domenica 22 maggio 2011

pc 22 maggio - MILANO - NAPOLI: BASTONARE IL CAN CHE ANNEGA - la posizione di Proletari comunisti al ballottaggio

Berlusconi usando il fascismo mediatico marcia verso la dittatura aperta e alimenta i prodromi di una “guerra civile”.
La pesante sconfitta elettorale anche personale subita dal governo e dal suo premier nelle elezioni amministrative di Milano e Napoli, con la prima vittoria del candidato dell'opposizione, Pisapia, non legato strettamente al principale partito dell'opposizione, PD, e l'arrivo al ballottaggio a Napoli del candidato di reale opposizione democratico borghese al governo del moderno fascismo che a Napoli è strettamente legato al dominio camorrista negli affari e nel territorio; ha creato una situazione di effettivo pericolo per il governo su diversi piani.

Innanzitutto sul piano della presa di Berlusconi sull'opinione pubblica costruita attraverso il monopolio dittatoriale mediatico. Secondo, sul piano degli interessi economici di larghe fette della borghesia rappresentata dalla Confindustria che non si riconoscono nell'attuale gestione degli affari e degli interessi offerta dal governo Berlusconi e che da essa tendono a smarcarsi alimentando una necessità di ricambio espressa dalla grande stampa e presente anche in seno alla compagine stessa del governo. Terzo, il peso crescente della Lega nella gestione del governo e della sua politica da un lato ha alimentato una crisi interna allo stesso governo sulle questioni guerra-Libia-immigrazione e politiche sul territorio: il federalismo tende a trasformarsi in un boomerang sulle amministrazioni del nord senza un taglio secco delle spese statali e dei fondi per il sud; dall'altro, la sovraesposizione l'appiattimento della Lega sugli interessi personali del premier si riflette nell'insoddisfazione dell'elettorato leghista, che fa pagare pegno in materia di voto e può originare un disfacimento interno della Lega.
Tutto questo ha spinto settori della borghesia a dare segnali netti anche sul piano elettorale attraverso il non sostegno ai candidati governativi, Moratti, Lettieri, che tende a trasformarsi, almeno nel caso di Milano, in pressione-sostegno verso il candidato dell'opposizione.
In questo senso vale quello che abbiamo detto che Milano può diventare laboratorio del nuovo governo dei padroni.

Il moderno fascismo messe alle strette non arretra nè si moderatizza, ma accentua i suoi caratteri e cerca di fare un passo in avanti in forme decise.

Da questo nascono le attuali giornate di Milano e indirettamente di Napoli in cui il governo Berlusconi-Bossi spinge l'acceleratore nelle elezioni, nel parlamento e nel paese per forzare la situazione con lo scopo di rovesciare la situazione o almeno, prima che essa precipiti, per portare a casa il massimo di risultato e un sostegno militarizzato, fanatizzato del blocco sociale e politico che lo appoggia.
In questo senso, va visto il rilancio del fascismo mediatico e delle campagne apertamente reazionarie sull'immigrazione, sull'integralismo anti islamico, sull'anti comunismo dispiegato, sull'ordine pubblico, sulla difesa degli interessi costituiti per una fascia della borghesia, alta, media e e piccola, di cui una componente essenziale è la grande malavita a Napoli come a Milano.
In questa situazione, è chiaro che il clima delle elezioni a Milano e Napoli e la loro influenza nazionale cambia significativamente.
Dal lato delle masse, genericamente ed elettoralmente intese, e ci riferiamo più esplicitamente alle masse operaie, popolari povere che hanno al 50% votato e al 50% si sono astenute – viene percepito questo cambiamento ed esso alimenta una spinta alla partecipazione, sia pur nella forma deviata della competizione elettorale. L'accentuazione moderno fascista con cui reagisce il governo rende quindi il ballottaggio una sorta di “guerra civile polarizzata”.
Non si tratta della polarizzazione sociale per cui noi organicamente lavoriamo, senza la quale non è ipotizzabile una polarizzazione anche politica di carattere rivoluzionario (che può domandare o meno una partecipazione del partito proletario alla competizione elettorale), ma di una polarizzazione politica significativa nel contesto della lotta al moderno fascismo da cui il proletariato non può rimanere estraneo.
Dei caratteri della guerra civile prevale l'elemento “civile” rispetto ai caratteri di “guerra”, ma per chi come noi punta apertamente alla rivolta proletaria e popolare e alla vittoria proletaria e popolare in una guerra civile dispiegata (che oggi anche in un paese imperialista come il nostro non può che avere i caratteri di guerra popolare prolungata culminata con l'insurrezione e la conquista del potere politico), la sottovalutazione della dimensione oggi anche elettorale di questo scontro sarebbe un fenomeno di cecità politica, di elitarismo ed estremismo infantile, tutte caratteristiche che un partito da costruire nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse non può ne avere né permettersi, anche in questo stadio iniziale di costruzione.

Di qui la necessaria decisione del nostro partito, di Proletari comunisti, di partecipare politicamente a queste giornate che possono creare una situazione favorevole a sconvolgimenti futuri, attraverso lo scontro diretto con il riformismo dominante anche in questa fase calda delle elezioni.
Il voto per il contrasto e la sconfitta del moderno fascismo berlusconiano, leghista e berlusconiano camorrista è quindi la nostra indicazione.
Noi sosteniamo che il boicottaggio attivo è una forma di partecipazione, non l'unica e permanente, ed è in funzione dell'accumulazione delle forze e degli orientamenti rivoluzionari delle masse. Questa è la linea di fondo, ma come essa si manifesta va dosata secondo la politica e le possibilità pratiche dell'esercizio di questo orientamento nel contesto delle singole battaglie nel contesto in cui essa viene sviluppata.
E' evidente che noi dobbiamo dialogare in termini propositivi e critici con le masse che dicono No a Berlusconi in questa contesa elettorale, anche perchè sono proprio le illusioni presenti tra le masse e rappresentate elettoralmente dai loro referenti politici che si tratta di combattere sul campo; prima tra tutte quella di spazzare via il governo Berlusconi per via elettorale, seconda, che nel quadro di questo sistema elettorale possa emergere un governo che non sia un governo dei padroni che persegue gli stessi interessi di classe e la stessa costruzione sistemica all'interno del moderno fascismo in formazione che va avanti al di là della persona di Berlusconi (vedi fascismo padronale, interessi dell'imperialismo italiano...). Come possiamo influire su queste masse senza che siamo al loro fianco in questa particolare battaglia?
Come riusciamo a sottrarre il proletariato, giustamente fuori da questa contesa che non lo rappresenta, da un'assenza politica? Il partito che tende a rappresentare il proletariato e ad organizzarlo come reparto d'avanguardia deve invece educare il proletariato a partecipare, ad avere una propria analisi politica nel partecipare, a sfruttare le contraddizioni perchè esso abbia influenza politica.
Questo è il senso del passaggio politico che Proletari comunista è impegnato a svolgere in questi giorni. C'è una postazione da conquistare, per sviluppare nelle settimane post elettorali la battaglia in tutti i campi e in tutte le manifestazioni, a partire da fabbriche, lotte sociali, nel campo dell'antirazzismo, del contrasto alla guerra, alla repressione, dell'antifascismo, per la rivolta popolare, per la costruzione del partito della rivolta popolare, contro il governo, contro il moderno fascismo e ogni governo dei padroni.

Proletari comunisti
22.5.2011

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