giovedì 24 novembre 2011

pc 24 novembre - TORNANDO SULLA SCELTA DELL’USB, SLAI COBAS, USI, ECC, DI NON CONFERMARE LO SCIOPERO DEL 2 DIC.

L’USB, SLAI COBAS (ufficiale), USI e altri sindacati di base Cib Unicobas, Snater, hanno deciso di differire, a data da destinarsi, lo sciopero proclamato per il 2 dicembre, quando ancora vi era il governo Berlusconi, e di fare invece un’assemblea nazionale a Roma per il 3 dic.
Le motivazioni di questa decisione sono presentate come di “buon senso”, ma in realtà il sindacalismo di base ha perso un’occasione di aprire lo scontro visibile dei lavoratori con il nuovo governo Monti; scontro che chiaramente non può esaurirsi in uno sciopero, ma che è necessario avviare da subito per non lasciare alcun dubbio sulla natura di questo governo e per porsi come punto di riferimento in una situazione che già ha aperto la nuova guerra – vedi Fiat, vedi Pubblico Impiego – e che inevitabilmente apparirà nuda e cruda in tutta la sua pesantezza nei prossimi giorni, settimane.

In realtà questa decisione, che si presenta come “realista”, è fondata su un’analisi e una valutazione sbagliata.
Essa riguarda prima di tutto il governo Monti, e più in generale la realtà dell’Italia, visto come “…governo che è direttamente gestito dall'Unione Europea, dalla BCE e dalla finanza internazionale” (dal comunicato del 21.11.11 di Usb…). Questa valutazione oggettivamente ridimensiona il peso dell’imperialismo italiano, pienamente partecipe e responsabile, sia pur nella gerarchia degli imperialismi, della crisi internazionale, e di conseguenza, scarica sull’Europa e la “finanza internazionale” (definizione astratta, così come “i mercati”, che non spiega nulla, che rende di fatto “finanza” e “mercati” una sorta di maledizione sopra le parti) la vera responsabilità della situazione nel nostro paese e dei provvedimenti del governo.
Da questa analisi sbagliata cosa ne può venire, se non indirizzare la lotta dei proletari e delle masse popolari soprattutto verso l’Europa, la Bce? certo, anche verso il governo italiano ma perché ne applica i diktat.
Ma questo è deviare la lotta dei lavoratori e delle masse popolari che deve invece indirizzarsi contro il proprio imperialismo.

Altra questione sbagliata riguarda poi l’eccesso con cui si giudica il cambio di governo e di fase: “…Un cambio di fase strutturale e complessivo rispetto al quale è indispensabile avviare un'analisi approfondita ed una forte riflessione collettiva per poter rilanciare adeguatamente la nostra iniziativa sindacale e sociale...” “…è chiaro il forte disagio esistente in tutto il paese e la necessità di milioni di persone di aggrapparsi al “nuovo” rappresentato da questo governo cosiddetto “tecnico” per cancellare lo spettro e la paura di una crisi che si fa di giorno in giorno sempre più pesante..” (idem).
Ma così è come vogliono rappresentare il governo Monti la borghesia, Napolitano, i “beati” del PD, i sindacati padronali, ecc., come vogliono far credere le trasmissioni televisive, i giornali (compresi quelli antiberlusconiani) per creare un’opinione pubblica “responsabile”.
Compito delle forze sindacali di base e di classe non è certo quello di fare un discorso di fatto uguale e contrario, ma di contrastare subito sul campo – come hanno fatto gli studenti il 17 novembre – questa operazione.

Altro eccesso, fuorviante, riguarda l’analisi della situazione soggettiva dei lavoratori. “…Il luogo comune di una certa 'anti-politica' che non sa riconoscere l'estrema funzione politica di un 'governo tecnico' disorienta i lavoratori e fa sì che da una parte si viva un senso di liberazione dal governo precedente con un malriposto “ottimismo” rispetto al futuro attendendo dall'altra che l'attuale governo sia il “meno peggio possibile… Tutto ciò non è né motivato, né razionale, ma sta facendo vivere a gran parte della popolazione italiana un contraddittorio senso di rassegnazione misto ad una speranzosa attesa rispetto al futuro...” (sempre dal comunicato del 21/11).
Ma di quali lavoratori parliamo? O si guardano troppo i sondaggi televisivi? E’ difficile poter vedere “ottimismo” o “speranzosa attesa” nelle facce degli operai della Fiat di Termini Imerese, dei disoccupati del sud, dei lavoratori immigrati delle cooperative al Nord, ma anche dei lavoratori del Pubblico Impiego in cui piuttosto c’è la preoccupazione che non riescano quest’anno a vedere la 13°, ecc.
Sembra sinceramente che i dirigenti dei sindacati di base e in particolare l’Usb, guardino con lenti politi ciste la realtà.

Certo, non vogliamo affatto dire che la situazione è semplice, che i lavoratori sono disposti a scendere in massa in sciopero, ma oggi è necessario, ancor più di ieri, fare i fatti, che i fatti, anche se minoritari all’inizio, diventino ragionamento discriminante nella realtà, punto di riferimento chiaro di quale scontro è necessario con governo e padroni.

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