martedì 18 luglio 2023

pc 18 luglio - Il memorandum tunisino contro migranti/la protesta a Tunisi/la repressione in Italia/ l'ingiustizia di classe di Meloni/Nordio - ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 17/7


In Tunisia è stato firmato un memorandum d'intesa tra Giorgia Meloni, Ursula VonDerLeyen e Mark Rutte con il presidente tunisino Kais Saied: 150 milioni di fondi Ue a sostegno del bilancio dello Stato nordafricano e altri 105 milioni per la gestione dei flussi migratori:

trampolino di lancio verso il partenariato strategico completo”, scrive la Repubblica riportando le parole del capo del governo italiano, Meloni, mentre i giornali della destra parlano apertamente di “accordo ferma-partenze, aiuti alla Tunisia per fermare i clandestini, rimpatri sempre più facili, intesa sull’energia” (Libero), “una vittoria della premier” (il Giornale).

La vera sostanza di questo accordo lo sottolinea il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: «Il blocco navale lo stiamo facendo con l’accordo con la Tunisia».

Il patto è molto importante per Roma, perché rappresenterebbe il «modello» da esportare in altri Paesi nordafricani al centro delle rotte migratorie che hanno poi come punto d’arrivo l’Europa. All’ultimo Consiglio Ue, Meloni ha puntato con forza sul «modello Tunisi» per rivendicare la centralità

dell’Italia nei nuovi equilibri europei”, centralità dell’Italia” che verrà rilanciata con la conferenza internazionale sulla migrazione che il 23 luglio si terrà a Roma, come ha annunciato Meloni.

Il cosiddetto “partenariato strategico”, il modello da esportare, è quello sulla pelle dei migranti, è il pieno sostegno al dittatore Saied, alla sua politica di miseria e fame, di razzismo di Stato contro gli immigrati provenienti dal Sahel, dei respingimenti con la violenza della guardia costiera, della polizia e dei militari, degli arresti, delle deportazioni forzate ai confini di migliaia di migranti tenuti senza cibo e senz’acqua, e dei progrom contro gli immigrati, dei lager, delle torture che vengono esercitate al loro interno.

Il “modello libico” si sta diffondendo per l’interventismo del governo Meloni oggi, che si muove nella strada tracciata dai precedenti governi, dal ruolo di governo del PD, oggi con Minniti che la sostiene.

L’Europa - e l’Italia in prima fila – con questo accordo aumenteranno i rimpatri dei richiedenti asilo verso l’inferno tunisino, come parte dell’accordo tra i governi imperialisti e il loro cane da guardia, il dittatore Saied.

Altri punti di questo memorandum riguardano i finanziamenti europei alla politica economica del regime che serviranno a mantenere la borghesia compradora e i suoi parassiti politici; per le masse popolari, per i lavoratori e i disoccupati sarà un ulteriore cappio che si stringerà al loro collo, assieme al razzismo di Stato che usa le masse contro altre masse.

E’ l’imperialismo europeo, è l’Italia del governo Meloni, sono loro i responsabili di avere creato quest’ennesimo mostro e questa denuncia è stata portata in piazza proprio in occasione dell’arrivo di Meloni/Von Der Leyen/Rutte a Tunisi con una manifestazione contro le politiche razziste del regime Saied, dell'imperialismo italiano e dell'UE.

Una manifestazione che non ha trovato spazio nei giornali ma solo nel nostro blog di proletari comunisti che ha pubblicato una corrispondenza direttamente dalla Tunisia.

Un corteo antirazzista e antimperialista di duecento manifestanti partito dalla sede del Sindacato Nazionale dei Giornalisti Tunisini ha attraversato ieri il centro di Tunisi denunciando le politiche razziste del regime Saied al servizio delle politiche anti-migranti dell'imperialismo ed in particolare italiano, francese nonché dell'UE.

il corteo ha raccolto sostegno durante il percorso da parte dei passanti e ovviamente degli immigrati visibilmente rincuorati da una tale manifestazione di solidarietà dopo mesi di campagna razzista contro di loro. Molti cartelli erano branditi dai manifestanti, scritti non solo in arabo, ma anche in inglese, francese e italiano: "Italian imperialism get out! No closed borders! freedom of Mouvements",

"No borders, No nations, stop deportation", "siamo tutti antifascisti" "No Racism, Tunisia is an African Country" e altri.

I manifestanti non si sono fermati un attimo nello scandire gli slogan come: "So-so-so-solidaritè aux immigrees sans papier", "La terra africana è una e noi ne siamo parte", "Fuori gli imperialisti dalla Tunisia, Francia e Italia!". Appena è circolata la notizia che l'indomani ci sarà l'ennesima visita del primo ministro italiano Meloni e del presidente della Commissione Europea Van Der Leyen, è stato scandito più volte lo slogan: "Kais, Meloni, infami"!

Il corteo passando davanti la sede dell'ambasciata francese ha espresso solidarietà al prigioniero politico libanese e attivo per la causa palestinese George Ibrahim Abdallah rinchiuso nelle galere francesi da ormai 39 anni, è stato quindi scandito lo slogan: "Macron assassino, liberare Abdallah!"

E' stato infine sottolineato che le masse nei quartieri popolari sono in condizioni miserabili non per colpa dei migranti, ma entrambi sono oppressi da questo sistema e Stato e devono unirsi contro il nemico comune.

Più passano i mesi è più cresce la consapevolezza in Tunisia che lo Stato italiano ed il governo Meloni lungi dall'essere "amici" rappresentano invece un nemico per il popolo tunisino”.

Per i migranti in Italia, il governo italiano, lo Stato italiano, continuano nella stessa politica di carceri e torture nei confronti dei migranti. Non solo nei lager di Stato, ma anche nelle carceri di questo Stato.

Il procuratore capo di Reggio Emilia, ha aperto un’inchiesta su una tortura – reato che questo governo intende abolire - su un detenuto tunisino, un episodio già denunciato dalla senatrice Ilaria Cucchi e formalizzato in un esposto dalla vittima il 7 aprile. Sono 14 gli agenti indagati

Un detenuto tunisino era stato incappucciato con la federa di un cuscino, atterrato con uno sgambetto e immobilizzato a terra. Poi colpito con calci e pugni in viso e sul corpo e calpestato dai suoi aggressori. Quindi denudato, percosso ancora e lasciato per quasi un’ora in una cella di isolamento. Infine soccorso da un medico, ma solo quando ha rotto il lavandino della cella e, per richiamare l’attenzione, ne ha prima scagliato i cocci contro le pareti e poi li ha usati per procurarsi delle ferite così profonde che il suo sangue ha “allagato il corridoio”. Sono i dettagli choc del pestaggio avvenuto il 3 aprile scorso nel carcere di Reggio Emilia ai danni di un detenuto 40enne di origini tunisine, da parte di un gruppo di agenti della polizia penitenziaria. Per nessuno è scattato l’arresto. In particolare otto persone, accusate in concorso del reato di tortura, sono state sospese dal servizio per un anno. Altre due, a cui si contestano i reati di lesione e falso in atto pubblico, sono state interdette dai loro uffici per 10 mesi.

Nell’ordinanza del Gip si parla di “brutalità”, “ferocia” e “assoluta sproporzionatezza” della reazione degli agenti rispetto al comportamento del detenuto, molto diverso da quello rappresentato da alcuni indagati nelle relazioni di servizio poi redatte. In questi documenti si sostiene che il tunisino si sarebbe opposto all’isolamento e che avrebbe avuto con sé delle lamette di cui non è stata trovata traccia. Un agente indagato ha anche sporto una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, che le indagini e le immagini delle telecamere hanno smontato.

Dobbiamo alimentare – e questo lo stiamo facendo anche con l’attività e il blog di Soccorso rosso proletario – e sostenere tutte le denunce che avvengono nelle carceri.

Come l’ultima tortura a Cospito, dove i giudici dovranno decidere se può tenere la foto dei genitori morti…

Una “giustizia” di classe è questa, che difende la classe dei ricchi e dei potenti, dei criminali politici mafiosi mentre si abbatte contro le lotte, i compagni in prima fila e, come con Cospito, anche dentro le galere.

Nei giornali di questi giorni si parla ancora della controriforma Nordio che oggi riceve appoggi da Tajani a Crosetto e da Renzi.

Dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio, e nuove regole sulle intercettazioni, ora intende cancellare anche il reato di concorso esterno di associazione mafiosa.

Ricordiamo che Dell'Utri, al servizio di Berlusconi, è stato condannato come 'mandante esterno' delle stragi mafiose del 93, e questo lo affermano i magistrati della procura antimafia di Firenze titolari dell’inchiesta sui mandanti esterni degli attentati di trent’anni fa. Le carte sequestrate confermano le accuse a Dell’Utri, dove le stragi del 1993 a Roma, Milano e Firenze avevano l’obiettivo di “diffondere il panico e la paura tra i cittadini, in modo da favorire l’affermazione del progetto politico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri”.

Oggi il governo Meloni/Forza Italia/Nordio sono i beneficiari di quella stagione e per questo intendono proteggere i politici e i mafiosi, per questo "il concorso esterno in associazione mafiosa è un reato evanescente, va rimodulato", dice Nordio, per scongiurare futuri casi Dell’Utri, Cosentino, D’Alì.

E’ la stessa giustizia che non farà fare neanche un giorno di carcere ai ricchi come Santanchè che può truffare lo Stato, evadere le tasse, non pagare multe e mentire spudoratamente in Parlamento godendo delle coperture di La Russa e della stessa Meloni (“un avviso di garanzia non determina in automatico le dimissioni di un ministro”).

Così come rilanciamo la lotta affinché La Russa debba essere cacciato.

Le compagne del Mfpr a Milano hanno dato massimo appoggio alla giusta protesta di 'Non una di meno' a Milano contro La Russa - ‘El violador eres tu’, cioè ‘Lo stupratore sei tu’. Non può essere la Seconda carica dello Stato!

E’ chiaro ogni giorno di più che è tutto un sistema che dev’essere rovesciato, di cui la cosiddetta “giustizia” dei padroni e dei potenti ne è parte. Sono i lavoratori e le masse che devono costruire le forme politiche e le organizzazioni necessarie per abbattere lo Stato borghese delle “ingiustizie”. Dal parlamento nessuna opposizione è in grado di farlo, la cosiddetta “società civile” non va oltre le comunque legittime denunce.

Costruire la forza significa Partito comunista con le energie migliori delle lotte proletarie e sociali, l’unità in un Fronte Unito e l’esercizio della forza, della giusta violenza per combattere la violenza dei padroni, dei loro governi e del loro Stato.

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