lunedì 29 marzo 2021

pc 29 marzo - Una buona notizia: sono i padroni schiavisti e razzisti da condannare non i lavoratori immigrati che lottano

Castelnuovo: assolti sindacalista e braccianti accusati dai Lazzaro

Erano imputati per i fatti dell’estate 2021 (2012, n.d.r.), quando l’azienda agricola castelnovese licenziò con un cartello i lavoratori stranieri che da mesi attendevano gli stipendi

Assoluzione piena per il reato d’invasione dei terreni e prescrizione per decorrenza dei termini per il reato di violenza privata: è questa la sentenza emessa dal giudice del Tribunale di Alessandria contro un sindacalista della Cgil e otto braccianti marocchini, tutti facenti parte del Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, denunciati nel lontano novembre 2012 da Bruno Lazzaro, fra i titolari dell’azienda agricola omonima, per i presunti reati commessi a suo danno, in quel di Castelnuovo Scrivia. Dopo ben nove anni, tra udienze e rinvii, è arrivata la sentenza. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Gianluca Vitale di Torino e Simonetta Crisci di Roma. Come ricordano dal Presidio, nel 2012 iniziò la battaglia dei braccianti non pagati dai Lazzaro da settimane. Il 17 agosto venne affisso dai

Lazzaro, padre e figlio, un cartello, su un palo della luce di fronte al presidio dei quaranta braccianti marocchini dell’azienda agricola, organizzato lungo la strada provinciale per Tortona. Il cartello recitava: “Comunicato ufficiale. Dal 17 agosto 2012 i marocchini dipendenti dell’azienda agricola Lazzaro Bruno e Lazzaro Mauro cessano l’attività presso la suddetta azienda e non lavorano più“. A modo suo, ricordano dal Presidio, il cartello – discriminatorio e razzista, che ha avuto l’onore delle cronache nazionali – comunicava il “licenziamento” di tutti i lavoratori marocchini ancora in forza che avevano osato ribellarsi; gli altri, i Lazzaro li avevano licenziati a fine luglio e sostituiti con una cooperativa di indiani, la Work Service di Brescia.

I braccianti ancora in forza decidevano quindi di presentarsi comunque, il giorno dopo, sul posto di lavoro, se non per lavorare, almeno per avere, come solitamente avviene in questi casi, la formalizzazione del licenziamento. “Di fronte a un atto dovuto e assolutamente pacifico dei lavoratori – spiegano dall’associazione -, la risposta è stata, tra le urla della moglie di Lazzaro e il latrare dei cani, una denuncia per violenza privata e tentativo di occupare l’azienda”. Gli imputati sono stati così assolti. I Lazzaro si erano dapprima costituiti parte civile, poi avevano rinunciato aprendo una causa a parte contro una trentina di persone attive allora al presidio di Castelnuovo, chiedendo addirittura un risarcimento di un milione e mezzo di euro per danni presunti. Bruno Lazzaro e Mauro Lazzaro, con l’impiegata Iliana Battistuta hanno patteggiato tre anni fa per reati quali maltrattamento e favoreggiamento della permanenza di lavoratori stranieri. Per i due Lazzaro la condanna è stata di 1 anno e 7 mesi, per l’impiegata 1 anno e 3 mesi, con la condizionale. L’azienda, concludono dal Presidio, “deve pagare qualcosa come 400 mila euro di salari arretrati a quei braccianti che avevano sudato sangue a raccogliere zucchine e pomodori nei loro campi. Non ce ne siamo dimenticati”.

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