Davanti all’avviso negativo per l’Italia di Standard & Poor’s, l’agenzia internazionale che valuta l’affidabilità economica dei vari Stati, utile ai padroni della finanza mondiale per decidere dove investire i profitti, sono subito saltati i nervi a Tremonti e subito subito anche a Bonanni, segretario generale della Cisl e Angeletti, segretario generale della Uil, che hanno risposto per le rime. Che cosa c’entrano loro? Beh, oramai è un riflesso condizionato! Quando qualcuno attacca il governo loro ne prendono immediatamente le difese…
Ma che cosa dice di così negativo questa Agenzia? Che per l’Italia ''le attuali prospettive di crescita sono deboli e l'impegno politico per riforme che aumentino la produttività sembra incerto''. E ancora che "Il potenziale ingorgo politico potrebbe contribuire ad un rilassamento nella gestione del debito pubblico…” ma, alla fine arriva il conforto della stessa Agenzia…"se il governo riuscirà ad ottenere sostegno politico per l'attuazione di riforme strutturali a favore della competitività, ponendo le basi per una crescita economica più elevata ed una più veloce riduzione del debito, i rating potrebbero rimanere al livello attuale".
Bonanni ha detto che questa S&P non ha nessuna credibilità, come se le altre istituzioni da lui citate a favore dell’Italia, il Fondo Monetario Internazionale e qualche altro, fossero invece affidabili e non ragionassero secondo lo stesso metodo che nella sostanza è quello di spingere ogni Stato ad essere più “liberale” possibile in economia, e cioè tagliare la spesa pubblica, privatizzare quanto più possibile, aumentare la concorrenza per aumentare i profitti.
Che le prospettive di crescita del Pil, come i padroni chiamano l’aumento della quantità generale di beni e servizi in un anno, siano scarse lo dicono tutti: la Confindustria italiana non fa che ripeterlo e poi l’Istat con i suoi dati, l’Unione Europea, ecc.; e quindi Tremonti di questo non può lamentarsi, ma giustamente, dato che sia lui che Sacconi, e Bonanni e Angeletti da parte loro, stanno lavorando per aumentare la produttività, e cioè far lavorare di più e con meno tutele contrattuali e legislative la classe operaia (deregolamentazione del mercato del lavoro), l’accusa di non fare abbastanza non la sopportano…
E infatti Tremonti, come ha fatto qualche volta quando a criticare il governo sono i padroni, si arrabbia e si affretta a dire che "L'Italia rispetterà i suoi impegni". Impegni su che cosa e con chi?...
1. L’impegno ad arrivare al pareggio di bilancio per il 2014. E per fare questo serve una manovra economica di 40 miliardi di euro che prevede tagli alla spesa pubblica! Altri tagli, dato che già quest’anno il governo può vantarsi di aver raggiunto l’avanzo primario e cioè ha incassato più soldi di quanto ne spenda in spesa pubblica.
2. L’impegno a far passare le riforme per aumentare la produttività. E per fare questo serve la riforma definitiva dei contratti di lavoro, stile Fiat, per capirci: lavorare di più con meno pause e niente diritti e soprattutto niente scioperi.
Tremonti è sicuro che entro luglio questi provvedimenti saranno approvati dal Parlamento.
I padroni, anche se spesso si lamentano, possono quindi dormire sonni tranquilli… i “riformatori” vegliano su di loro!
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