ROMA - Blitz del popolo No tav a Repubblica. Una quarantina di attivisti hanno manifestato stamattina davanti alla sede del nostro quotidiano in solidarietà con le proteste in Val di Susa. Un'azione fatta alla vigilia del corteo che partirà questo pomeriggio alle 15, da piazzale Tiburtino.
Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal vicedirettore Dario Cresto Dina e successivamente c'è stato un incontro a Repubblica.it, "Un giornale come il vostro che ha fatto una battaglia come quella contro la "legge bavaglio" - spiegano i tre ragazzi - sta mettendo il bavaglio ad alcune questioni sui lavori in Val di Susa". Chiedono, in sintesi, che venga dato spazio anche alle voci di chi è schierato contro l'opera. "L'unica posizione che si sente è quella del governo nazionale, mentre chi è realmente interessato all'opera non viene ascoltato perché le sue posizioni sono silenziate" dice Emiliano. Contestano, i ragazzi e le ragazze che fanno parte dell'assemblea che ha promosso il corteo odierno, il fatto che la loro voce non trovi spazio, ma non solo. Entrano nel merito e lo fanno cifre alla mano. In un blog 1, infatti, hanno raccolto le ricerche di molti professori che documento il no ad un'opera "non solo inutile ma dannosa".
"Non si vuole entrare nel merito - continua Fabio, ricercatore precario - Noi vogliamo parlare di numeri per svelare, cifre alla mano, perché la Tav non sta in piedi. Se stanno ai numeri, il governo un ministro delle Infrastrutture lo trova più facilmente in Val di Susa che a Roma". "Quest'opera nasce come un mezzo di trasporto per le persone, poi siccome si sono resi conto con non c'erano le basi l'hanno trasformata in un'opera di trasporto merci" puntualizza Emiliano. Mentre Fabio, anche lui ricercatore precario, nega che la lotta riguardi solo la Val di Susa: "Tocca tutti noi perché i soldi per farla sono pubblici". Qualche esempio? " quattro centimetri di Tav costano come un anno di pensione. Un chilomentro di Tav basta per pagare un anno di tasse universitarie per 250mila studenti, oppure 55 nuovi treni pendolari".
Pesa, sulla lotta, quel video in cui un militante no Tav dava della "pecorella" ad un carabiniere. Un video che ha fatto scalpore riversando sul movimento una pubblicità negativa di cui avrebbe fatto volentiere a meno. "Se avessero fatto vedere l'intero video il giudizio finale sarebbe stato diverso, comunque quelle parole erano sarcastiche e provocatorie e quel ragazzo, a volte scoperto, si è preso le sue responsabilità. Definirlo squadrista è stato un errore" rispondono all'unisono. Anche sui blocchi autostradali c'è una risposta: "Molte delle conquiste sociali di queste Paese sono state ottenute anche con azioni del genere. Una volta c'erano i picchetti degli operai davanti alle fabbriche, adesso ci sono i blocchi autostradali".
Il dialogo prosegue con la richiesta, che torna più volte, di trovare spazio per le loro tesi. "Vogliamo che si parli, e che Repubblica ne parli, della reale utilità dell'opera, dei rischi per la salute e l'ambiente, dei costi. Vi manca un pezzo, quello che parla di una valle che ha il coraggio di difendere da quasi 20 anni il territorio, quello delle cariche della polizia che colpiscono a caso, quello di un'invasione militare che non si ferma neanche davanti al pericolo di morte corso da Luca Abbà". Chiedono ascolto, insomma, per una lotta e una valle che, assicurano, "non è la culla dell'antagonismo". Semmai, conclude Emiliano, "movimenti come il nostro sono una risposta alla crisi della rappresentanza politica che vede i partiti ai minimi storici".
"E' stato un blitz molto pacifico, chiedevano solo di parlare e di essere ascoltati - spiega Cresto-Dina - Sono venuti a spiegare la loro posizione, sostenendo che non è sufficientemente presente nell'informazione di tutta la stampa, di tutti i grandi giornali sulle vicende della Val di Susa". Quando Cresto-Dina è sceso, "una ventina di attivisti aveva già scavalcato tornelli ed era salita, diretta verso Repubblica.it. Ho chiesto loro di richiamare indietro i compagni, cosa che è avvenuta nel giro di pochi minuti. Il dialogo è stato molto tranquillo e i ragazzi hanno scelto tre rappresentanti che ho accompagnato nella redazione di Repubblica.it". L'incursione, sottolinea ancora Cresto-Dina, è stata assolutamente "pacifica, senza atti intimidatori, nè danni, nè insulti".
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