Occorreva una direzione di classe, che non vi era all'interno e che aveva bisogno di tempi più lunghi per organizzarsi, per affermare l'autonomia di classe, operaia nella lotta, negli obiettivi, contro padron Riva, governi e contro l'aziendalismo dei sindacati operai e il corporativismo dei capi e settori di operai.
Ma poi ci sono state i "frenatori", che giocando sugli aspetti ancora confusi, e strumentalizzando il dolore della popolazione, hanno detto NO alla rivolta, mettendo in difesa gli operai e confondendo le acque.
QUESTO RESTA TUTTORA IL VERO PROBLEMA - anche se una parte dei "guai" ormai è fatta, soprattutto in termini di netta riduzione della massa/forza degli operai.
Chi tra i lavoratori vuole capirlo senza paraocchi, da quella rivolta e dagli avvenimenti del 2012 è bene che parta.
Noi li abbiamo analizzati nel libro "ILVA, LA TEMPESTA PERFETTA", e lo vogliamo riconsegnare agli operai più coscienti perchè ne facciano strumento di comprensione e nuova azione, necessaria e possibile.
Oggi, riportiamo alcune brevi parti dall'introduzione:
Arrivano i due giorni di blocchi
e rivolta del 26/27 luglio. La rivolta, pur mantenendo
l’ambiguità dei contenuti del 30 marzo, questa volta è molto sentita da parte della massa
operaia, e mostra di fatto la forza e il peso degli operai dell’Ilva
che hanno e che potrebbero avere molto di più se guidati da una
linea di classe.
Gli operai che poi faranno il ‘Comitato
liberi e pensanti’, tendono invece a giudicare questa rivolta alla stessa
stregua del 30 marzo. Ma questo è vero solo in parte. c'è
sicuramente il tentativo dei capi di orientare la rivolta in senso
aziendalista ma, a differenza del 30 marzo, gli operai non vi
partecipano solo perchè ricattati dall'azienda, ma perchè
sinceramente preoccupati.
Il secondo giorno già emerge la
posizione di questi operai del futuro Comitato che poi si radicalizzerà, che punta a fermare
la rivolta, i blocchi in nome del rispetto della città, col pretesto
che si dovrebbe bloccare in fabbrica...
La posizione dello Slai cobas è che la
rivolta deve continuare su giuste parole d’ordini, e l’indicazione
che portiamo alla fabbrica è di non partecipare alla
manifestazione-passeggiata dei sindacati confederali...
La Tempesta perfetta. Tutti gli attori con le loro tattiche
portano a una “tempesta perfetta” con una fine nota: si può
arrivare alla cancellazione della più grande fabbrica del nostro
paese, del principale centro siderurgico d’Europa, della più
grande concentrazione di operai, in nome di una ecocompatibilità
assoluta, in cui l’acciaio non serve più, è obsoleto, in cui il
problema non è il lavoro ma il reddito, trasformando cosi quasi
15mila operai tra Ilva e indotto in assistiti, cassintegrati senza
sbocco, in una realtà in cui ci sono già centomila disoccupati,
servizi sociali disastrati ecc.; prospettando un futuro come
Pittsburgh, dove al posto delle acciaierie ora ci sono Walmart e
l’Hi-Tech, catene di supermercati, mega università, ma sono
spariti gli operai; o come Lecce, dove grazie alle “notti della
Taranta” e al “barocco” si sviluppa certo un’economia del
turismo, ma guarda caso il tasso dei tumori è altrettanto alto, se
non di più, come a Taranto; ecc.
In questo periodo, sia a livello locale
che nazionale, si sviluppa una fiera di “idee alternative”, di
“soluzioni” sul dopo e senza Ilva, che di fatto vede ormai come
partita chiusa il necessario scontro, ancora da portare avanti, tra
operai e azienda, governo e Stato.
Sul fronte Ilva, c’è una reazione
operaia, prima aziendalista, poi di difesa dei posti di lavoro, con
una dinamica che cambia di giorno in giorno. Bisogna dire, però, oggi la
maggioranza degli operai non è con Riva, è convinta che la fabbrica
debba essere messa a norma, considera nemici il governo, Stato,
padroni. Gli operai del Mof, dopo l’assassinio di Claudio Marsella
hanno scioperato e fatto il presidio davanti alla fabbrica per 15
giorni, una cosa mai vista prima. Vi è stata la mobilitazione del 27
novembre con l’invasione in massa degli operai della fabbrica
costringendo poi il Direttore dello stabilimento a scendere e a
parlare di fronte a migliaia di operai. Vi è una permanente
contestazione dei sindacati confederali...
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