Coronavirus, è allarme nelle carceri: positivi 145 detenuti e 199 tra poliziotti e funzionari.
Posted on 27/10/2020
Netto aumento di casi di Coronavirus nelle carceri italiane. Gli ultimi dati forniti dall’Amministrazione Penitenziaria parlano di 145 detenuti/e e 173 tra poliziotti penitenziari, funzionari e operatori. Particolarmente allarmante la situazione al carcere di Terni, …. i contagiati sarebbero 22 e dove, dal 19 ottobre, è stato annunciato lo “sciopero del carrello” da parte dei compagni anarchici prigionieri.
Roma, detenuta trascinata nuda e nell’acqua fredda: due agenti sospesi dal servizio a Rebibbia
Posted on 27/10/2020
Sono accusati di falso e abuso di autorità due agenti della polizia penitenziaria ai quali ieri è stata notificata un’ordinanza che li sospende per un anno dal servizio. E’ una storia di omissioni, falsi e violenza quella che si è consumata a luglio dello scorso anno nella casa circondariale femminile di Rebibbia. Due agenti, una sovrintendente e un assistente capo coordinatore in servizio nell’istituto, sono accusati di falso ideologico e di abuso di autorità contro arrestati o detenuti. Secondo l’accusa i due, come documentato anche dal sistema delle telecamere per la sorveglianza interna, hanno fatto uso della forza nei confronti di una detenuta, E poi, per coprire l’accaduto hanno fatto una relazione di servizio in cui attestavano che la detenuta aveva aggredita la poliziotta, cosa che, però, non è mai avvenuta. “Non risulta che la detenuta stesse tenendo un comportamento aggressivo che abbia reso necessario l’intervento di un agente di sesso maschile, né dai filmati risultano situazioni che rendessero necessario l’uso della forza per lo spostamento della detenuta, come sostenuto dagli indagati nell’interrogatorio” si legge nell’ordinanza firmata dal gip Mara Mattioli.
Scritto di Natascia, dal carcere di Piacenza, in sciopero della fame dal 24 ottobre
Un anno, due mesi e 24 giorni. E’ il tempo che è trascorso dal mio arrivo a Piacenza, tempo pieno di
vuoto, tempo speso ad addomesticare tutti i propri sensi, nella sperimentazione di un’autodisciplina che permetta di trasformare alchemicamente lo spreco di una vita in esperienza formativa. Non ho mai cercato il conflitto, nonostante la quotidianità, qui, sia la riproposizione costante di occasioni di scontro; ove abbia opposto le mie ragioni a questo sistema di neutralizzazione dell’individuo, ho cercato di farlo con “educazione”, nel forzato rispetto dei ruoli, tentando di fare mie, o se non altro mie armi, quelle stesse illogiche dinamiche che i carcerieri issano a propria bandiera: regole, diritti, doveri, protocolli. E non lo dico certo per farmene un vanto, tutt’altro: ma l’esperienza umana, in galera, è talmente distante da un qualsivoglia buon senso, senso comune, o semplicemente senso qualsiasi, che bisogna giocare la partita anche sapendo bene che è truccata. E ciò nonostante è stato inevitabile, con il solo riaffermare e preservare la mia dignità, il crearsi di un rapporto di manifesta inimicizia con alcuni graduati e dirigenti di questa prigione, senza stupore e senza sforzo, per gli stessi ruoli assegnatici dalla natura e i posti a sedere assegnatici dalla vita e dalle scelte personali. E dunque la solerzia di alcune guardie particolarmente comprese nel proprio ruolo, calorosamente spalleggiate dalla comandante dell’istituto, ha fatto sì che i contenuti della mia corrispondenza privata, anche scaduto il primo provvedimento di censura nel dicembre 2019, privati non fossero mai, in barba a ciò che dice il codice penale. Particolare dispetto suscitavano immagini iconiche e A cerchiate, a riprova della profondità d’analisi che caratterizza il loro operato sempre, per non parlare delle esplicite manifestazioni di solidarietà. Ben fragili e miseri devono essere “l’ordine e la sicurezza dell’istituto” (questa la motivazione in calce ai trattenimenti) se una cartolina o la foto di una scritta su un muro li possono mettere in pericolo. E’ stato dunque su sollecito del carcere di Piacenza, se non dietro sua esplicita richiesta (questo non lo posso sapere) che il 16/09/2020 mi viene notificato un secondo provvedimento di censura della durata di sei mesi firmato dal GIP. Ho scelto di ricorrervi tramite avvocato, ed ancora una volta fare buon viso a cattivo gioco, e attendere pazientemente che fissino una data per il ricorso, e tutta la trafila. Nel frattempo però, ai miei carcerieri sembra passata la voglia di fare il loro lavoro, e così l’ufficio comando, che si occupa della mia posta, se si fa vedere lo fa una volta a settimana, o anche più raramente. La posta in uscita non esce, quella in entrata si accumula sulle loro scrivanie. Perfettamente in linea con lo spirito da statali pressapochisti con cui dirigono l’intero carcere, e ad ulteriore conferma (se mai ce ne fosse bisogno) del carattere punitivo e ritorsivo del provvedimento, visto che quello che scrivo/ricevo in fondo non interessa neanche. Ben altro ci vuole per fiaccare il mio morale, ma è particolarmente irritante il fatto che nel non-luogo teoricamente deputato ad insegnarci a viva forza il rispetto della legge, i loro codici valgano quanto la carta straccia, ed è a mio avviso sbagliato tacere l’arbitrarietà ignorante con cui fanno il loro brutto mestiere.Brescia – Provocazioni della polizia locale al presidio in solidarietà con Younes e contro gli abusi di potere. Posted on 27/10/2020
Dopo il fermo, ingiustificato e violento della polizia locale nei confronti di Younes, si è tenuto sabato scorso a Brescia un partecipato presidio di solidarietà, nel corso del quale non sono mancate altre provocazioni poliziesche nei confronti dei manifestanti. Esprimiamo solidarietà rossa e proletaria a Younes, alla sua famiglia e a tutti i solidali che non si sono fatti intimidire dalle provocazioni e continuano denunciare e a lottare contro gli abusi di potere. Soccorso rosso proletario
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