75 anni fa moriva, ucciso dai nazisti Fedor Poletaev, domenica 2 febbraio, le celebrazioni
Il tempo tende a sbiadire ogni cosa ma, sono
trascorsi 75 anni e la Val Borbera continua a ricordare onorando il suo
eroe
Fedor Poletaev, il partigiano russo
della Pinan Cichero che, partito da Kastino, un paese nella regione
Russa di Rjazan, arriva, dopo molte tragiche vicissitudini, a concludere
la propria vita in Val Borbera. Fedor, che qui tutti chiamano Fiodor, è
morto durante la battaglia di Cantalupo, ucciso dai colpi di mitra
sparati dai soldati di Hitler il 2 febbraio 1945, l’unica vittima di una
della più cruente battaglie combattute in Val Borbera, durante la
guerra di Resistenza, unico straniero cui è stata conferita la Medaglia
d’oro al Valor Militare.
Soldato dell’Armata Rossa, nell’estate del 1942,
nel corso di una battaglia viene ferito e fatto
prigioniero dai nazisti. Trasferito da un campo di concentramento all’altro, nel 1944 viene internato in un campo nei pressi di Tortona, dopo pochi mesi, nell’estate del 1944, Fedor, insieme ad un gruppo di prigionieri, riesce a fuggire e a raggiungere la Val Borbera, dove si unisce ai partigiani Partecipa a molte azioni contro i nazi-fascisti, fino alla battaglia del 2 febbraio 1945, quella di Cantalupo, quando una colonna tedesca ed un battaglione della famigerata “Turkestan”, composta da ex prigionieri sovietici, georgiani e mongoli, forzano il blocco di Pertuso ed occupano Cantalupo Ligure. I partigiani della “Oreste” decidono il contrattacco, sebbene stremati dal freddo, dalle privazioni e dai continui scontri. Convergendo sul nemico lungo la strada, fuori dell’abitato che conduce al ponte di San Nazzaro, ingaggiano una battaglia per ore, nella neve alta sino alle ginocchia. Le sorti della battaglia sarebbero state terribili per i partigiani, se Fedor non avesse creato un diversivo, lanciandosi contro il nemico e intimandogli la resa in russo, lingua che i “mongoli”, conoscevano bene. Una raffica di mitra lo colpisce in pieno petto, ma il suo eroico gesto ha determinato il successo di quella battaglia. Al termine degli scontri, i nazisti subirono pesanti le perdite: 12 morti, 5 feriti, 41 prigionieri, oltre alla confisca di armi e munizioni. Poletaev, unico partigiano caduto in quella giornata è stato seppellito nel cimitero di Rocchetta e successivamente le sue ceneri sono state trasferite al cimitero di Staglieno, nel Campo perenne dei Caduti della Libertà.*
prigioniero dai nazisti. Trasferito da un campo di concentramento all’altro, nel 1944 viene internato in un campo nei pressi di Tortona, dopo pochi mesi, nell’estate del 1944, Fedor, insieme ad un gruppo di prigionieri, riesce a fuggire e a raggiungere la Val Borbera, dove si unisce ai partigiani Partecipa a molte azioni contro i nazi-fascisti, fino alla battaglia del 2 febbraio 1945, quella di Cantalupo, quando una colonna tedesca ed un battaglione della famigerata “Turkestan”, composta da ex prigionieri sovietici, georgiani e mongoli, forzano il blocco di Pertuso ed occupano Cantalupo Ligure. I partigiani della “Oreste” decidono il contrattacco, sebbene stremati dal freddo, dalle privazioni e dai continui scontri. Convergendo sul nemico lungo la strada, fuori dell’abitato che conduce al ponte di San Nazzaro, ingaggiano una battaglia per ore, nella neve alta sino alle ginocchia. Le sorti della battaglia sarebbero state terribili per i partigiani, se Fedor non avesse creato un diversivo, lanciandosi contro il nemico e intimandogli la resa in russo, lingua che i “mongoli”, conoscevano bene. Una raffica di mitra lo colpisce in pieno petto, ma il suo eroico gesto ha determinato il successo di quella battaglia. Al termine degli scontri, i nazisti subirono pesanti le perdite: 12 morti, 5 feriti, 41 prigionieri, oltre alla confisca di armi e munizioni. Poletaev, unico partigiano caduto in quella giornata è stato seppellito nel cimitero di Rocchetta e successivamente le sue ceneri sono state trasferite al cimitero di Staglieno, nel Campo perenne dei Caduti della Libertà.*
*Notizie storiche tratte da: Archivio Istituto
Storico della Resistenza di Alessandria – Giambattista, Ponte Rotto ed.
Colibrì, – Fondo sociale di F.A. Poletaev – Centro Ligure di Storia
Sociale – Il ritratto e nonumento di Fedor Poletaev dal giornale Ogoniok
– foto di repertorio: Massimo Sorlino)
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