28 GENNAIO 2020
Stamattina ci troviamo qui, presso la Direzione del Distretto
sanitario di Udine, in solidarietà con i prigionieri del carcere di via
Spalato, che negli scorsi mesi hanno denunciato le gravissime carenze
dell’area sanitaria, educativa e psicologica.
Ci troviamo per protestare qui al Distretto sanitario perché è al
direttore di questa struttura che spetta la responsabilità delle
funzioni di tutela dei/delle pazienti e di vigilanza sull’opera del
personale sanitario operante nel carcere.
In particolare i detenuti ci informano che, da parte del personale sanitario interno alla prigione, ci sono gravi e immotivati ritardi
nell’intervenire tempestivamente, quando cioè ci si sente male, e che
l’infermeria non è presidiata sulle 24 ore né sui 7 giorni, e questo
significa che chi si sente male fuori dall’orario di apertura deve
essere ogni volta accompagnato dalle guardie in ospedale (e di
conseguenza, attendere che le guardie siano disponibili). Ci sono
detenuti con stomia che devono aspettare il ritiro della sacca dalla
mattina alla sera. Vengono somministrati psicofarmaci senza consenso.
mattina alla sera. Vengono somministrati psicofarmaci senza consenso.
Una situazione di grave carenza la viviamo anche fuori dalle mura del carcere, noi “prigionieri sociali” non reclusi, prigionieri di una società dove il settore sanitario viene chiamato White Economy ed è considerato un settore produttivo a sé stante.
Dove ormai i costi tra prestazioni sanitarie offerte dal settore
pubblico con la lievitazione del ticket e dal settore privato sono quasi
i medesimi.
La sanità non è più un apparato che tende a garantire la tutela
della salute a tutta la popolazione, in modo omogeneo e gratuito, bensì
un settore dell’ingranaggio economico in cui la funzione sanitaria è
ridotta e sorretta da funzioni più redditizie (ricerca e università).
Inoltre le persone recluse in via Spalato ci informano che gli psicologi e gli educatori, figure
che dovrebbero occuparsi di rendere più veloci le pratiche relative
alle misure alternative al carcere (ricordiamo che a Udine sono recluse
solo persone con pene inferiori ai 5 anni) stiano facendo di tutto per
ingannare ed impaurire i detenuti appartenenti alle fasce più deboli
della società, manipolando le relazioni e condizionando il trattamento.
A Udine come anche a Tolmezzo, dalle carceri trapelano squarci di una
stessa realtà di repressione e pratiche di tortura (ricordiamo
l’esposto del Garante nazionale Mauro Palma per gli abusi che si sono
verificati il 19 maggio 2019 nel carcere di alta sicurezza del capoluogo
carnico, dove le guardie hanno utilizzato un idrante per oltre un’ora
contro un prigioniero là detenuto, lasciandolo nella cella allagata per
tutta la notte): e sono frammenti che vanno a comporre un unico
processo, di selezione ed esclusione, volto a spingere costantemente
verso il basso il costo della forza-lavoro: da un lato produrre larghe
fasce di società utilizzabili come manodopera precaria e malpagata,
dall’altro gestire le eccedenze escluse attraverso la sfera penale,
diventata a sua volta un nuovo campo di investimento produttivo.
Oggi i tassi di carcerazione sono in aumento perché il legislatore
ha prodotto nuove tipologie di reato e aggravanti per chi desterebbe
allarme sociale. In proposito diamo una cifra, relativa certo a una
situazione più estrema di quella italiana ma che dà un’idea di ciò di
cui stiamo parlando: la popolazione carceraria degli Stati Uniti è di 2
milioni e 300 mila persone… un numero pari al totale dei lavoratori
occupati nel settore agricolo (e industrie affini) di quel Paese!
In questa ottica di selezione/esclusione vanno inserite pure tutte
le strutture per internare gli immigrati privi di documenti in regola, i
Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR), autentici lager. E,
scendendo a catena, tutta l’ambigua galassia dell’accoglienza ai
rifugiati, vera e propria fabbrica di forza-lavoro a costo zero, una
sfera dove si sperimentano nuovi obbiettivi di docilità: non solo
attraverso il controllo e lo sfruttamento, ma con l’interiorizzazione di
norme comportamentali e standard di vita imposti, da rispettare per non ripiombare nel pantano della clandestinità.
CONTRO SFRUTTAMENTO E CONTROLLO! SOLIDARIETÀ AI PRIGIONIERI DELLA
GALERA DI UDINE! SANITÀ E CURE PER I PROLETARI E LE PROLETARIE! FUORI IL
CARCERE E IL CAPITALE DALLE NOSTRE VITE! CHIUDERE TUTTI I CPR!
SOLIDARIETÀ AI PRIGIONIERI DEL CPR DI GRADISCA! RICORDANDO VAKHTANG
ENUKIDZE, PERCHÉ L’ENNESIMA MORTE DI STATO NON PASSI SOTTO SILENZIO!
Assemblea permanente contro il carcere e la repressione
Contatti: liberetutti@autistiche.org
Associazione “Senza Sbarre” Casella Postale 129 34121 Trieste
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