sabato 1 ottobre 2011

pc 1 ottobre - discussioni e prese di posizioni sul 15 ottobre

da indymedia

Trasformiamo l’indignazione in conflitto
Verso il 15 ottobre costruiamo piazze antagoniste

Il terzo anno dall’inizio della prima grande crisi strutturale del nuovo millennio si chiude, in Italia, con l’approvazione di una manovra governativa che aggredisce le condizioni di vita del neoproletariato, erode quanto rimane dello stato sociale, stravolge il quadro normativo della contrattazione del lavoro. Siamo di fronte alla versione italiana di una strategia dominante, in particolare in Europa, che ha visto in forme diverse il Capitale ricercare una via d’uscita dalla crisi comprimendo salari e diritti e praticando una precarizzazione totale di ogni forma di rapporto di lavoro e di rapporto sociale.
L’agire in una dimensione pienamente politica della Banca Centrale Europea, la sua capacità di imporre le scelte di politica economica nell’area dell’euro, segna un ulteriore passaggio verso il declino della sovranità dello stato nazionale.
Lo scenario della crisi ha però subito una mutazione per noi importante portando in scena nuove soggettività sociali capaci, sia pure in modo ancora embrionale e contraddittorio, di incrinare quel quadro di apparente pacificazione, di supposta “fine della storia”.
Realtà del Nord Africa, del Sud America, dell’Europa sono state percorse nell’ultimo anno da un’ondata d’insorgenze sociali differenziate dal punto di vista del tipo di rivendicazioni, della radicalità, dell’estensione temporale e quantitativa e della composizione sociale. Sono movimenti che assumono particolare rilevanza dal momento che si coniugano con la crisi economico-finanziaria, si esprimono su scala globale e si muovono totalmente al di fuori delle rappresentanze politico-partitiche tradizionali. Estranei agli stessi partiti storici della “sinistra” e in non pochi casi anche ai sindacati eredi dell’esperienza del movimento operaio del Novecento. Il non sentirsi rappresentati da alcuna forza politica è una costante che attraversa i movimenti di questi ultimi tre anni, dall’Onda italiana ai movimenti israeliani passando per gli indignados spagnoli.
La lettura che viene fatta di quest’ondata globale tende ad accomunare, da sponde e con contenuti opposti, il sistema mediatico e settori consistenti delle forze antisistemiche in una visione che tendenzialmente riduce la complessità di questi fenomeni all’omogeneità. Sono interpretazioni che appiattendo le diversità ci esentano dall’analisi e dalla valutazione, dalla necessità di individuare le tendenze più incisive dei processi sociali che vanno messe in luce, potenziate e generalizzate.
Sono sicuramente evidenti i limiti di prospettiva dei recenti movimenti, le loro carenze dal punto di vista della critica radicale al sistema, la costruzione di un immaginario in cui è quasi del tutto assente l’idea della necessità del superamento degli attuali rapporti sociali, della costruzione di una cooperazione sociale nuova, di un diverso “comune”.
Sarebbe però miope non comprendere come quest’“onda indignata” sia l’apparizione aurorale di un grande sommovimento sociale che esprime il lato soggettivo della crisi di egemonia del Capitale nella sua forma liberista. Nello stesso tempo non si può sottovalutare l’elemento dell’estraneità a tutte le forme di rappresentanza liberal-borghese e tradizionale. Queste due componenti dei nuovi movimenti ci sembrano segnali di trasformazioni nella soggettività neoproletaria prodotte dalla lunga “crisi della rappresentanza” e dalle martellanti politiche economiche neoliberiste. Sono insorgenze che indicano l’emergere della percezione della possibilità di produrre cambiamenti sociali, si tratta quantomeno di un’apertura verso possibili conflitti radicali. Una percezione già in grado di attivare movimenti di massa significativi che magari non sempre sanno mirare ai meccanismi di produzione e riproduzione sociale, d’altra parte si sa che i movimenti cucinano con gli ingredienti che i tempi mettono a loro disposizione.
Sono segnali sufficienti per consentirci di uscire da trent’anni di minoritarismo, sono quel “movimento reale” dentro cui è possibile stare ed operare perché possa diventare “un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”.
La scadenza di lotta globale del 15 ottobre è un’opportunità importante che deve essere colta ed affrontata con l’unico approccio efficace che è quello della costruzione della giornata, della pratica di conflitti in tutte quelle realtà e quegli spazi in cui c’è lotta per il salario, per il reddito, i bisogni sociali, la difesa dei beni comuni, facendo maturare processi di aggregazione che sappiano dare sostanza a quelle che saranno le iniziative del 15 ottobre.
Sarebbero perdenti le ripetizioni, tipiche del decennio passato, dello scadenzialismo sia nella versione “passeggiata” sia nella versione dello scontro spettacolare, sarebbero forme oramai scontate e attese dalla controparte e dal sistema mediatico e che nulla sedimentano.
Il 15 ottobre può diventare una preziosa opportunità purché assuma i connotati adeguati ai bisogni dello scontro in atto e si ponga in una scala quantomeno europea perché lo spazio europeo è il nostro orizzonte, è il terreno del conflitto che ci viene imposto.
Il problema che abbiamo di fronte è squisitamente politico e si dispiega attorno ai nodi di sempre: i bisogni antagonisti, l’autonomia e l’indipendenza di classe, la ri/composizione del soggetto, l’organizzazione e la forza


Verso il 15 ottobre."Solleviamoci!?"

Discussione animata e difficile sul percorso del corteo del 15 ottobre. Ma
alla fine si è trovata la "quadra". Persistono divergenze sul segnale
politico che deve mandare la manifestazione italiana. Il 15 ottobre sarà una
giornata di mobilitazione internazionale contro la crisi e il massacro
sociale scatenato dalle istituzioni finanziarie europee e dal governo unico
delle banche.

L'ennesima riunione preparatoria per la giornata europea di mobilitazione
del 15 ottobre, ha visto le molte componenti del coordinamento nato ad hoc,
cercare in tutti in modi di trovare "la quadra". Un risultato che dopo
l'ultima riunione e all'inizio di quella di ieri non appariva affatto
scontato.

La discussione - ad un osservatore esterno - poteva sembrare meramente
"tecnica" cioè il percorso del corteo, lo striscione di apertura, la
conclusione. In realtà indicava e indica divaricazioni politiche sul segnale
che la manifestazione nazionale del 15 ottobre deve mandare sia a chi
scenderà in piazza sia ai responsabili del massacro sociale che in tutta
Europa ed anche Italia si sta abbattendo su lavoratori, giovani,
pensionati,migranti.

La discussione dei due gruppi di lavoro (manifestazione, comunicazione) è
iniziata dopo le 11.00 ed è riuscita a concludersi solo a ridosso
dell'inizio della riunione plenaria dopo un lungo botta e riposta e numerosi
interventi che hanno talvolta allontanato la possibilità di giungere ad un
appuntamento unitario e condiviso. Lo spettro di due manifestazioni si è
affacciato neanche troppo velatamente in alcuni interventi. Il
rappresentante dell'Usb è andato alla carica senza troppi preamboli mettendo
in discussione che il corteo dovesse accuratamente evitare di transitare per
il centro della capitale e si dirigesse verso piazza San Giovanni secondo i
canoni della manifestazioni di massa ma un po' liturgiche. La proposta
avanzata dall'Usb era che si concludesse invece nella centrale piazza del
Popolo a ridosso dei palazzi del potere e annunciasse pubblicamente che la
manifestazione non si concludeva la sera del 15 ottobre con un tradizionale
comizio. "A New York manifestano sotto la Borsa di Wall Street mica a
Central Park, in Grecia stanno in piazza Syntagma davanti al Parlamento" ha
specificato. Insomma una manifestazione di lotta e non di rappresentazione
che trova il suo punto di forza solo nel numero dei partecipanti.

Di avviso contrario alla proposta dell'Usb altre componenti del
coordinamento (Action,Uniti contro la crisi, Cobas, Arci, Fiom, Uds) e
consenso invece da parte di altre componenti come le reti dello Sciopero
Precario, la rete Roma Bene Comune, Atenei in rivolta, la Rete dei
Comunisti, che hanno insistito molto sul fatto che il passaggio del centro
"politico ed economico" della capitale funzioni anche come avviso di
garanzia - in qualche modo anche minaccioso - verso le misure antipopolari
decise dal governo e dalle istituzioni europee, un nemico che alcuni
definiscono ormai come il "governo unico delle banche" (con chiare allusioni
al governo che sostituirà quello Berlusconi per fare una identica politica
antipopolare). La discussione si è incastrata e contrapposta per parecchio
tempo ed è sembrato a un certo punto che la rottura fosse inevitabile. Un
paio di interventi hanno infine cercato di raccogliere tutte le osservazioni
in campo e indicato la quadra possibile: il percorso del corteo verrà
allungato e chiederà di transitare per il centro prima di arrivare a Piazza
San Giovanni, arrivare ma non concludersi. Un concetto questo che è stato
ribadito da diversi interventi preoccupati che la manifestazione del 15
ottobre si riduca ad una tradizionale manifestazione di massa ma privata di
ogni conflittualita contro il massacro sociale approntato dai poteri forti
in Europa e in Italia.

Anche sullo striscione di apertura la discussione non è stata semplicissima.
Il momento francamente più paradossale è stato quando si è inceppata sulla
condivisione dello slogan ormai europeo lanciato dai movimenti greci "People
of Europe rise up!" ma non sulla sua traduzione in italiano che significa
testualmente "Popoli europei solleviamoci!". L'idea della sollevazione è
apparsa forse un pò troppo inquietante che si volevano sostituire con un più
rassicurante "Cambiare l'Italia, cambiare l'Europa", uno slogan che
obiettivamente sarebbe metabolizzabile anche da Bersani e Bonanni.

La discussione si è conclusa con l'approvazione dello striscione d'apertura
coerente in inglese e in italiano con l'indicazione apparsa sul Partenone
"People of Europe rise up! Popoli europei solleviamoci!". La testa del
corteo sarà unitaria e rappresentativa di tutte le componenti del
coodinamento con l'esplicito invito a tenere alla larga bandiere di partito
e organizzazione o I leader televisiviche ammucchiano di loro le telecamere
e riducono il corteo ad uno sfondo anonimo nei contenuti.

Più difficile è stato trovare "la quadra" sulla gestione dell'arrivo della
manifestazione in piazza San Giovanni che in molti non intendono vivere come
conclusione del corteo e della mobilitazione del 15 ottobre. Molte le
proposte sul tappeto (il coordinatore della discussione ne ha elencate
almeno dieci diverse tra loro), ragione per cui il coordinamento si è
riconvocato per discueterne martedi prossimo. Nel frattempo una delegazione
andrà in Questura per discutere il percorso del corteo avendo ricevuto un
mandato esplicito sulle opzioni da indicare. Il percorso di avvicinamento al
15 ottobre è ormai avviato. C'è da augurarsi e da lavorare affinchè proceda
come auspicato da tutti gli interventi. L'aspettativa è indubbiamente in
crescita e il governo unico delle banche dovrà cominciare a tenerne conto.

Diffondi!

da: www.contropiano.org



lo slai cobas per il sindacato di classe -coordinamento nazionale
aderisce alla manifestazione nazionale del 15 ottobre ma fa appello
alla raccolta di uno spezzone classista, antagonista, rivoluzionario
dato che la piattaforma delle due aree dominanti
uniti contro la crisi e indignados-cobascobfederazzione ecc.
si muove su una piattaforma interclassista(bene comune), riformista al
servizio dei giochi elettorali della sinistra ex-parlamentare, e
sostenitrice delle solite passeggiate romane del sabato
occorre una altro fronte proletario e classista
occorre un'altra via di contrapposizione al governo berlusconi, a ogni
governo dei padroni targato PD e
alternativa a una sinistra massimalista a parole, riformista nei fatti

slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it

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