parte dei comunisti rivoluzionari e della sinistra di classe come sempre portaborracce e donatori di sangue dei soliti noti riciclati
oggi movimentisti, domani elettoralisti
E' la strada niente affatto nuova la cui fine è nota
proletari comunisti
1 ottobre 2011
dal sito di liberazione
Nasce il movimento "No debito"
Una grande assemblea, quella tenutasi al teatro Ambra Jovinelli di Roma oggi. Oltre 800 partecipanti, con 25 interventi provenienti da associazioni, sindacati, comitati, organizzazioni della sinistra, intellettuali. Parola d'ordine centrale, "Noi il debito non lo paghiamo" che diventerà il collante di questo "spazio politico pubblico" come lo ha definito Giorgio Cremaschi aprendo i lavori a partire dalla manifestazione del 15 ottobre, quando questo schieramento sfilerà dietro uno striscione unitario con questa parola d'ordine. Ma il dibattito ha chiesto di più della semplice manifestazione: costruzione di comitati, capacità di interlocuzione sociale di massa, centralità dei giovani e soprattutto il rifiuto dell'assemblaggio di forze politiche e sindacali residuate di una fase precedente. La verifica del
percorso in una nuova assemblea da costruire per dicembre. Paolo Ferrero, intervenuto tra gli ultimi, ha annunciato che Rifondazione comunista ci sta in questo movimento e ne rispetta l'autonomia e l'indipendenza dagli schieramenti politici, «perché un errore si può fare una volta ma non due», ha spiegato con riferimento alla svolta politicista che portò il Prc nell'Unione.
Quello che il segretario del Prc intravede nella sala affollata è lo stato nascente di uno spazio «che manca»e che ha un compito duplice: «Spiegare la crisi, fornire una critica dell'economia politica, e intrecciarsi con le lotte ché, altrimenti, rischiano di restare difensive».
L'assemblea ha avuto un'introduzione d'onore con la video intervista a Andrea Camilleri che si è pronunciato per l'illegittimità del debito e contro un mercato liberista "che assomiglia troppo a una grande Parmalat".
Importante anche l'intervento di Alex Zanotelli, sia pure letto da un esponente del movimento pacifista e non violento del padre missionario.
Cremaschi, nella sua relazione introduttiva, ha posto l'attenzione sulla lettera della Bce con cui è stata chiesta una manovra durissima al governo italiano. "Due privati cittadini, Trichet e Draghi, - ha detto - scrivono al presidente del Consiglio con arroganza. Si sarebbe dovuto aprire un dibattito politico, anche da parte dei "narratori". Invece, silenzio totale", Da qui, la traccia del dibattito dell'assemblea: costruire uno schieramento, "un movimento politico e sociale" autonomo dagli schieramenti politici, distinto dal governo e dalle opposizioni, in grado di capire la pericolosità di Berlusconi ma anche dei diktat della Bce. "Perché prima della Bce c'era Marchionne" ha detto Cremaschi, invitando a respingere l'appello alla coesione nazionale di Giorgio Napolitano.
Da qui la centralità della piattaforma con cui questo "spazio pubblico" si presenterà sulla scena politica: il no al debito, la riduzione drastica delle spese militari, il rifiuto degli accordi della concertazione (28 giugno) e il no alla precarizzazione del lavoro, la difesa dei beni comuni (a partire dal no alla Tav), la democrazia con la parità dei diritti per i migranti e la libertà di informazione. Saranno questi gli ingredienti di una mozione conclusiva votata a stragrande maggioranza dall'assemblea. In cui spunta anche la richiesta di un referendum sull'Europa. "Costruiamo un progetto politico, ha detto ancora Cremaschi, ma non un cartello elettorale". Tra gli interventi "sociali" quello di Paolo Divetta, di Roma Bene Comune, che ha chiesto di "non fare la somma ma la differenza" e di far vivere i contenuti di questa iniziativa nel conflitto a partire dal 15 ottobre.
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