MA CHE VI SIETE IMPAZZITI?
NO A REPRESSIONE, TAGLIE E VIDEOSORVEGLIANZA.
Due recenti episodi ci portano a credere che qualcuno in città inizi davvero a dare di matto. I segnali sono repressione crescente e delirio sicuritario.
Un episodio è l'imbrattamento delle nicchie della scalinata di San Bernardino che ha portato ad una assurda caccia al writer lanciata dal sindaco Massimo Cialente che ha istituito una taglia sugli autori. Per non essere da meno il consigliere Luigi D'Eramo de “la destra” ha proposto di installare telecamere per la video sorveglianza in centro storico. Così in un centro militarizzato, pieno di zone rosse e desertificato le telecamere riprenderebbero per lo più l'assenza e sarebbero in numero maggiore rispetto agli esseri umani. Un vero e proprio scenario da film di fantascienza, che – questo si – davvero non ha niente a che fare con l'identità della città tanto tirata in ballo in questa situazione.
La realtà è che L'Aquila ha ormai una dimensione sociale catastrofica dovuta all'incapacità politicamente generalizzata di capire e dare risposta ai nuovi bisogni presentatisi sopratutto dopo il sisma. L'Asilo è stato occupato proprio per soddisfare in maniera diretta la necessità di spazi e socialità in cui poter - tra l'altro - esaltare e canalizzare al meglio le proprie capacità espressive. Le parole che abbiamo ascoltato i questi giorni, anche riguardo le continue intimidazioni ai danni di chi partecipa ai percorsi dei comitati cittadini, incriminandoli per fatti veramente risibili, invece ci parlano solo dell'ottusità regnante in una città difficile come la nostra, dove se si continua così sono ben altri gli scenari inquietanti che si intravedono...altro che due nicchie taggate.
Sono ben altri i problemi che investono il nostro territorio, a partire dallo smaltimento delle macerie fino alla ricostruzione delle nostre case. L'inquisizione locale si scaglia invece contro qualche ragazzino che imbratta i muri o i comitati cittadini che entrano nella zona rossa. Questi signori dovrebbero vergognarsi, soprattutto perchè dimostrano di non aver capito nulla della dimensione in cui la nostra città sta sprofondando lentamente.
L'Aquila non ha bisogno di un clima di paura che serve solo come pretesto per smanie autoritarie. Noi crediamo che la città per rinascere e potersi ricostruire debba sentirsi libera di scegliere, quindi senza imposizioni, segregazione, zone rosse, militari, video sorveglianza, derive autoritarie e cacce alle streghe.
Piuttosto è necessario un cambiamento per dotare questa città di fondamenta fatte di impegno, diritti, solidarietà e accoglienza, le sole possibili per affrontare la sfida per una ricostruzione sociale ed economica del territorio resistente a “terremoti” di qualsiasi genere.
NO A REPRESSIONE, TAGLIE E VIDEOSORVEGLIANZA.
Due recenti episodi ci portano a credere che qualcuno in città inizi davvero a dare di matto. I segnali sono repressione crescente e delirio sicuritario.
Un episodio è l'imbrattamento delle nicchie della scalinata di San Bernardino che ha portato ad una assurda caccia al writer lanciata dal sindaco Massimo Cialente che ha istituito una taglia sugli autori. Per non essere da meno il consigliere Luigi D'Eramo de “la destra” ha proposto di installare telecamere per la video sorveglianza in centro storico. Così in un centro militarizzato, pieno di zone rosse e desertificato le telecamere riprenderebbero per lo più l'assenza e sarebbero in numero maggiore rispetto agli esseri umani. Un vero e proprio scenario da film di fantascienza, che – questo si – davvero non ha niente a che fare con l'identità della città tanto tirata in ballo in questa situazione.
La realtà è che L'Aquila ha ormai una dimensione sociale catastrofica dovuta all'incapacità politicamente generalizzata di capire e dare risposta ai nuovi bisogni presentatisi sopratutto dopo il sisma. L'Asilo è stato occupato proprio per soddisfare in maniera diretta la necessità di spazi e socialità in cui poter - tra l'altro - esaltare e canalizzare al meglio le proprie capacità espressive. Le parole che abbiamo ascoltato i questi giorni, anche riguardo le continue intimidazioni ai danni di chi partecipa ai percorsi dei comitati cittadini, incriminandoli per fatti veramente risibili, invece ci parlano solo dell'ottusità regnante in una città difficile come la nostra, dove se si continua così sono ben altri gli scenari inquietanti che si intravedono...altro che due nicchie taggate.
Sono ben altri i problemi che investono il nostro territorio, a partire dallo smaltimento delle macerie fino alla ricostruzione delle nostre case. L'inquisizione locale si scaglia invece contro qualche ragazzino che imbratta i muri o i comitati cittadini che entrano nella zona rossa. Questi signori dovrebbero vergognarsi, soprattutto perchè dimostrano di non aver capito nulla della dimensione in cui la nostra città sta sprofondando lentamente.
L'Aquila non ha bisogno di un clima di paura che serve solo come pretesto per smanie autoritarie. Noi crediamo che la città per rinascere e potersi ricostruire debba sentirsi libera di scegliere, quindi senza imposizioni, segregazione, zone rosse, militari, video sorveglianza, derive autoritarie e cacce alle streghe.
Piuttosto è necessario un cambiamento per dotare questa città di fondamenta fatte di impegno, diritti, solidarietà e accoglienza, le sole possibili per affrontare la sfida per una ricostruzione sociale ed economica del territorio resistente a “terremoti” di qualsiasi genere.
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