ALCUNI SPUNTI SU COSA DIRE DURANTE IL CENONE DI NATALE SE IL DISCORSO CADESSE SUL TEMA: "OH, MA HA VISTO AMAZON COME STA CRESCENDO?!?"
In
questo periodo natalizio c'è forse solo un tema che ricorre nelle
conversazioni quanto quello della pandemia mondiale (e spesso legato
ad esso). In un periodo in cui abbiamo dovuto limitare i nostri
spostamenti, anche solo per comperare quello di cui avevamo bisogno,
a farla da padrone è ed è stato Amazon.
In una fase in cui tutti
noi stiamo rinunciando a qualcosa o perdendo qualcuno, c'è una
azienda che invece vince, anzi stravince. Amazon non ha rinunciato a
nulla, anzi ha approfittato della pandemia per fare profitti stellari
e sbaragliare ogni concorrenza.
È
importante continuare a parlare di Amazon.
Tantissime pagine sono
state scritte per denunciare il modello di sfruttamento intensivo e
totalitario con cui l'azienda tratta e gestisce i suoi dipendenti. Un
esercito di uomini e donne (spessissimo con contratti precari o
assunti tramite agenzie di lavoro) costretti a lavorare a ritmi
sfiancanti in un clima di continui ricatti e pressanti pungoli a
produrre, correre, "dare il massimo". Contemporaneamente se
si parla di tasse, Amazon non da nulla.
Ormai anche tantissimi
politici, ministri e parlamentari denunciano la spaventosa evasione
ed elusione fiscale di Amazon, ma al di là della retorica
scandalizzata che proviene da tutti i fronti, gli stessi nulla fanno
e hanno fatto a livello legislativo per impedire una così
mastodontica sottrazione di soldi pubblici e per sanzionare il
colosso dell'e-commerce.
Ma
- si dirà - Amazon e gli altri giganti dell'e-commerce danno lavoro a
tanti!
Beh, a leggere l'articolo che linkiamo alla fine di questo
post non è proprio così. E non parliamo solo della qualità del
lavoro definito da alcuni degli intervistati "il peggiore della
mia vita" ma ci riferiamo anche alla quantità: vogliamo mettere
qui l'accento sulla gigantesca distruzione di posti di lavoro che
Amazon opera.
"Ovunque vada, Amazon distrugge occupazione. Secondo una ricerca [...] le grandi catene tradizionali [...] danno
lavoro a 47 persone per ogni dieci milioni di dollari di fatturato. Nel caso di Amazon il rapporto è di 14 persone ogni dieci milioni. Lo scorso anno nel Regno Unito l’azienda ha fatturato 4,2 miliardi di sterline (circa 6,8 miliardi di dollari). Facendo una proiezione dei dati appena citati, si ottiene una perdita netta di 23mila posti di lavoro".I numeri dello squilibratissimo rapporto tra dipendenti e fatturato aziendale sono destinati ad aumentare perché i profitti di Amazon salgono costantemente a ritmi vertiginosi (lasciati "immacolati" dalla contribuzione fiscale) mentre i risicati salari dei dipendenti restano identici. Ma non c'è solo questo, il rapporto continuerà a sbilanciarsi a favore dei padroni di Amazon anche perché (purtroppo e per fortuna) l'automazione procede a passi da gigante e continuerà via via a sfoltire il numero di lavoratori.
Come
riporta l'articolo:
"Amazon ha appena acquistato, per 775
milioni di dollari, un sistema automatizzato di smistamento chiamato
Kiva" che promette di rendere non più necessari tantissimi
lavoratori.
Se le nostre società avessero come obiettivo il benessere di tutti e tutte, questa sarebbe una buona notizia che permetterebbe a chi lavora per Amazon di diminuire i ritmi massacranti di lavoro; di lavorare meno ore al giorno, al mese, all'anno; di far in modo che le mansioni più faticose siano svolte dalle macchine invece che dai muscoli e dai nervi di operaie e operai. Potremmo lavorare meno, tutti e meglio.
Ma non solo, tali innovazioni sarebbero un bene per l'intera società che potrebbe "liberarsi" progressivamente dalla necessità sociale di avere persone dedicate o costrette a svolgere lavori così duri, restituendo così tempo ed energie a molte persone. La società tutta potrebbe utilizzare queste nuove tecnologie per evitare sprechi ed essere più efficiente, diventando ad esempio in grado di "tracciare" quello di cui c'è bisogno e farlo arrivare a destinazione. Qualche esempio? Mascherine, tamponi, guanti usa e getta.
Ma nel mondo in cui viviamo - in cui i Governi al di là delle dichiarazioni, non pongono nessun ostacolo concreto allo strapotere di Amazon - l'automazione portata avanti da queste multinazionali si trasforma da un lato in disoccupazione di massa per sempre più persone e dall'altro lato in condizioni di lavoro schiavistiche "a ritmo di macchina" per chi riuscirà a non perdere il lavoro.
Quando quest'anno - durante la cena di Natale il discorso cadrà su Amazon - ricordiamo ai nostri cari alcune cose che anche il "fenomeno Amazon ci insegna".
Ricordiamo
loro, ad esempio, che l'umanità è capace di innovazioni
meravigliose, ma che i padroni delle grandi aziende le usano sempre e
solo contro di noi; che tutti noi quest'anno abbiamo rinunciato a
qualcosa, ma Amazon non ha smesso un attimo di fare profitti
miliardari; che Jeff Bezos guadagna ogni 10 secondi più di quanto i
suoi dipendenti riescano in un anno.
Ma ricordiamo loro anche che
le tecnologie moderne ci permetterebbero - con la maggior facilità
che sia mai stata a disposizione dell'uomo nella sua Storia - di
costruire una società all'insegna della pianificazione, dell'assenza
di sprechi, della costante riduzione dell'orario di lavoro,
dell'eliminazione delle componenti che rendono il lavoro insalubre,
logorante, troppo faticoso, pericoloso, ma che tutto questo, tutte
queste potenzialità, se restano nelle mani dei "Jeff Bezos e
simili", si ritorcono contro di noi e le nostre vite, rovinando
milioni di esistenze "solo" per... portare dei pacchi.
Gli
schiavi di Babbo Natale - Carole Cadwalladr – Internazionale
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