Continua la lotta contro questa classe dirigente ladra e corrotta
“Killon ya’ni killon“, “tutti significa tutti”, era la parola d'ordine delle proteste e delle rivolte popolari per la crisi economica, della rabbia dopo la strage di Stato del 4 di agosto al porto. Ma si è trattato di rivolte spontanee che le masse hanno chiamato thawra (rivoluzione), a cui gli imperialisti hanno risposto con l'insulto, con l'imposizione della stessa classe dirigente odiata dal popolo. Solo la vera Rivoluzione, la guerra di popolo antimperialista, socialista è in grado di andare fino in fondo. Ogni altra strada è un'illusione fallimentare per le masse
da Nena News
Hariri torna al governo esattamente un anno dopo che si era dimesso a causa delle proteste di massa di migliaia di libanesi iniziate il 17 ottobre.
E così il mondo politico locale in palese difficoltà, pur spaccato come ha evidenziato il voto di ieri, si è affidato all’usato sicuro Hariri per superare la bufera finanziaria, sociale ed economica (drammatico l’aumento della povertà) che la devastante esplosione nel porto di Beirut a inizio agosto (circa 200 morti e oltre 7.000 feriti) ha aggravato. Dopo essersi definito il “naturale candidato per guidare il
Libano”, Hariri, figlio dell’ex primo ministro e ricco uomo d’affari Rafiq Hariri assassinato nel 2005, ha promesso di “formare un governo di specialisti, senza membri di partito, il cui compito sarà quello di implementare le riforme economiche, finanziarie e amministrative richieste dall’iniziativa francese”. Macron – da sempre sostenitore di Hariri che è anche cittadino francese e saudita – sostiene che le riforme siano necessarie affinché il Libano ottenga i 253 milioni di euro stanziati dopo l’esplosione di agosto.Hariri, intanto, ha già incassato il sostegno del segretario statunitense per gli Affari nel Medio Oriente Shenker che ha ribadito l’appoggio garantito lunedì al telefono dal Segretario di Stato Pompeo ad Aoun. “A patto” – ha però precisato Washington – che si risolva la “questione Hezbollah”, nemici giurati degli Usa in quanto filo-iraniani. Nella visione della Casa Bianca c’è la normalizzazione dei rapporti tra Libano e Israele sulla scia di quanto già sta avvenendo per molti altri paesi arabi. Sostegno per Hariri è poi giunto anche dal Coordinatore speciale Onu per il Libano Kubis che ha invitato le forze politiche locali a stringersi intorno al neo-premier per avviare il processo di riforme.
Inascoltate, invece, restano le voci di migliaia di libanesi che dopo un anno di lotte si ritrovano nei fatti punto a capo. Basta vedere le tre principali cariche libanesi da chi sono ricoperte: Aoun, Hariri e Berri (presidente del Parlamento). Lo stesso triumvirato di un anno fa: una beffa per i tanti che in Libano sognano un Paese libero da qualunque settarismo e chiedono con forza la rimozione dell’intera classe politica corrotta.
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