sabato 22 luglio 2023

pc 22 luglio - Tunisia, gli appelli dei migranti: “Stiamo morendo uno alla volta, aiutateci”- solidarietà - lotta proletaria e internazionalista

domani a Roma, Saied, presidente della Tunisia verrà accolto a tappeti e strette di mano nella “Conferenza internazionale sull’immigrazione” organizzata dal governo

Lunedì 24  speciale di ORE 12 Controinformazione rossoperaia sulla Conferenza. 

Da Repubblica:

"La madre stremata, le braccia aperte, il volto quasi affondato nel terreno. La piccola accoccolata accanto a lei. Ammazzate dalla fame, dal caldo, dalla sete, madre e figlia, sono diventate l’emblema della crisi umanitaria sulla sponda Sud del Mediterraneo.

L’immagine che le ritrae come stracci abbandonati in un mare di sabbia è stata diffusa da RefugeesinLibya e altre organizzazioni delle reti di resistenza dei rifugiati che si stanno sviluppando fra la sponda Sud del Mediterraneo e l’Europa,

"Mi chiamo Joy – si sente in un audio arrivato dalla frontiera –  sono una delle migranti intrappolate alla frontiera fra Tunisia e Libia. Siamo qui da undici giorni”. Parla piano, in un inglese elementare. La voce è provata e insiste più e più volte, “aiutateci, per favore, non ci abbandonate qui”. Dietro, il brusio di un formicaio di gente, bambini che piangono, qualcuno che sommessamente si lamenta.

Non sa dire dove sia Joy, attorno – racconta - c’è solo terra arsa, qualche albero sotto cui lei e altri cercano riparo, e in lontananza le guardie schierate. Da una parte i tunisini, dall’altra i libici. In mezzo, ci sono loro. In trappola.

Sono centosessanta o più, sono originari di Sudan, Nigeria, Sierra Leone, Mali, Gambia, ma “noi vivevamo in Tunisia da un sacco di tempo”, dicono due ragazzi arrestati per strada e deportati. E sono esausti. Almeno in due del loro gruppo, racconta un uomo, hanno già perso la vita.

“Ogni volta che tentiamo di rientrare in Tunisia, loro ci bloccano. Ci dicono che fin quando dal governo non arrivano indicazioni, non sono autorizzati a farci passare”, spiega Joy. Qualcuno ci ha provato. Ci sono stati spintoni, cariche, spari in aria. 

Stando a quanto dichiarato dal presidente Kais Saied, in zona la Croce Rossa starebbe prestando assistenza ai migranti rimasti intrappolati sul confine. “Ma ci danno solo un litro d’acqua da dividere in quattro o cinque, di giorno il sole non ci dà pace, di notte ci sono serpenti e scorpioni da cui non sappiamo come proteggerci”. Il caldo consuma. La sete è una costante.

“Insieme ad altre realtà della società civile tunisina e internazionale stiamo documentando da mesi la situazione, supportando le persone locali e in transito che si trovano a resistere ad una situazione di razzismo di stato e di gravissima crisi economico-politica – spiegano gli attivisti di Mem.Med. - La repressione sociale, le violenze razziste, i respingimenti in mare e in terra, le morti e le scomparse dicono chiaramente che la Tunisia non è un paese sicuro né per le persone migranti né per i suoi cittadini”.

Ma la Tunisia di Kais Saied, con cui l’Ue domenica scorsa ha firmato un memorandum di intesa anche, se non soprattutto, per il controllo delle migrazioni, “è un Paese partner” ha confermato ieri la commissaria Affari Interni Ue, Ilva Johansson. Domenica a Roma, Saied sarà “uno dei protagonisti”, ha annunciato invece nei giorni scorsi palazzo Chigi, della “Conferenza internazione sull’immigrazione” organizzata dal governo italiano"

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