una corrispondenza
ROBERTO ROSSO CONDANNATO, ANCHE IN APPELLO, PER VOTO DI SCAMBIO POLITICO-MAFIOSO: VENNE CACCIATO DAL SUO PARTITO, CHE PERO' SI TIENE BEN STRETTI I SUOI VOTI
Dunque la Magistratura di merito alla fine ha fatto il suo corso: l’ex assessore regionale fascista vercellese Roberto Rosso è stato condannato, al termine del proceso di appello, ad anni quattro e mesi quattro – in primo grado aveva preso cinque anni – di reclusione per il reato di voto di scambio politico-mafioso: secondo la Giustizia italiana, egli ha effettivamente acquistato pacchetti di voti da personaggi riconducibili alla criminalità organizzata, in particolare a quella che fa capo alla ‘ndrangheta calabrese.
Gli resta soltanto la speranza di farla franca davanti ai Giudici di legittimità: va ricordato, infatti, che la Corte Suprema di Cassazione non può entrare nel merito delle accuse mosse al personaggio in questione, che si ritengono provate al di là di ogni ragionevole dubbio al termine del processo di secondo grado, ma solamente valutare se il comportamento delle parti sia stato imparziale o vi sia un qualche vizio procedurale che possa cancellare la decisione delle Corti che l’hanno preceduta.
A questo punto si può, anzi si deve, passare a valutare il contegno politico tenuto dal suo ex partito di appartenenza: la cricca fascista Fratelli d’Italia; è pur vero che, appena è venuta fuori questa storia, la formazione guidata dall'atttuale Presidente del Consiglio dei Ministri ha provveduto all’allontanamento del personaggio in questione dalle proprie file, ma si è guardata bene dal prendere l’altro provvedimento che sarebbe stato doveroso per fugare ogni sospetto.
Per prendere definitivamente le distanze dal Rosso, costoro avrebbero dovuto rinunciare pubblicamente a tutti i voti da costui incamerati, in modo da essere del tutto certi di non godere di neanche una delle preferenze contestate: non averlo fatto li mette oggettivamente a rischio di essere additati come quelli che sono arrivati al governo della Regione Piemonte soltanto perché uno dei loro uomini di punta – magari con l’insinuazione che possa non essere il solo – è sceso a patti con la criminalità organizzata.
Bosio (Al), 22 luglio 2023
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
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