giovedì 29 ottobre 2020

pc 29 ottobre - "DUE PIAZZE" - COSTRUIRE CON LA LOTTA E L'ORGANIZZAZIONE LA PIAZZA PROLETARIA - intervento

compagni e compagne 

Gli operai, le lavoratrici, i lavoratori, i giovani proletari hanno cento, mille ragioni di scendere in piazza contro il governo, contro i padroni, contro provvedimenti che non vanno affatto nella direzione di difendere realmente il salario dei lavoratori, le condizioni di vita, la salute, che continuano a lasciare le cose come stanno - malissimo - nella sanità e che "risolvono" questioni importanti e fattore di contagio, come i trasporti, imponendo alla maggiorparte degli studenti di stare a casa; contro il fatto che il governo italiano non decide neanche una minima patrimoniale sui profitti e le ricchezze di padroni e ricchi parassiti che consumano in un giorno lo stipendio di un anno di un operaio...

Quindi dobbiamo, in continuità col 24, ritornare nelle piazze, fare scioperi, lotte sui posti di lavoro, nei quartieri, nelle scuole - su questo non ci deve essere alcun opportunismo, moderazione, neanche nelle forme di lotta - gli operai sanno ben fare lotte dure, "violente" quando serve; sanno attrezzarsi per resistere alla polizia. 

In questi giorni si stanno sviluppando manifestazioni di protesta da parte di commercianti, ristoratori, proprietari di palestre, ecc. contro i provvedimenti di chiusura serale o totale dell'ultimo Dpcm del governo; in alcune città a queste manifestazioni via via a loro si aggregano altre persone, giovani, a volte anche lavoratori dipendenti degli stessi commercianti, ristoratori che protestano. 
Ma i lavoratori non possono andare insieme ai piccoli e medi padroni o padroncini, che lottano per sè, per cui la "libertà" (che viene gridata nelle piazze) è tornare a fare soldi come prima e in questo fare c'è eccome lo sfruttamento a lavoro nero di giovani, ragazze, donne, l'evasione delle tasse, ecc; padroni e padroncini che qualche giorno prima hanno pure licenziato i lavoratori. Per questo, una logica della serie: se chiude il bar io perdo il lavoro, se viene difeso il ristoratore viene salvaguardato il mio lavoro e il mio salario non funziona. 
"Non stiamo nella stessa barca" e questo lo sa bene il governo che in queste ore sta decidendo soldi da dare a commercianti e a ristoratori, mentre ai lavoratori, a chi ha perso il lavoro, dà qualche bonus una tantum, e una proroga della cassintegrazione-covid che copre poco più di metà del salario perso e che tanti lavoratori e le lavoratrici stanno ancora aspettando da maggio, mentre ai commercianti li si vuole far arrivare subito tramite bonifico...   

Ma in alcune città, come Torino, in parte a Napoli, la partecipazione alle proteste è più ibrida, mischiata, ci sta gente diversa, non organizzata, ognuna andata per le proprie condizioni; a volte si tratta di altre piazze, differenti da quelle dei commercianti; e qui sono soprattutto i i giovani, giovanissimi ad essere in tanti, senza alcuna appartenenza o riferimento politico, giovani delle periferie, o, come ha detto qualche compagno a Torino, che sembrano come i ragazzi del film "Le miserable", che vanno in piazza senza un preciso scopo di rivendicazioni 
Allora a fronte di queste proteste che facciamo? Ce ne stiamo a casa...? Ci andiamo dietro?  
O andiamo a portare la "linea giusta"?

NO! Dobbiamo creare la nostra "piazza" di lotta proletaria, un altro riferimento per i giovani, i disoccupati, le masse popolari, farci vedere, essere combattivi, portare le rivendicazioni dei lavoratori, fare il nostro.  
Il problema non è "andare o non andare" (questo ogni realtà di lotta, di movimento di classe, le realtà del Patto d'azione, possono valutarlo sulla base della situazione concreta), ma costruire la "piazza proletaria", che è diversa e contro, ed è diversa nelle parole d'ordini, negli obiettivi, nello scopo attuale e futuro della lotta.
Una "piazza" che deve dare ritmo alla mobilitazione proletaria, tenendo conto dei tempi dei lavoratori e non andando dietro ai tempi delle proteste in corso; intervenendo anche nelle proteste dei settori popolari, in maniera autonoma e di classe, ma per separare i lavoratori dai padroni, non per unire o mediare. 

PS. Chiaramente stiamo parlando delle proteste spontanee, dei settori popolari, dei giovani, dei settori popolari che rischiano la povertà. 
Mentre le proteste organizzate da fascisti, leghisti, negazionisti, da FdI, forza nuova, come quella a Roma in piazza del popolo vanno combattute e basta!

MC - proletari comunisti
28/10/2020

Nessun commento:

Posta un commento