sabato 3 aprile 2021

pc 3 aprile - La prima missione di Draghi all'estero è una missione imperialista

Draghi martedì in Libia: tutti i progetti al centro dei colloqui

Il presidente del Consiglio il 6 aprile a Tripoli nella sua prima visita ufficiale all’estero dall’insediamento

Draghi

Il presidente del Consiglio dell’Italia, Mario Draghi, si recherà martedì 6 aprile a Tripoli, in Libia, nella sua prima visita ufficiale all’estero dall’insediamento il 13 febbraio scorso. I dossier sul tavolo sono tanti: dalla lotta alle migrazioni illegali alla pacificazione del Paese, dalle forniture di gas attraverso la condotta Greenstream alla ricostruzione delle infrastrutture libiche, fino al rilancio delle commesse interrotte dopo il 2011. Sui progetti che dovrebbero essere annunciati – e sugli eventuali accordi che potrebbero essere firmati – vige il massimo riserbo. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, la diplomazia economica italiana sta lavorando con discrezione a un accordo tra Italia e Libia per la transizione energetica, con l’obiettivo di portare il Paese membro del cartello petrolifero Opec in una dimensione completamente nuova del settore energico.

Transizione energetica

Fonti libiche hanno spiegato che sono in corso contatti per la firma di un accordo per sviluppare un “forte partenariato nel settore della transizione energetica”, che includa anche una rilevante “componente di innovazione tecnologica e know-how”. Un nuovo patto di lungo-medio termine, spiegano le fonti, che potrebbe includere anche la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili di energia nel Fezzan, la vasta regione della Libia sud-occidentale ricca di risorse naturali. Si tratterebbe, in questo caso, di progetti di piccole dimensioni, ma assai significativi per il messaggio che mandano: la Libia del futuro non è solo legata agli idrocarburi, ma anche alle energie pulite e l’Italia con Draghi intende aiutare Tripoli a concretizzare questa visione.

Un ruolo di primo piano in questa partita può giocarlo Eni, primo produttore di gas in Libia e il

principale fornitore di gas al mercato locale, con una quota di circa l’80 per cento. Ma il Cane a sei zampe non è presente solo nel comparto oil & gas. Eni, infatti, collabora anche nell’ambito delle energie rinnovabili, economia circolare, progetti sociali, accesso a salute ed energia, educazione e formazione professionale. Non a caso nell’incontro del 21 marzo scorso a Tripoli, il neopremier Abdulhamid Dabaiba e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, hanno discusso delle opportunità da sviluppare nel Paese per quanto riguarda il settore delle rinnovabili, che permetterebbero di rispondere all’aumento di richiesta di energia elettrica senza aumentare il consumo locale di idrocarburi e le emissioni di CO2.

Non si può non menzionare, poi, il comparto della generazione e soprattutto della trasmissione dell’energia elettrica. La Libia è un Paese ricco di petrolio, eppure ogni estate i libici sono puntualmente costretti a subire interruzioni della corrente fino anche a 20 ore al giorno. Il premier Dabaiba ha promesso di risolvere in pochi mesi il problema di blackout, ma la strategia per riuscirci non è chiara. La rete elettrica libica è obsoleta e danneggiata, gli impianti di generazione (così come i generatori di emergenza di cui sono dotati praticamente tutti in Libia) sono fortemente dipendenti dagli idrocarburi. Altro settore di forte interesse è quello legato alle infrastrutture petrolifere. L’incuria e lo strapotere delle milizie hanno fortemente danneggiato oleodotti e giacimenti: i pozzi sono stati chiusi per quasi un anno e la National Oil Corporation (Noc, la compagnia petrolifera libica) è dovuta ricorrere a interventi straordinari per evitare il collasso dell’intero sistema, ma dei nuovi interventi vanno sicuramente fatti e anche in fretta.

L’autostrada costiera

Novità potrebbero arrivare dal raddoppio della “via Balbia”, il progetto per costruire un’autostrada che seguirà il tracciato della strada costiera libica che si snoda per oltre 1.800 chilometri, tra Ras Jedir (al confine con la Tunisia) e Musaid (al confine con l’Egitto). I lavori di costruzione della cosiddetta “autostrada della pace” sono pronti a ripartire. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, il progetto italo-libico è stato spacchettato: i quattro mega-lotti iniziali risalenti al Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato a Bengasi il 30 ottobre 2008 sono stati divisi in tratti più brevi, da 200 milioni di euro circa l’uno. Il tracciato segue sempre quello della litoranea libica, ma i lavori riguarderanno tratti più brevi e saranno, quindi, più gestibili. I lavori partiranno dalla Tripolitania e saranno affidati a Webuild, che si era aggiudicata nel 2013 un primo tratto da 440 chilometri per 960 milioni di euro. Il progetto è stato sottoposto al vaglio della Commissione tecnica economica congiunta italo-libica (Cecil), ed è ora sostanzialmente pronto a partire.

L’aeroporto internazionale

L’Italia sta, inoltre, aiutando la Libia a ricostruire l’aeroporto internazionale di Tripoli, devastato da ben due guerre (2014 e 2019-20), con l’obiettivo a medio-lungo termine di riprendere i collegamenti aerei con il resto del mondo. Attualmente, infatti, i voli di linea in Libia possono volare al massimo verso Turchia, Tunisia, Egitto, Giordania e Sudan tramite gli aeroporti di Mitiga, a est di Tripoli, e Benina, nella città di Bengasi. Enav, la società italiana di servizi per la navigazione aerea civile, da tempo ha avviato una cooperazione con le autorità libiche per consentire l’erogazione di tutti i servizi per la navigazione aerea volti a garantire la piena operatività. Enav si occupa peraltro anche del training dei controllori del traffico aereo libici, ma lo spazio aereo del Paese nordafricano resta chiuso. L’insediamento a Tripoli di una nuova autorità esecutiva unitaria potrebbe favorire lo sblocco di questa situazione. Il nuovo governo spinge infatti per ripristinare i collegamenti con il resto del mondo, ma per fare questo deve rendere le sue infrastrutture agibili sotto il profilo delle norme di sicurezza internazionali: l’Italia in questo contesto può fornire un aiuto tangibile e apprezzato.

Draghi discuterà la ripresa dei voli

La ripresa dei voli internazionali è un obiettivo di medio-lungo termine, ma l’Italia è impegnata nell’immediato alla ricostruzione dell’aeroporto internazionale di Tripoli. I lavori affidati al consorzio italiano “Aeneas” – sospesi a causa del conflitto armato che dall’aprile 2019 al giugno 2020 ha visto come linea del fronte proprio lo scalo aereo – sono recentemente ripresi anche grazie allo sblocco delle lettere di credito: questo è infatti uno dei risultati più concreti della diplomazia economica italiana e delle frequenti visite (ben sette da inizio mandato, le ultime due a distanza ravvicinata il 21 e il 25 marzo) in Libia del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio.

La ricostruzione dell’aeroporto di Tripoli è un progetto del valore totale di 79 milioni di euro circa e prevede la costruzione due terminal: uno nazionale e uno internazionale, completi di tutti gli impianti aeroportuali per permettere l’apertura di questo aeroporto. Entrambi i terminal, secondo il progetto, coprono in totale circa 30 mila metri quadrati, con una potenzialità di circa sei milioni di passeggeri all’anno. Il consorzio italiano dovrebbe mettere a disposizione dei libici il “know how” e i materiali, mentre la manodopera sarà soprattutto libica, con gli italiani in un ruolo di supervisione.

Draghi discuterà anche di opportunità nel settore sanitario

Da non sottovalutare anche le opportunità del settore sanitario. Il nuovo governo intende ammodernare il fatiscente sistema ospedaliero, costruendo nuove strutture e riadattando quelle esistenti per la lotta alla pandemia di Covid-19. Gli italiani, peraltro, svolgono già un eccellente lavoro nell’ospedale militare da campo di Misurata: dalla cura dei miliziani feriti nella lotta contro lo Stato islamico a Sirte, la struttura è stata riconvertita per aiutare la popolazione civile. E’ un lavoro di eccellenza, quello dei medici italiani a Misurata, davvero molto apprezzato dalla popolazione locale. L’Italia ha, inoltre, inviato in Libia diverse forniture sanitarie (mascherine, protezioni per personale sanitario Covid, respiratori e medicine per l’emergenza virus) alla Libia, un Paese dove il Sars-CoV-2 (varianti incluse) sembra circolare senza controllo. Un altro settore di possibile/potenziale collaborazione è quello delle telecomunicazioni. Telecom Italia Sparkle realizzerà BlueMed, un cavo sottomarino che collegherà la Liguria alla Sicilia e l’Italia, fino a Mumbai. Si tratta di una vera e propria dorsale per collegare Medio Oriente, Africa, Asia ed Europa con una riduzione della latenza fino al 50 per cento rispetto ai cavi terrestri esistenti che collegano la Sicilia con Milano. A ben vedere le autorità libiche, al pari di altri Paesi della sponda sud del Mediterraneo, potrebbero essere coinvolte in questo progetto italo-statunitense. Una collaborazione, quella tra Italia e Libia, davvero a tutto campo che il premier Draghi non mancherà di rilanciare durante la sua prima missione all’estero la prossima settimana.

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