sul Report della seconda assemblea nazionale contro la guerra
nel far circolare il comunicato finale dell'assemblea nazionale di Roma,
rileviamo che da esso è stato cancellato la presenza di proletari
comunisti, presente con i rappresentanti di Taranto e Ravenna, nella quale
abbiamo fatto un intervento
per questo al resoconto ufficiale facciamo seguire un nostro necessario
resoconto commento
Domenica 15 maggio, a Roma, si è tenuto il secondo appuntamento nazionale
delle realtà No War riconvocatosi dopo la manifestazione e l’assemblea
nazionale di Napoli del 16-17 aprile.
Erano presenti e sono intervenuti compagni di diverse realtà: Napoli, Roma,
Milano, Pisa, Viareggio, Bologna, Massa, Lecce, Genova.
La discussione ha cercato di individuare i motivi di difficoltà nella
mobilitazione contro la guerra in Libia che si vanno registrando sia nelle
iniziative del movimento No War che in quello più tradizionalmente
pacifista.
La copertura ideologica offerta da Napolitano alla guerra umanitaria e la
scarsa percezione nella società che il paese sia effettivamente dentro una
guerra, sono una parte significativa del problema. Ma non si può
sottovalutare neanche come una parte del movimento che storicamente si è
battuto contro la guerra, non ne condivida i mezzi (i bombardamenti,
l’intervento militare Nato etc.) ma ne condivida gli obiettivi
(l’eliminazione di Gheddafi). Infine questa guerra, non è la solita “guerra
americana” ma è una guerra coloniale che vede come protagoniste le potenze
europee, a cominciare dalla Francia, ma con Gran Bretagna e Italia ormai
pienamente coinvolte a tutti i livelli.
Dentro questa contraddizione si è ritenuto di dover agire comunque intorno
soprattutto a tre questioni di fondo:
1) Le piene responsabilità dell’Italia dentro il fronte dei paesi
belligeranti e aggressori. Non ci si può sottrarre dalla denuncia del
“proprio” imperialismo, soprattutto per una Italia che torna a bombardare la
Libia un secolo dopo l’invasione coloniale
2) La denuncia delle connessioni e delle conseguenze tra la guerra e le
condizioni di vita dei lavoratori e degli studenti in una fase in cui la
crisi sta già erodendo diritti, salari, prospettive e che vede gli impegni
militari sottrarre risorse preziose.
3) La “protezione dei civili” come litanìa di copertura alla guerra, deve
essere decostruita e smantellata. I bombardamenti sulle città libiche,
l’abbandono dei migranti in mezzo al mare, le misure emergenziali e razziste
contro gli immigrati che fuggono e arrivano in Italia, demoliscono ogni
copertura umanitaria alla guerra.
a) Si è deciso pertanto di non retrocedere sul piano della denuncia e
dell’iniziativa e di tenere ovunque sia possibile il livello della
mobilitazione possibile. In tal senso è stato deciso di convocare per
mercoledì 1 giugno (vigilia della Festa ormai militarista e militarizzata
del 2 giugno) una giornata di mobilitazione nazionale in tutte le città dove
sia possibile con iniziative pubbliche e/o di piazza contro la guerra. A
tale scopo sarà approntato un volantino unitario per la giornata di
mobilitazione del 1 giugno da utilizzare comunemente in tutte le città
b) In secondo luogo si sta verificando la possibilità di portare
l’iniziativa contro la guerra al suo livello dovuto, cioè europeo, con una
manifestazione a Bruxelles, sede dell’Unione Europea e Comando Centrale
della Nato. Su questo sono in corso verifiche e contatti con altre realtà
europee per convergere su una data comune della mobilitazione.
c) Tra gli appuntamenti intermedi a livello locale, alcuni interventi hanno
segnalato quello di sabato 21 al Cie di Santa Maria Capua Vetere per
denunciare la “guerra contro i migranti” e quello alla scuola Sant’Anna di
Pisa per il 23 maggio dove si terrà un convegno di tutte le istituzioni
politiche, culturali e militari guerrafondaie.
d) Si è deciso altresì di integrare al massimo gli strumenti a disposizione
come il sito www.stopwar.altervista.org e la mailing list utilizzata per
preparare la manifestazione nazionale di Napoli.
--
Assemblea contro la Guerra
http://stopwar.altervista.org
come è andata l'assemblea di roma ?
Più che un'assemblea nazionale è stata una riunione di lavoro, cui hanno
partecipato una trentina di compagni, provenienti da Roma (rete dei
comunisti e rete nowar), Napoli (Redlink e CAU), Pisa (Diosarmiamoli,
no-Hub), Milano e Viareggio (Lotta/unità e GRC), Taranto e Ravenna
(proletari comunisti)
Da parte dei compagni di Roma e Napoli si è innanzitutto riconosciuto
che pur in presenza di significativi fatti nuovi intervenuti nell'ultimo
mese - la partecipazione attiva dell'Italia ai bombardamenti,
l'assassinio di Bin Laden, il sequestro dei beni della Banca Centrale
Libica - la mobilitazione non ha segnato passi in avanti e anzi non ha
mantenuto neppure una continuità rispetto alla manifestazione di Napoli
e alle decisioni prese lì (la stessa la mailing list e il sito hanno
funzionato poco).
Si è attribuito il problema alle vecchie e nuove urgenze del resto del
lavoro quotidiano (gli attacchi fascisti a Napoli, altrove la lotta alla
repressione, campagne referendarie ecc.) che hanno ulteriormente
sottratto energie alle forze già limitate.
Gli interventi sono poi ritornati, più o meno con le stesse argomentazioni
sui problemi affrontati già nel dibattito a Napoli,
-vedi resoconto di esso su proletari comunisti-speciale guerra - traendone
l'indicazione a "puntare più a iniziative di qualità che sulla
quantità".
Voci nuove rispetto a Napoli sono state Nella della rete nowar Roma e i
compagni di Lotta/unità e GRC.
La prima, dopo aver ricostruito tutto il percorso di oltre 10 anni di
opposizioni alle guerre, dalle grandi mobilitazioni di massa sotto la
spinta del social forum al patto permanente contro la guerra all'attuale
assenza di un soggetto politico che dia rappresentanza e struttura al
movimento, ha dato una sua interpretazione della "qualità" come mera
"centralità della controinfomrazione", contrapposta alla "quantità"
delle inziative di piazza.
I compagni di Milano Massa e Viareggio hanno sottoposto una sorta di mozione
in cui proponevano che dall'assemblea uscisse una presa di
posizione congiunta e che questa contenesse tra gli altri 2 punti: a)
mettere al centro la denuncia e la lotta all'imperialismo italiano e al
ruolo dell'Italia in questa guerra; b)assumere come centrale il ruolo del
movimento dei lavoratori per lo sviluppo un'opposizione efficace
alla guerra.
Nel nostro intervento abbiamo sollecitato un'autocritica sul metodo
praticato a Napoli e dopo: darsi come unica prospettiva concreta la
riconvocazione di un'assemblea senza avanzare nella lotta di posizioni,
nell'indicazione e costruzione di un percorso di inziative e della forma
organizzata per realizzarlo non
poteva portare un risultato differente.
Poi abbiamo ripreso le nostre valutazioni a) la centralità del sostegno alle
rivolte proletarie e giovanili nel mondo arabo, per la loro
trasformazione in rivoluzioni, che serve a inquadrare correttamente l'azione
dell'mperialismo in crisi: la guerra non è strumento di gestione e uscita
dalla stessa crisi ma un terreno in cui l'imperialismo è perdente mentre i
popoli sono all'offensiva e cercano la via della rivoluzione; b)
l'obiettivo di "lottare per sviluppare il fronte interno" e la contrapposto
decisamente l'interpretazione data della qualità, facendo riferimento
all'esperienza del nostro lavoro "Qualità per noi significa iniziative anche
limitate numericamente, ma avanzate, che "innescano scintille" e ottengono
sul campo visibilità e risultati, In conclusione, dall'assemblea viene la
proposta di una giornata di
mobilitazione nazionale per il 1 giugno (a ridosso del 2 ) con iniziative in
tutte le città ove sia possibile, nei luoghi che meglio esprimono lo scontro
e
rendono visibile l'opposizione alla guerra (basi, campi, quartieri popolari,
fabbriche, scuole e università ecc.)
a questa giornata nazionale proletari comunisti aderisce e partecipa
E' stata recepita in assemblea anche la nostra proposta per una
mobilitazione per il 18-19 giugno centrata su Manduria già fatta
all'assemblea di napoli e contenuta nel comunicato di essa - mentre in
questo comunicato non se ne fa cenno,richiedendoci che lo esplicitassimo più
esattamente.
Cosa che non siamo ancora in grado di fare, dato che attualmente il campo di
manduria è stato svuotato
proletari comunisti
maggio 2011
ro.red@libero.it
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