Durante la serata dedicata ad Engels, maestro del proletariato, il 28 novembre scorso, si è detto che ha dedicato tutta la sua vita alla descrizione della condizione della classe operaia, alla organizzazione della classe operaia e alla rivoluzione della classe operaia.
E dal documento che pubblichiamo
oggi (un intervento di Engels fatto durante la Conferenza di Londra dell’Internazionale
il 21 settembre del 1871, all’indomani della Comune di Parigi, all’indomani
cioè della sconfitta della prima esperienza di rivoluzione proletaria e di
governo proletario), si può ben vedere quanto sia alta l’attenzione posta proprio
al problema dell’organizzazione della classe operaia.
In quella Conferenza lo scontro
era soprattutto con gli anarchici, sulla strategia e la tattica della classe
operaia, su questioni di principio, cioè, che restano validi anche oggi.
Engels attacca in maniera chiara
e semplice gli anarchici che coprivano la loro opposizione alla politica dell’Internazionale
con la parola d’ordine dell’astensione in politica, per portare avanti,
nella sostanza, la loro politica.
Innanzi tutto, nessun equivoco: gli
operai devono fare politica!
“L’esperienza della vita
attuale – dice Engels - e l’oppressione politica che è loro imposta dai governi
esistenti, per degli obiettivi o politici o sociali, costringe gli operai a
occuparsi di politica, che lo vogliano oppure no.”
E, quindi: “Si tratta soltanto di come la si
fa” la politica, ma per farla, il partito della classe operaia deve essere
indipendente, per non spingerla nelle “braccia della politica borghese”
o piccolo-borghese!
“… la politica che bisogna
fare è la politica operaia; bisogna che il partito operaio sia
costituito non come la coda di qualche partito borghese, ma piuttosto come
partito indipendente, che ha il proprio obiettivo, la propria politica.”
Posizione strategica e tattica
chiara, una ferma posizione di classe, che ha posto le basi di principio per la
formazione del “partito operaio”.
***
Friedrich Engels
Sull’azione politica della
classe operaia
Nota manoscritta del discorso
pronunciato alla seduta del 21 settembre 1871 della Conferenza di Londra
Il cit. Engels. L’astensione
assoluta in materia politica è impossibile; tutti i giornali astensionisti
fanno anch’essi politica. Si tratta soltanto di come la si fa, e quale
politica. Del resto, per noi l’astensione è impossibile. Il partito operaio
esiste ormai come partito politico nella maggior parte dei paesi. Non siamo noi
che dobbiamo mandarlo in rovina predicando l’astensione. L’esperienza della
vita attuale e l’oppressione politica che è loro imposta dai governi esistenti,
per degli obiettivi o politici o sociali, costringe gli operai a occuparsi di
politica, che lo vogliano oppure no. Predicare loro l’astensione
significherebbe spingerli nelle braccia della politica borghese. Soprattutto
all’indomani della Comune di Parigi, che ha messo l’azione politica del
proletariato all’ordine del giorno, l’astensione è del tutto impossibile
Noi vogliamo l’abolizione delle
classi. Qual è il mezzo per pervenire a ciò? La dominazione politica del
proletariato. E proprio quando siamo tutti d’accordo su questo, ci si chiede di
non metterci in politica! Tutti gli astensionisti si dicono rivoluzionari, e
addirittura i rivoluzionari per eccellenza. Ma la rivoluzione è l’atto supremo
della politica; chi la vuole deve volere il mezzo, l’azione politica, che la
prepara, che dà agli operai l’educazione per la rivoluzione e senza la quale
gli operai, all’indomani della lotta, saranno ancora vittime dei Favre e dei
Pyat. Ma la politica che bisogna fare è la politica operaia; bisogna che il
partito operaio sia costituito non come la coda di qualche partito borghese, ma
piuttosto come partito indipendente, che ha il proprio obiettivo, la propria
politica.
Le libertà politiche, i diritti
di riunione e di associazione e la libertà di stampa, sono queste le nostre
armi, e dovremmo incrociare le braccia ed astenerci se ce le vogliono togliere?
Si dice che ogni atto politico implichi che si riconosca lo stato di cose
esistente. Ma quando questo stato di cose ci fornisce dei mezzi per protestare
contro di esso, far uso di questi mezzi non è riconoscere lo stato esistente.
Scritto il 21 settembre 1871.
[Marx Engels - Opere Complete - Vol. XXII pag.399]
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