte di Ferrulli, il pm scrive che i quattro agenti "in cooperazione tra loro" avrebbero causato "la morte dell'uomo".
I poliziotti, secondo il pm, avrebbero agito "con negligenza, imprudenza e imperizia consistite nell'ingaggiare una colluttazione eccedendo i limiti del legittimo intervento percuotendo ripetutamente" Ferrulli "in diverse parti del corpo pur essendo in evidente superiorità numerica". Avrebbero continuato "a colpirlo anche attraverso l'uso di corpi contundenti quando" era immobilizzato "a terra in posizione prona". Tutto ciò anche se Ferrulli "non era in grado di reagire e invocava aiuto". I quattro, i quali avrebbero quindi concorso a determinare "il decesso" (che ha avuto come concause anche lo "stress emotivo del contenimento" e le "percosse) sono accusati anche di falso, proprio in relazione alla "annotazione" sull'intervento di quella sera.
(19 aprile 2012) © Riproduzione riservata
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