lunedì 29 marzo 2021

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Le donne nella Comune di Parigi - 18 marzo 1871

Articolo tradotto da una compagna mfpr dal giornale dei compagni francesi "La cause du peuple"

Il 18 marzo 1871 segna la data della Comune di Parigi, Centinaia di migliaia di operai e artigiani si sollevano, prendono il controllo della città e istaurano la prima dittatura del proletariato della storia. Per più di due mesi, fino al 28 maggio che segna la fine della sanguinosa settimana in cui le truppe controrivoluzionarie di Versailles massacrarono dozzine di migliaia di comunardi, a Parigi si sono verificati enormi avanzamenti. Le donne, che rappresentano la metà del proletariato e che all'epoca non aveva quasi diritti, hanno avuto un ruolo significativo in tutta l'esperienza rivoluzionaria della Comune.

 

La Comune di Parigi giunge in un momento difficile per tutta la classe operaia francese, e in particolare per le donne. Pochi mesi appena dopo la fine della guerra franco-prussiana, una buona parte di territorio dello Stato francese è occupato dalle truppe tedesche. A Parigi, ancora sotto assedio qualche mese prima, la rabbia gronda in tutto il proletariato, e soprattutto tra le donne. I loro salari sono doppiamente inferiori rispetto a quelli degli uomini, spesso devono lavorare direttamente nelle loro case (soprattutto nel tessile) per prendersi cura dei loro figli.

Alcune lavorano gratuitamente, altre sono costretti a prostituirsi per mantenere le loro famiglie.

In questo contesto, le donne della classe lavoratrice hanno tutte le ragioni per ribellarsi.  Tuttavia, il

movimento femminista del tempo le lascia da parte, preferendo i dibattiti intellettuali intellettuale dei salotti alla lotta concreta. Quindi, già a quell’epoca, il movimento femminista borghese che pretendeva di rappresentare "tutte le donne” in realtà non rappresentava che gli interessi delle donne borghesi.

 

Per le donne della classe lavoratrice fu durante il periodo franco-prussiano che tutto si accelera: esse rivendicano le armi per difendersi dall'invasione tedesca, ma anche il diritto di andare al fronte

per curare i feriti di guerra, che fino ad allora erano stati loro negati. Tra queste donne, troviamo in particolare due importanti figure della Comune di Parigi: Sophie Poirier e Louise Michel.

Quindi, quando la guerra finisce e il governo decide di privare delle armi i parigini, il popolo si rifiuta. Il 18 marzo l'esercito francese arriva a Parigi al mattino presto per ritirare i cannoni al popolo. Le donne, sveglie prima degli uomini, accorgendosi di ciò si oppongono frontalmente all’esercito. È questo un avvenimento specifico, guidato dalle donne, che innesca l'insurrezione del 18 marzo e l'istituzione della Comune di Parigi. Successivamente l'intera classe operaia parigina è in piazza accanto a dozzine di migliaia di artigiani. Tutti si oppongono al disarmo. In tutta Parigi, vengono erette barricate. Molti soldati, per lo più operai o contadini reclutati con la forza nell'esercito, fraternizzano con i rivoluzionari e si rifiutano di sparare alla folla, nonostante gli ordini del governo borghese, costretto a dichiarare la sua sconfitta e ad evacuare i bellissimi quartieri di Parigi. Nel ricco 4 ° arrondissement la folla si impossessa della roccaforte militare in Rue des Rosiers dove due generali dell'esercito vengono immediatamente giustiziati dai rivoluzionari.  Poche ore dopo, la Guardia Nazionale, che si mette dalla parte dei rivoluzionari, si impadronisce del municipio. Adesso tutta Parigi è nelle mani dei rivoluzionari e le forze reazionarie sono costrette a ritirarsi a Versailles.

 

Questa è una grande vittoria per l'intera classe operaia parigina, e soprattutto per le donne. Da quel momento in poi, ha luogo una lotta importante direttamente all'interno della Comune di Parigi. Infatti, mentre hanno contribuito attivamente all'insurrezione, mentre rappresentano la metà del proletariato, mentre partecipano al buon funzionamento della società, la maggior parte degli uomini che ricoprono posizioni di responsabilità all'interno della Comune rifiuta categoricamente l'accesso alle donne alle posizioni di potere. Tuttavia, importanti progressi per i loro diritti hanno avuto luogo: viene riconosciuta la libera unione, le vedove dei soldati morti in guerra percepiscono una pensione, che siano sposati o no, la prostituzione è vietata, l'inizio della parità di retribuzione è in atto, il divorzio è facilitato e il diritto all'istruzione è riconosciuto alle donne.

Anche se vengono negate posizioni di responsabilità, molte donne si organizzano e partecipano attivamente alla Comune, questo è il caso esempio di Louise Michel, attivista anarchica e in prima linea dappertutto durante tutta l'esperienza rivoluzionaria. Dal 18 marzo mantiene una giusta linea affermando che si deve continuare l'offensiva rivoluzionaria fino a Versailles.

Propone persino di andare ad uccidere Adolphe Thiers, a capo del governo borghese trincerato a Versailles. Con il senno di poi sappiamo oggi che se i comunardi avessero attaccato Versailles, come desiderava Louise Michel, avrebbero potuto senza dubbio estendere l'area di influenza della rivoluzione. Così, poco dopo la Comune di Parigi, Freidrich Engels, teorico rivoluzionario e compagno di Karl Marx, scrisse "La Comune di Parigi avrebbe retto un solo giorno se non avesse  usato l'autorità di un popolo in armi contro la borghesia? Non si dovrebbe, al contrario, criticarla per averla usata troppo poco la sua autorità”.

 

Lottando all'interno della Comune di Parigi per i loro diritti, il 10 maggio 1871, le donne ottennero il diritto di formare sindacati delle donne, per l'organizzazione del lavoro femminile. Un mese prima stata creata l'Unione delle donne per la difesa di Parigi e la cura dei feriti, ribattezzata poi l'Unione delle donne. Questa organizzazione, una delle prime a rivendicare apertamente il "femminismo di massa", lotta principalmente per la parità di retribuzione e il diritto di organizzare il proprio lavoro. Da queste richieste le donne attaccano direttamente la sottomissione di cui sono vittime da parte degli uomini. Anche le donne partecipano in maniera massiccia nei club politici che diventano organizzazioni di quartiere.  Coscienti che la lotta per l'emancipazione delle donne coinvolge anche l'istruzione, l'Unione delle donne forma insegnanti, che sostituiscono le suore nel lavoro di educazione dei bambini. La religione è attaccata, e se la chiesa prima della Comune era uno dei principali luoghi di socialità delle donne, esse per il loro attivismo nella vita politica attraverso i club e l'Unione delle donne, cambiano questo stato di cose e creano una nuova socialità che non dipende dalle istituzioni religiose.

 

Fino all'ultimo giorno della Comune, 28 maggio 1871, le donne hanno partecipato attivamente alla vita politica, all'organizzazione della società, in costruzione e difesa di Parigi, e ciò malgrado il fatto che diversi ruoli le erano negati. Prima della settimana del massacro, solo una milizia di donne è stata autorizzata dal governo della Comune, ma il suo ruolo non era combattere. Quindi, mentre le donne avrebbero potuto fornire alla Comune una considerevole forza militare per respingere il nemico di Versailles, i vecchi riflessi sessisti, ereditati dal sistema che la Comune ha voluto  spazzare via, ha spinto molti uomini a rifiutare il coinvolgimento militare delle donne. Eppure le donne non si sono arrese, si sono organizzate e sono andate nelle barricate per difendere Parigi per tutta la sanguinosa settimana, al fianco degli uomini proletari. Più di 4.000 di loro furono massacrate dalle truppe Versailles dal 21 al 28 maggio 1871.

 

Se le donne hanno partecipato così tanto alla Comune è perché avevano tutto l’interesse. E in effetti ancora oggi le donne proletarie sono doppiamente sfruttate, il patriarcato le relega alle faccende domestiche e lavoratori domestici. Nella maggior parte delle famiglie, sono le donne a fare i lavori domestici, la cucina, la cura dei bambini, ecc. Spesso le donne devono unire questo lavoro di cura con il loro lavoro fuori casa e quindi fanno un doppio lavoro. Naturalmente, questo non riguarda le donne borghesi che per la loro appartenenza alla borghesia, non solo non subiscono lo sfruttamento capitalista, ma in più possono pagare le donne proletarie per fare i lavori domestici, prendersi cura dei bambini, ecc.


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