Cantiere del Muggiano, consegnata prima di Natale la prima fregata all'Egitto
A darne notizia è la Rete Italiana Pace e Disarmo, secondo cui
il 23 dicembre è stata consegnata "presso i cantieri del Muggiano a La
Spezia, la fregata multiruolo Fremm Spartaco Schergat, ora ribattezzata
Al-Galala".
La cerimonia di consegna, avvenuta senza alcun eco mediatico e
nessun comunicato, dà ufficialmente il via alla maxi-fornitura da 10
miliardi di euro che comprende, oltre alla fregata gemella "Emilio
Bianchi" anche venti pattugliatori d'altura, ventiquattro caccia
Eurofighter Typhoon, venti velivoli da addestramento M346 di Leonardo
oltre ad un satellite da osservazione.
Il motivo di tanta discrezione è noto: tra Italia e Egitto è in
corso da tempo un acceso scontro diplomatico a seguito dell'omicidio del
ricercatore Giulio Regeni, torturato e ucciso al Cairo nel 2016: lo
scorso 10 dicembre la Procura di Roma ha ufficialmente chiuso le
indagini chiedendo il rinvio a giudizio di quattro 007 egiziani, ma
proprio in questi ultimi giorni dell'anno la magistratura egiziana ha
ribadito la volontà di non voler collaborare su questo fronte
investigativo, riconducendo la morte del 28enne ad una banda di
criminali comuni, tra l'altro eliminati nel 2016 e scatenando le
reazioni indignate della Farnesina.
L'impasse diplomatico a quanto pare non influisce sul business
bellico, ma crescono le proteste: qualche giorno fa alla Spezia come
davanti a tanti municipi d'Italia si è tenuta una manifestazione
pacifista di protesta della Rete italiana pace e disarmo dal titolo
"Stop armi Egitto".
Nel comunicato della Rete Italiana Pace e Disarmo si legge: "È
inammissibile che questa ed altre forniture militari all'Egitto, Paese
coinvolto nel conflitto in Libia e il cui regime autoritario è
responsabile di incarcerazioni persecutorie nei confronti degli
attivisti per i diritti umani, vengano concretizzate senza alcun
dibattito in Parlamento in chiara violazione della legge 185 del 1990.
Una legge che (in piena coerenza con norme internazionali successive
ratificate dall'Italia, come il Trattato ATT) regolamenta le
esportazioni di sistemi e materiali militari italiani e che prevede che
l'esportazione di armamenti sia vietata verso i Paesi in stato di
conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell'articolo 51 della
Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi
internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei
ministri, da adottare previo parere delle Camere (art. 1. c. 6).
L'operazione di vendita è inoltre intollerabile in considerazione della
mancata collaborazione da parte delle autorità egiziane a fare chiarezza
sul terribile omicidio del nostro connazionale Giulio Regeni e della
prolungata incarcerazione del giovane studente Patrick Zaki e di
migliaia di attivisti e oppositori politici da parte del regime del
generale Al Sisi. Non a caso lo scorso 16 dicembre il Parlamento Europeo
ha approvato una specifica Risoluzione che denuncia l'aumento delle
esecuzioni in Egitto, il ricorso alla pena capitale e le sistematiche
violazioni alle libertà di espressione e dei diritti di difesa e nella
quale, si esortano gli Stati membri dell'Unione Europea a sospendere la
vendita di armi all'Egitto chiedendo una revisione profonda e completa
delle relazioni dell'Ue con l'Egitto, ivi compresa la possibilità di
misure restrittive nei confronti di alti dirigenti responsabili di
violazioni dei diritti umani".
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