venerdì 2 marzo 2012

pc 2 marzo - Non solo Tav... a Taranto un'altra devastazione ambientale provocata da Ilva di padron Riva

AMBIENTE

"Più tumori, infarti e decessi così l'Ilva avvelena Taranto"
una drammatica perizia



I risultati della perizia epidemiologica depositata dai tecnici nel processo ai vertici delle acciaierie: 174 morti in sette anni, oltre a malformazioni e malattie respiratorie. Vanno a sommarsi a quelli ottenuti dai chimici sulla pericolosità delle sostanze sprigionate dallo stabilimento per la salute di lavoratori e cittadini.

A Taranto, per colpa dell'inquinamento, ci si ammala più di tumore di quanto su dovrebbe. Salgono il numero di malattie cardiovascolari per via del benzoapirene, prodotto quasi esclusivamente dall'Ilva. E sono segnalate anche anomalie nei tumori che colpiscono i bambini. Questi i risultati della perizia epidemiologica depositata dai tecnici esperti nominati dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, davanti alla quale si è svolto l´incidente probatorio nell´inchiesta per disastro ambientale ai cinque vertici Ilva.

gravi le conclusioni della perizia

L'indagine, affidata a tre specialisti, ha accertato l'esistenza di una possibile connessione tra le malattie, le morti causate da tumori e l'inquinamento prodotto dalle emissioni dagli impianti industriali dell'Ilva, e sarà discussa in camera di consiglio nell'udienza del 30 marzo. E' la seconda parte della maxi-indagine: la prima, svolta dai chimici, ha già accertato la pericolosità delle sostanze inquinanti per la salute di lavoratori e cittadini di Taranto.


"L'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte". E' quanto sostengono i periti Annibale Biggeri, docente ordinario all'università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la prevenzione oncologica, Maria Triassi, direttore di struttura complessa dell'area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia applicata dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli, e Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di Epidemiologia dell'Asl di Roma. I periti sono stati incaricati dal gip Todisco nell'ambito dell'incidente probatorio sull'llva chiesto dal procuratore capo Franco Sebastio, dall'aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero. "Nei sette anni considerati, per Taranto nel suo complesso, si stimano 83 decessi attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di Pm10. Nei sette anni considerati per i quartieri Borgo e Tamburi - rilevano ancora i periti - si stimano 91 decessi attribuibili ai superamenti Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di PM10". E ancora nei sette anni considerati per Taranto "si stimano - sempre secondo la perizia - 193 ricoveri per malattie cardiache attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la media annuale delle concentrazioni di Pm10 e 455 ricoveri per malattie respiratorie".

"L'analisi per i quartieri Borgo e Tamburi, che sono particolarmente interessati al fenomeno dell'inquinamento dell'aria e dalle emissioni degli impianti industriali - rilevano sempre i periti incaricati dal gip - mostra che, nonostante la ridotta numerosità, una forte associazione tra inquinamento dell'aria ed eventi sanitari è osservabile e documentabile solo per questa popolazione", invece "le stime per la città di Taranto nel suo complesso sono in generale attenuate".

"Dobbiamo usare il massimo rispetto e la massima delicatezza nel parlare di dati che parlano di salute, cioè di un tema che riguarda prevalentemente storie personali" - ha commentato Adolfo Buffo, responsabile Sicurezza e ambiente dell'Ilva di Taranto a proposito della perizia. "La stessa perizia - ha insistito il responsabile sicurezza e ambiente dell'Ilva - fa riferimento a numeri, stime, statistiche e su queste siamo tutti chiamati a confrontarci parlando anche con un linguaggio tecnico, magari incomprensibile ai più, di incertezze e livelli di probabilità. E, drammaticamente, queste probabilità possono portare a conclusioni molto diverse tra loro e di questo si deve tenere conto prima di emettere facili giudizi". "Ci sono poi - ha proseguito Buffo - alcuni elementi che possiamo da subito evidenziare. Ad esempio non è emerso un eccesso di mortalità per tumori per le persone che hanno lavorato nello stabilimento che, però, sono stati i più esposti. Non sono stati considerati i fattori di rischio individuali. Ma, soprattutto, sono gli stessi periti che ci dicono che si dovrebbe tenere conto, per una corretta interpretazione dei dati, della riduzione negli anni dei livelli emissivi. Quindi fotografare il passato è diverso che fotograre il presente".

Nel procedimento contro l'Ilva risultano indagati Emilio Riva, il patron delle acciaierie, suo figlio Nicola, il direttore dello stabilimento Luigi Caporosso e Angelo Cavallo, responsabile dell'area agglomerato. A loro carico sono ipotizzate le contestazioni di disastro colposoe doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di cose pericolose e inquinamento atmosferico. Dopo i risultati dalla prima perizia chimica che accertavano la pericolosità della sostanze emesse dalla stabilimento per la salute dei lavoratori e dei cittadini, l'analisi epidemiologica rischia di aggravare ancord di più la loro posizione. Da quel responso, inoltre, dipende anche la possibilità di clamorosi provvedimenti, come il sequestro delle acciaierie, che metterebbe a repentaglio la sopravvivenza della fabbrica.

Nel frattempo, non è scesa l'attenzione sull'incidente di martedì. Valori "sensibilmente più alti" di Ipa (gli idrocarburi policiclici aromatici) sono stati rilevati quel giorno al quartiere Tamburi di Taranto, dopo l´incendio che ha riguardato il tubificio Erw dello stabilimento (FOTO). Lo scrive l'Arpa nella relazione inviata a ministero dell'Ambiente, prefetto di Taranto, Regione, sindaco e presidente della Provincia. Il rogo è stato causato da un trasformatore a raffreddamento a olio minerale appena installato, che ha preso fuoco, liberando una nube nera di 10 metri. "A causa dell'assenza di un sistema di raccolta e trattamento delle acque meteoriche - si legge - i liquidi di spegnimento" sono confluiti nella griglia collegata alla fogna, "come accaduto in occasione di altri incidenti". Secondo il direttore Giorgio Assennato, "emerge ancora la necessità che l'azienda si doti di un impianto di trattamento delle acque meteoriche".
(01 marzo 2012)

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