La protesta dei contadini in India si allarga, diventa più
potente e precisa i suoi obbiettivi: all’inizio hanno bruciato “le effigi del
primo ministro Narendra Modi, del presidente della Reliance Industries Mukesh
Ambani e del presidente del gruppo Adani Gautam Adani.” Perché “Gli agricoltori
ritengono che le nuove leggi in adozione da parte del governo favoriranno i due
industriali, che si ritiene siano vicini a Modi.”
Dai primi di dicembre ci sono state quindi tantissime manifestazioni in diversi Stati: “… hanno sequestrato le pompe di benzina Reliance di proprietà di Mukesh Ambani [patrimonio personale: 77
miliardi di dollari, ndr] in molti luoghi, hanno iniziato un movimento di boicottaggio contro Jio e hanno costretto i silos [mega magazzini per la raccolta dei cereali, ndr] di Adani a chiudere le operazioni a Moga”.È stato ‘preso
in consegna’ un Superstore gestito da Reliance dagli agricoltori della
Ludhiana… e i lavoratori per solidarietà, non appena hanno sentito che la
protesta era contro Ambani, hanno chiuso le strutture da soli e si sono uniti
alla protesta.
“Nella
regione di Doaba, sequestrare le pompe di benzina di Reliance e boicottare Jio
è diventata una nuova forma di protesta", ha uno degli agricoltori.
E tra le
tante iniziative adesso c’è quella dell’abbattimento o danneggiamento delle
torri per le telecomunicazioni di Ambani: siamo a circa 1500 complessivamente fino
ad oggi, “oltre 150 siti di trasmissione del segnale vandalizzati
durante la notte, come hanno riferito le nostre fonti domenica scorsa.” il 26 dicembre.
Il primo ministro del Punjab ha lanciato un ridicolo appello:
“Esortando gli agricoltori a non farsi giustizia da sé chiudendo con la forza
la connettività delle telecomunicazioni o maltrattando i dipendenti/tecnici dei
fornitori di servizi di telecomunicazione…”
La forza della protesta e la sua estensione ha portato “la
Corte Suprema a ordinare la formazione di un comitato per risolvere la protesta
per le nuove leggi al di fuori dei confini di Delhi, che infuriano da più di un
mese…”
La chiarezza degli obbiettivi dei contadini in lotta, il
tentativo di privatizzare il settore agricolo al servizio delle multinazionali
di Ambani e Adani “che hanno messo gli occhi sull’affare dell’agricoltura” e la
forza di questa protesta ha portato Modi a fissare un incontro per domani, mercoledì
30 dicembre alle ore 14…
E sembra
che i leader della protesta abbiano le idee chiare: "Parteciperemo
all'incontro e cercheremo di discutere le proposte che abbiamo fatto. Se questo
andrà bene, ci sposteremo su altre questioni ", ha detto Rakesh Tikait,
portavoce nazionale dell'Unione Bharatiya Kisan.
"Se loro (il governo) non
sono d'accordo, faremo ulteriori colloqui. Il governo dovrà ascoltarci e
prendere le leggi. Se il governo non ci ascolta, continueremo a stare
qui", ha affermato.
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