giovedì 29 settembre 2011

pc 29-30 settembre - Gli operai della Fiat di Termini Imerese in sciopero da lunedì 3 ottobre

Gli operai della Fiat di Termini Imerese questa mattina hanno tenuto una assemblea davanti ai cancelli e hanno deciso di riprendere la mobilitazione a partire da lunedì 3 con un concentramento al mattino di tutti e due i turni davanti alla fabbrica.

Gli operai si sentono beffati ancora di più perché avrebbero dovuto lavorare almeno sei giorni questo mese e invece è continuata la cassa integrazione e da lunedì, giorno in cui l’azienda vorrebbe riprendere il lavoro per completare le auto che sono rimaste sulla linea sono costretti a riprendere la mobilitazione scioperando e quindi ancora niente soldi.

Molti operai sono tornati molto delusi dal risultato della trasferta a Roma e alcuni anche del modo in cui si è svolta la manifestazione perché sono stati di fatto sequestrati dalla polizia che li ha prelevati con i pullman davanti alla stazione di termini (dopo 16 ore di viaggio allucinante su un treno messo a disposizione dalla regione siciliana ma che faceva davvero schifo) e li ha portati in giro per Roma, prima a Montecitorio e poi al Ministero, sempre guardati a vista.

La tensione in alcuni momenti è salita perché i poliziotti non facevano passare nessuno tra i cordoni nemmeno per andare in bagno o al bar per un caffè… “altrimenti vi disperdete!” e si stavano buttando con il casco in mano su un operaio che li riprendeva con una telecamera!

Nessuno degli organizzatori ha mosso un dito né per mettere fine al sequestro, né per denunciare i soprusi.

Le novità positive attese, come si sa, quindi non ci sono state, anzi, la Dr pretendeva la firma a scatola chiusa sull’accordo e i sindacati confederali hanno chiesto di vedere prima il piano industriale, e la riunione si terrà il 5 ottobre prossimo.

Ma il quadro complessivo non lascia sperare bene, data la lunga cassa integrazione prevista e il futuro assolutamente incerto per i circa 700 operai dell’indotto.

Per dare un’accelerata a questa vertenza è auspicabile che gli operai passino a forme di lotta più incisive, perché come si è visto non bastano le sfilate, non bastano i sit-in, né tantomeno le promesse da qualsiasi parte vengano.

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