domenica 25 settembre 2011

pc 25 settembre - expo e palestina..una corrispondenza da Milano

MENTRE ALL’ONU VA IN SCENA LA PANTOMIMA DEL ‘RICONOSCIMENTO’ DELLO
STATO DI PALESTINA IN ITALIA, TRA MILANO E RAVENNA, SI CONSUMANO E
CONTINUANO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE.
In nome
della “universalità” dell’Expo a Milano si assiste a quella che la
stampa di destra, Gianno Della Frattina del Giornale, definisce la
“doppia gaffe” dell’assessore Boeri. In pratica Boeri ha pensato di
riservare un padiglione al ‘nascente’ Stato di Palestina al prossimo?
Expo 2015, il cui motto è “nutrire il pianeta”, al grido di «Il cibo -
osserva Boeri - unisce quello che la geopolitica divide». Il “bravo”
giornalista embedded, pur riconoscendo che la proposta sia
‘tremendamente politically correct’, fa notare che la richiesta era già
partita ‘prima che l’appuntamento newyorchese accendesse i riflettori
sull’eterna questione mediorientale’. Infatti la Presidente della
Società Expo, Diana Bracco, aveva inviato una lettera all’AD, Giuseppe
Sala, al commissario straordinario, Giuliano Pisapia, e al commissario
generale, Formigoni per sollecitare la presenza palestinese già nelle
giornate tra il 25 e 27 ottobre, «quando 150 Paesi invitati dal Bie
saranno a Milano per conoscere Expo 2015 e valutare come parteciparvi».
Fatto rimarcato nella risposta della Regione a Boeri che ribadisce che
già a gennaio di quest’anno l’Autorità nazionale palestinese «è stata
ufficialmente invitata all’Expo 2015 per il tramite del console
italiano» «Autorità nazionale palestinese e Stato della Città del
Vaticano sono le due entità non membri del Bie ad essere state
invitate». E qui sta, secondo il giornalista, la seconda gaffe.
Autorità nazionale palestinese e non nascente Stato palestinese. In
quanto nascente ancora non è, dice Della Frattina. Dal nostro punto di
vista la proposta di Boeri potrebbe essere una buona cosa se non si
fermasse ad una roboante dichiarazione a cui far seguire dei piccoli
passi concreti. Ne facciamo uno noi: disconoscere il gemellaggio tra
Milano e Tel Aviv, che da Albertini in poi hanno fatto le precedenti
giunte, prendendo così le distanze dal genocida regime sionista.
E
mentre a Milano si fanno queste chiacchere a Ravenna si consuma un
sopruso. Il caso Fadi Karajeh. Ragazzo palestinese di 33 anni, di cui
12 passati a Ravenna, originario della Striscia di Gaza, a cui viene
negata la cittadinanza a causa di una multa per aver superato i
controlli di alcool test 6 anni fa e sul rapporto di un funzionario del
Ministero dell’Interno che dice: “non ha raggiunto un grado
sufficiente di integrazione che si dimostra anche attraverso il
rispetto delle regole di civile convivenza”. A fronte di una multa
pagata e il rinnovo della patente per altri 10anni. Va sottolineato che
questo provvedimento è frutto del Pacchetto Sicurezza del 2009, che
applica in maniera retroattiva i provvedimenti. Infatti nella lettera
di rifiuto della cittadinanza ricevuta da Fadi si legge: “Recenti
disposizioni di legge e, in particolare la legge n.94/2009 mirano a
rendere più efficace e incisiva l’azione di prevenzione della
criminalità e di tutela della sicurezza pubblica, proprio con
riferimento a reati del genere che destano allarme sociale e mettono a
rischio l’incolumità dei cittadini”. Intanto Fadi Karajeh resta in
Italia in quanto “gode” dello stato di rifugiato politico che è in
contraddizione colla negazione della cittadinanza. Il ragazzo
sottolinea che: “Se non fossi ben integrato non farei l’interprete
arabo per il Tribunale – dice Fadi - mi sento ingiustamente privato del
diritto ad avere una cittadinanza. La condizione di incertezza mi
logora. Convivo dal 2002 con una ragazza italiana che non posso sposare
perché non risulta da nessuna anagrafe che sono celibe, se muoio non c’
è un posto in cui rimpatriare il mio cadavere. Il mio babbo è morto e
non sono potuto andare al suo funerale a Gaza, né ho potuto prendere la
piccola eredità che mi ha lasciato”. Si mette in evidenza che in
precedenza gli era stata rifiutata anche l’apolidia perché ha la
nazionalità palestinese in linea di discendenza paterna, anche se l’
Italia non riconosce giuridicamente l’esistenza di uno Stato in
Palestina. Fadi ha scritto al Presidente Napolitano, all’ONU e al
Consiglio d’Europa per protestare ed ha chiesto al Viminale una nuova
valutazione della sua richiesta. Con la consapevolezza, diciamo noi,
che senza cittadinanza si è cittadini di serie B. Nell’appello Fadi
dice: “Ho bisogno della tutela e dell’aiuto che con la Convenzione di
Ginevra gli Stati aderenti intendevano garantire a chi per razza, come
me, è costretto a vivere privato di diritti fondamentali e a
sopravvivere in attesa di una svolta”. Giustamente secondo il ragazzo
palestinese, quello del Ministero dell’Interno è un abuso, “un eccesso
di potere”, vista la sua condizione di rifugiato che integra il secondo
principio che ispira la normativa italiana per la concessione della
cittadinanza, ovvero le ragioni della solidarietà umana.
Questi fatti
mostrano il ruolo complice col regime, assassino, d’Israele del governo
italiano, supportata dalla cosiddetta opposizione. La denuncia e la
lotta contro il nostro imperialismo è la miglior solidarietà col
Palestinese.

Nessun commento:

Posta un commento