L'annuncio della Fiat della disdetta di tutti gli accordi negli stabilimenti fiat, dà seguito all'uscita dalla Confindustria, e avvia l'ultima fase dell'offensiva padronale cominciata con il piano e l'accordo di pomigliano.
Questo percorso irreversibile della Fiat e le ragioni non congiunturali di esso sono dettagliamente analizzati nei due speciali-Fiat realizzati da proletari comunisti.
Nei due speciali sono evidenziate anche l'inconsistenza delle posizioni della fiom,dei sindacati di base,e dei gruppi opportunisti,nella analisi e nell'azione per contrastare quello che è il fascismo padronale Fiat,dentro la marcia verso un regime moderno fascista e neocorporativo nel nostro paese.
A questi speciali rimandiamo i compagni, le avanguardie operaie per impugnare l'arma della critica
per la guerra di classe politica, sindacale, culturale ideologica organizzativa necessaria in questo scontro.
Ora in tutti gli stabilimenti fiat - ad esclusione forse di Termini Imerese,ormai chiuso dalla Fiat da oggi, su cui fa fatta una riflessione a parte - lo scontro è chiaro e tutti operai e organizzazioni sindacali sono chiamati a fare i passi conseguenti.
Abbiamo nei mesi scorsi provato a intervenire, noi che non siamo presenti direttamente, nelle fabbriche Fiat, a Termini Imerese, alla Fiat Sata,a Mirafiori per portare le nostre posizioni e proposte e dare vita alle forme organizzative e di lotta conseguenti.
Alcuni embrionali risultati concreti sono stati ottenuti nel rappresentare questo scontro, in particolare sui licenziamenti alla Fiat Sata, in occasione del Referendum Mirafiori, in occasioni dei processi Fiat. Alcuni buoni legami sono stati stabiliti; un certo grado di condivisione verificato tra gli operai vi è stato.
Ma abbiamo trovato anche ostacoli al nostro interno per affermare questa linea.
A Termini Imerese i nostri compagni non sono stati ingrado di trovare le forme con cui dare corpo alle nostre proposte alternative al sindacalismo confederale e al sistema dei partiti e istituzioni che pilotano la chiusura.
A Torino, i compagni del collettivo comunista piemontese che avevano aderito alla nostra organizzazione, proprio sulla questione Fiat hanno dimostrato la loro inconsistenza ideologico- politica e la pochezza organizzativa e di stile di militanza e questo li ha resi inutili allo sviluppo di una azione seria e sistematica, per poter dare vita aun presidio permanente che fosse da punto riferimento della riorganizzazione degli operai,
A Pomigliano, al di là della combattività riconosciuta, prevale nello slai cobas Pomigliano la linea delle vertenze legali come arma principale - e se anche, questo ha portato ad alcune vittorie in tribunale, a nulla questa linea è servita per riorganizzare le file operaie e assicurare una continuità di lotta, in una situazione certomolto difficile.
Alla Fiat Sata la situazione è oggettivamente migliore, la partita è aperta, lo scontro nella fiom reale e il grado di consapevolezza delle avanguardie operaie elevato. Sono, però presenti illusioni sulla portata dello scontro nella fiom, nei partiti di sinistra parlamentare e non è compreso adeguatamente quanto siano necessari,la ricostruzione dal basso del sindacato di classe e l'organizzazione di un circolo operaio nella conduzione di questo scontro sul piano tattico e strategico.
La decisione di Marchionne, dal nostro punto di vista è utile, perchè non lascia molti margini a opportunismi, arretratezze e posizioni centriste.
A dicembre si ricomincia dunque a tessere la tela
proletari comunisti
22 novembre 2011
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