Stellantis Melfi, girano brutte voci sul futuro, tagliate le ditte di pulizia e nuova cassa integrazione, e come vanno i dirigenti sindacali all’incontro del 15 aprile a Torino? Senza uno sciopero, senza una protesta operaia.
A Melfi, quando sono presenti tutti gli operai, si producono circa 1500 auto al giorno, una fila di macchine di oltre sei chilometri se le mettiamo una dietro l’altra. Un valore di circa 40 milioni di euro per le auto prodotte ogni giorno. Solo in Stellantis ogni anno un operaio produce oltre 80 auto. A noi operai viene dato in termini di salario nemmeno la somma che basta per comprarne una. Una montagna di soldi invece va al padrone. Basta pensare che grazie a tutto quello che noi produciamo, a uomini
come Tavares gli sono stati dati nel 2019 oltre 21mila euro al giorno di stipendio per tutti i 365 giorni dell’anno. Per noi operai ci vuole un anno di lavoro! E’ per questo che da noi operai vogliono sempre il massimo, perché serve per garantire ancora di più a loro la bella vita. E quando il mercato cala e non hanno bisogno di noi, non ci pensano due volte a mandarci a casa in cassa integrazione a metà salario.Mentre noi
operai dobbiamo fare i conti con i quattro soldi della cassa
integrazione, il padrone ha la sua montagna di soldi messi da parte, i
sindacalisti lo stipendio assicurato. Questa è la realtà nei “rapporti
di lavoro” con i padroni, però nessuno realmente dice le cose come
stanno.
Una massa di elementi piccoli borghesi, per condizione e per
mentalità, che è al servizio degli interessi del padrone, sta anche nel
sindacato, al di là delle loro chiacchiere per farci credere il
contrario, cioè di stare con gli operai. Questa poltiglia arriva ad
inglobare anche l’aristocrazia operaia
Individui che sono disposti a tutto per le loro poltroncine, per continuare ad avere i posti in prima fila nel sindacato e ad essere negoziatori degli interessi degli operai con il padrone, pur di non lavorare.
Questo tipo di sindacato, con gli elementi al proprio interno sempre più venduti, non si sogna neanche di organizzare gli operai che saranno colpiti probabilmente dal padrone. Così nello stabilimento centrale, così nell’indotto.
Stellantis ha fatto capire che a Melfi serve ristrutturare. Tagliano nelle pulizie, cosa fa il sindacato? Invece di organizzare gli operai e scioperare iniziando da questi operai messi da parte, ha saputo solo fare qualche comunicato stampa per poi pubblicizzarlo con i soliti messaggini. Le voci sono sempre più insistenti circa tagli e peggioramenti. Il sindacato cosa fa? Hanno chiesto le assemblee, perché vogliono il tavolo con il padrone che non li caga proprio.
Quelli apertamente per l’azienda Fim-Uilm-Fismic-Ugl e sindacato capi e quadri da una parte. Ma anche la Fiom dall’altra senza distinguersi granché dai primi nelle richieste.
Le assemblee delle cinque sigle sono burrascose, gli operai si sono fatti sentire in assemblea, non sono entusiasti della burocrazia sindacale e dell’aristocrazia operaia che si è accomodata fra le fila del sindacato senza combinare niente se non gestire assunzioni, contare tessere e vendere sogni agli operai. Sogni che si infrangono con la dura realtà che gli operai vivono in fabbrica tutti i giorni con l’aumento dei carichi e ritmi di lavoro, con le linee che vengono aumentate, gli operai super sfruttati e i delegati sindacali solo a passeggio.
Anche la Fiom ha svolto le sue assemblee, come al solito, gli interventi degli attivisti non lasciano spazio ad altri, fanno quadrato e propongono la Fiom come il migliore rappresentante degli operai in assoluto. Tutti intruppati i delegati dicono che loro sono pronti alla lotta. Dicono che gli altri aderenti ad altri sindacati non possono fare sciopero perché hanno firmato il contratto specifico voluto dalla Fiat. Non dicono che lo sciopero in realtà non viene fatto perché non si vuole, non è il contratto che impone di non farlo.
Adesso sono tutti in attesa del nuovo tavolo a Torino per il 15 aprile. Nel frattempo Stellantis ha comunicato che si farà cassa integrazione collettiva dal 2 al 12 Aprile. Il padrone vuole arrivare al tavolo voluto dai sindacati in modo autorevole, forte, deve dimostrare che c’è crisi, servono sacrifici e a pagare devono essere certamente gli operai, non può presentarsi con lo stabilimento che sta producendo. Deve dire che le cose non vanno bene per ottenere quello che vuole.
A Torino al tavolo saranno seduti tutti meno gli operai, gli elementi che si siederanno al tavolo si divideranno tra chi si siederà più vicino al padrone e chi più lontano. Ma, per ora, nessuno cerca di organizzare gli operai alla lotta.
Tutti hanno creduto e ci hanno fatto credere che lo stabilimento di Melfi doveva essere la stella più luminosa di Stellantis, l’orizzonte invece è nero, non brilla assolutamente niente, i sacrifici chiesti agli operai non sono bastati, per gli operai che resteranno nel processo produttivo, perché le loro braccia servono al padrone per arricchirsi, ci sarà un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro e per gli altri nulla di buono, nella migliore delle ipotesi una montagna di ore di cassa integrazione.
I sindacati salveranno il salvabile, la maggior parte di loro farà passare i peggioramenti per vittorie, ognuno cercherà di difendere gli interessi di parrocchia, il proprio orticello, al di là della falsa propaganda sulla difesa degli interessi di tutti gli operai.
Li abbiamo già misurati tutti, buoni e cattivi sulla prossima cassa integrazione: ne fosse uscito uno che avesse chiesto l’integrazione salariale per gli operai in cassa integrazione. Sono solo bravi a chiedere l’intervento dei politici, dei governi per continuare a dare contribuiti e soldi al padrone, come non bastassero tutti quelli messi da parte grazie al nostro sfruttamento sulle linee.
Questi difendono solo se stessi e la loro organizzazione, a molti di loro interessa il tornaconto personale.
Rispetto alle decisioni di Stellantis quanti di loro si schiereranno apertamente e in modo determinato per difendere gli interessi degli operai?
La maggior parte di loro sarà con il padrone per farci ingoiare i sacrifici, possibilmente senza reazioni, come hanno sempre fatto. Per questi diventerà NON una prova di difesa strenua degli interessi operai, ma l’ennesima prova di essere semmai al servizio del padrone.
Gli altri si muoveranno a fianco degli operai solo se gli operai saranno determinati nel difendere la pelle.
Gli operai devono prendere coscienza che nessuno potrà salvarli se non loro stessi. Le cose peggioreranno sempre di più. Ci vuole la forza collettiva degli operai a prescindere dal sindacato al quale si aderisce. L’unità nella lotta degli operai dello stabilimento centrale con quelli dell’indotto va ricostruita.
Crocco, operaio di Melfi - operaicontro
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