Sono ormai alcuni mesi che è stato lanciato il Patto d’azione, con numerose assemblee telematiche, a cui va aggiunta l’assemblea nazionale delle lavoratrici e lavoratori combattivi di Bologna promossa dalle realtà del Patto d’azione con una partecipazione allargata ad altre realtà sindacali e politiche; sfociate nelle due giornate di lotta nazionali del 6 giugno e più recentemente del 24 ottobre.
Qual’è la linea, le battaglie che abbiamo sostenuto in questi mesi nel Patto.
Siamo partiti dal sentire comune che serve, soprattutto in questo autunno, sviluppare lotte, scioperi in ogni posto di lavoro, il lavoro alle fabbriche, estendere le lotte/vertenze in corso, dar loro continuità, coordinarle, unificarle sulle battaglie centrali.
A questo deve essere indirizzato il lavoro del Patto d'azione per un fronte unito anticapitalista, per trasformare lo scontro di classe in guerra di classe contro padroni, Stato, governo.
Il fronte avanza attraverso la lotta e se si basa sulla lotta, portando la sua piattaforma, le sue parole d'ordini che sono discriminanti per una lotta di classe, per porre le rivendicazioni sindacali in funzione
della lotta politica proletaria.Noi riteniamo che il Patto d'azione sia la vera novità prodottasi in questi mesi; non a caso ha vari nemici espliciti e impliciti.
Occorre legare lotte a Patto d'azione e Patto d'azione alle lotte. I padroni e lo Stato si attrezzano contro i lavoratori e e i lavoratori devono rispondere in maniera adeguata.
Alcune realtà politiche nel Patto parlano con sufficienza di coordinamento/unità delle lotte o ne parlano ma non la praticano. Ma questo lavoro è essenziale oggi. Non solo per dare forza alle lotte in corso, ma anche perchè è il primo decisivo passo perchè i lavoratori assumano una visione più generale, di lotta di classe anticapitalista.
Non dobbiamo trasformare il PdA in un intersindacale, in cui si mettano insieme tutti, dall’opposizione Cgil, ad altri pezzi del sindacalismo di base che non vogliono costruire il Patto d’azione e ancora meno il fronte unico di classe anticapitalista. Nè c'è una “unità dei sindacati di base”, che nella loro maggioranza esprimono posizioni riformiste.
Il Patto nasce in contrasto con la logica di raggruppamenti intersindacali che da sempre hanno costituito più un freno e una palude opportunista che l’affermazione dell’unità di classe attraverso le lotte. Queste realtà ora vogliono usare l'”Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi” per sostituire, contrapporsi, modificarne natura e percorso del PdA. Questo non deve essere permesso.
Non dobbiamo trasformare il PdA in un intergruppi – Non vogliamo una divisione tra gruppi e compagni che discutono di “massimi sistemi” e assemblea dei delegati e lavoratori combattivi che invece si occupano della lotte che stanno facendo. Gli stessi lavoratori devono respingere questa logica. La politica di classe è quella che non è slegata dalle lotte, dalla fase concreta del movimento dei lavoratori; e su questo non si avanza solo con le parole ma respingendo ogni logica di intergruppo, di organizzazioni che fanno “sfavillio di bandiere e poco lavoro”.
Occorre una strutturazione e organizzazione del Patto d'azione, fondata su tutte quelle realtà che ci hanno “messo il sangue”, che ci hanno messo il tempo, che credono nella necessità del Patto e la stanno costruendo concretamente. Questa è la discriminante.
Il PdA è stato il frutto di lotte già cominciate in piena pandemia, di proposte operanti già nei mesi precedenti e di un dibattito che ha partorito una piattaforma nazionale in 12 punti che raccoglie in generale le indicazioni delle lotte e indicano le battaglie da fare, fondandole sul protagonismo di operai e lavoratori.
La piattaforma serve per indirizzare su obiettivi di classe le lotte e far avanzare nella lotta la coscienza di classe. In questo senso essa si fa carico, oltre che delle battaglie necessarie dei lavoratori, sul terreno del salario, riduzione orario di lavoro, salute/sanità, anche di questioni come la lotta contro i decreti sicurezza, la lotta contro la repressione, la lotta contro spese militari e interventi imperialisti, la battaglia delle donne, dei migranti; e afferma in modo chiaro: “non vogliamo pagare la crisi dei padroni”, attraverso anche la rivendicazione di difficile realizzazione ma di necessaria battaglia, di una patrimoniale che colpisca padroni, banche e grandi ricchezze e che metta questi soldi a disposizione, come tutti gli altri soldi di provenienza europea, per la difesa del salario, del reddito ai senza reddito e soprattutto delle grandi necessità poste dall’emergenza sanitaria. Contrastando la politica del governo per cui tutti i soldi vanno ai padroni, mentre alle masse popolari non arriva nulla o briciole.
Ma questa piattaforma deve essere viva, agire in maniera unitaria e articolata, ed essere agente rispetto ai piani dei padroni e del governo annunciati e avviati.
Dobbiamo intensificare la lotta:
per il salario e i soldi per gli operai in cigs, per i lavoratori a basso reddito o senza reddito. Le decine di migliaia di cassintegrati devono avere un’indennità pari al 100%; così come le condizioni dei senza reddito se non si affrontano non permettono di mobilitare questa parte dell’esercito proletario.
per il lavoro, contro i licenziamenti, lotta che si sta combattendo in diversi posti di lavoro.
Il Patto deve invadere il campo delle fabbriche a rischio chiusura, che non vanno lasciate alla gestione disastrosa dei confederali e ne alla presuntuosa autosufficienza dei delegati interni che finiscono per legare la lotta agli incontri con il governo, ecc.
Il fronte della sanità, della scuola, dei lavoratori precari di ogni tipo ha bisogno di rivendicazioni generali per potere cambiare realmente le cose, in particolare l’assunzione di massa nella sanità, nella scuola, la rimessa al lavoro con contratti a tempo indeterminati nei settori colpiti dalla crisi covid.
Questo deve permetterci di costruire la forza per la battaglia centrale nella lotta di classe della riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga.
Vi sono altri 2 terreni importanti.
La questione dei migranti: vanno innanzitutto appoggiate e sostenute le proteste in corso, comunque si manifestino e le realtà che stanno conducendo una battaglia di prima fila là dove i migranti stanno arrivando, là dove sono rinchiusi e vessati, oltre che naturalmente la lotta dei braccianti, vanno sostenute le loro rivendicazioni
La questione donne/lavoratrici non va assolutamente derubricata a "questione di genere". Nell'emergenza coronavirus le lavoratrici, le proletarie, in una condizione peggiorata dal lockdown di lavoro, non lavoro, chiuse in casa, sono emerse con forza in maniera anche drammatica, vedi i casi dei femminicidi, di morti sul lavoro. Ma le lavoratrici, precarie, operaie migranti sono emerse con forza soprattutto perchè stanno lottando e in queste lotte stanno esprimendo precisi obiettivi/piattaforme espressione del doppio sfruttamento e doppia oppressione, che devono essere assunte nel PdA.
Contro la repressione che padroni e Stato stanno portando avanti contro le lotte, i lavoratori e lavoratrici d'avanguardia, contro il diritto di sciopero, di manifestazione, di agibilità sindacale, il PdA porta avanti la parola d'ordine: “tocca uno, tocca tutti”, che sta vivendo realmente nelle lotte, da Modena, a Palermo, ecc. Questa unità solidale va costruita dal Patto concretamente, non è un processo spontaneo, e deve superare ogni logica: se toccano i nostri lavoratori toccano tutti, toccano gli altri fatti loro…
Il Patto d’azione deve rafforzarsi nelle fabbriche. Nelle fabbriche la situazione è difficile, il movimento operaio è debole e messo in difesa; c'è il peso, la presenza dei sindacati confederali. Ma le fabbriche sono il cuore, la “postazione” strategica della lotta di classe.
Nelle fabbriche si mostra chiaramente la logica del governo e la politica dei padroni; in esse viene portato avanti uno sfruttamento ai tempi del covid, si attacca il salario, peggiorano le condizioni di lavoro, si attaccano i diritti, con l’obbiettivo – espresso esplicitamente dalla Confindustria di Bonomi, di far fuori “il sindacato” di per sé, come strumento di difesa dei lavoratori, per portare avanti un moderno fascismo del capitale che ha il suo centro, come storicamente è sempre stato, nelle fabbriche.
Nel PdA è avanzato l’internazionalismo, questo è un bene, perchè gli operai, i lavoratori sono una classe internazionale, ma di queste lotte non si deve solo parlare, o esaltarle, devono essere anche prese ad esempio per rinnovare realmente contenuti e forme di lotte necessarie allo sviluppo della lotta di classe, della guerra di classe, del fronte unito proletario e popolare contro il capitale e i suoi governi.
Nel dibattito del Patto d'azione si è ripresentata la questione del rapporto sindacale/politico.
Questo viene affrontato sia da destra, per negare la lotta politica e mantenere i lavoratori solo sul terreno della lotta economica, sia da “sinistra”, intrecciando sindacale e politico, dicendo che la lotta sindacale che fanno i lavoratori combattivi è già lotta politica, portando un bel po' di confusione. Contro l'offensiva del padronato, del governo, dello Stato/polizia e contro la linea di cogestione dei sindacati confederali nel tessuto delle lotte sindacali dei lavoratori si sviluppano tra settori di avanguardia dei lavoratori posizioni di denuncia, di opposizione politica, l'esigenza di una lotta politica. Gli operai nella lotta capiscono che la lotta sindacale, anche la più dura non basta.
Questo pone la giusta linea che lotta rivendicativa si deve svolgere in funzione della lotta politica, all'interno della prospettiva di un altro potere, in mano ai lavoratori.
Il ruolo del Patto d’azione per il fronte unico anticapitalista, può permette di affermare quel nesso tra economia e politica che si oppone in maniera frontale al nesso tra economia e politica di padroni e governo, di Stato e capitale.
Nello stesso tempo, però, l'esigenza della lotta politica tra i settori d'avanguardia dei lavoratori mette in luce la mancanza di un partito del proletariato, a cui i comunisti mlm, ma radicati nelle lotte, devono lavorare.
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