Siamo di fronte all'aggravarsi della
guerra in Libia, che è diventata ormai una guerra generale per
interposta persona, che vede tutte le potenze imperialiste e i
regimi reazionari dell'area impegnati dietro i
signori della guerra libica, Haftar, Serraj, le bande che agiscono in
altre zone della Libia e perfino i gruppi di integralisti islamici
che pure sono presenti in alcune zone. In questa guerra, quindi, ci
sono ormai tutti. Non ha le dimensioni grandi che ha avuto
precedentemente la guerra in Siria, ma ci sono tutti. E la Conferenza
internazionale di Berlino ha dimostrato questo.
Con la Conferenza non è la pace che si
è promossa bensì la presenza di tutte le potenze imperialiste, Usa,
Russia, Europa e di tutti i regimi reazionari legati a queste potenze
che si trovano nell'area. Quindi è diventata una vera guerra
mondiale, per interposta persona, intorno al petrolio fondamentalmente e al controllo del
Mediterraneo. Perchè la Libia poi significa Tunisia, Magreb, porta
d'ingresso all'Africa, facente parte di quel lungo arco che va dal
Golfo Persico, al Medio Oriente, al Mediterraneo.
Il popolo libico non ha una voce in
capitolo perchè non ha una sua struttura, un suo movimento che lotta
per la liberazione nazionale, perchè tutte le forze che lottavano
più o meno per la liberazione nazionale hanno pagato un costo molto
alto al loro affiancamento alla figura di Gheddafi. Caduto Gheddafi
non ci sono state altre forze che hanno preso la bandiera della lotta
di liberazione nazionale. E quindi le masse sono state nelle mani
delle bande. Chiaramente le bande militari non sono tutte
uguali,
dentro di esse vi è un'articolazione,ma sicuramente manca un fronte
di liberazione nazionale, finchè non ci sarà questo fronte, e
quindi un interlocutore effettivo della lotta di liberazione in
Libia, evidentemente non c'è nessuna forza che si può appoggiare
all'interno della Libia. Se è così, il nostro obiettivo principale
è concentrare le forze contro il nostro imperialismo. L'imperialismo
italiano è storicamente presente in Libia ed è di conseguenza uno
dei soggetti interessati a mantenere il dominio sulla Libia e sul
Mediterraneo.
Ora, data l'importanza che ha la guerra
in Libia, l'imperialismo italiano è diventato da “padrone a barca
d'affitto. Prima è stato praticamente messo in crisi nella
precedente fase dall'intervento soprattutto della Francia, e dietro
la Francia sta la Total, come dietro l'Italia c'è l'ENI, a rendere
abbastanza chiaro che ciò che è in discussione è il controllo
della vie del petrolio e dentro il Mediterraneo il controllo delle
vie del gas.
Via via che la guerra si è alimentata
sono entrate direttamente le altre potenze, con i piedi di elefante
la Russia dietro la fazione di Haftar, e la Turchia dietro Serraj.
L'intervento della Turchia però è andato oltre il tipo di
situazione che c'era prima, dove i paesi imperialisti armavano le
bande ma non partecipavano direttamente con i loro soldati alla
guerra. Stavano dietro le armi, l'addestramento delle bande in campo,
ma non partecipavano personalmente alla guerra. L'intervento della
Russia e di conseguenza dell'Egitto, ecc, come della Turchia hanno
trasformato questa guerra da guerra per interposta persona in guerra
diretta. E quindi ora tutte le potenze imperialiste se vogliono
partecipare a questa guerra devono metterci i soldati, devono
scendere sul campo. La Conferenza di Berlino ha cercato di “regolare”
questo intervento. Ma chiaramente è clamorosamente fallita, perchè
gli interessi delle potenze imperialiste nell'area sono apertamente
contrapposti. E l'Europa non può trovare una base comune di
intervento perchè i due paesi principali in Europa, Francia e Italia
sono in guerra tra di loro, da lati opposti della barricata.
Nello stesso tempo la Germania da lungo
tempo pensa ad un massiccio intervento in Africa, perchè l'Africa è
il futuro delle ricchezze del mondo, quindi tutte le potenze
imperialiste si stanno posizionando in Africa, e recentemente uno
sforzo enorme viene fatto dalla Cina. La Germania, già nella fase
precedente, aveva teorizzato l'Africa come il “nuovo eldorado”, e
quindi punta ad intervenire, sia sul piano dell'economia che del
controllo delle risorse strategiche. Perchè in Africa vi sono le
risorse più strategiche delle altre; a parte l'energia, sono le
materie prime con cui si fanno le tecnologie avanzate, telefonini, le
armi più sofisticate, ecc.
La Libia è quindi portare lo scenario
avuto in questi anni nel Medio Oriente, con l'epicentro la questione
siriana, alla porta dell'Africa, e alla porta dell'Africa ci siamo
noi, l'imperilaismo italiano. L'Italia se vuole contare deve
intervenire militarmente e massicciamente. In questo senso hanno
ragione tutti coloro – che prima o poi avranno una loro
rappresentanza nel governo – che richiedono che l'Italia intervenga
massicciamente in Libia, perchè se non lo farà, se non metterà
molti soldi e soldati l'Italia sarà espulsa dalla Libia e nello
stesso tempo sarà il primo paese in cui arriveranno intorno a
800mila profughi.
Quello che si prepara è uno scenario
di una guerra mondiale alle porte di casa, con tutti gli eserciti
impegnati in prima persona e con l'Italia che diventa protagonista in
negativo, sia dal punto di vista della borghesia, sia dal punto di
vista degli interessi delle masse, che dalla guerra non possono
trarre alcun vantaggio.
Mediterraneo significa Taranto.
Mediterraneo significa che le Basi
principali militari sono in Sicilia e Taranto, Mediterraneo significa
che i migranti arrivano al sud dell'Italia, a Taranto e
quindi significa che il ruolo strategico di Taranto cresce
a dismisura.
In questo quadro va visto ciò che sta
diventando la grande Base navale di Taranto. Nel silenzio della
città, si stanno costruendo le condizioni perchè la Base, il porto
di Taranto siano protagoniste in prima fila nella guerra di Libia e
in altre guerre vicine.
Mentre la città viene obiettivamente
trascinata nel vortice della vicenda inquinamento, la trasformazione
di Taranto tappa tappa in città di guerra appare coperta dal
silenzio generale e dalla complicità di tutte le forze politiche e
sociali di questa città.
E' questo il problema. Taranto è una
delle capitali di questa battaglia. La borghesia sta facendo tutti i
passi necessari: sta trasformando la Base navale di Taranto nella
principale Base di questa attività, sta trasformando l'Arsenale che
era morto e seppellito in un nuovo cantiere navale al servizio delle
portaerei degli F35. Le famose assunzioni che ci saranno in Arsenale
sono una trasformazione ulteriore di Taranto come città di guerra.
Noi come forze proletarie, della
pace,contrarie alla guerra, siamo contro l'ampliamento dell'Arsenale,
siamo contro le assunzioni in Arsenale, siamo contro la ripresa
dell'Arsenale come cantiere di guerra.
Così, mentre si vuole demolire
l'industria siderurgica, si sta ampliando a tappe forzate l'industria
militare che ha al centro la Leonardo a Grottaglie, che ormai ha 1300
lavoratori. Non abbiamo l'aereoporto ma abbiamo una delle industrie
belliche principali, non possiamo andare con l'aereo da Taranto a
Milano, Roma - dove purtroppo avvengono anche i viaggi per la
salute”, ma abbiamo i voli interplanetari...
La Leonardo è l'equivalente dell'Eni.
L'Eni è nel campo dell'energia, la Leonardo è la grande
multinazionale italiana che oggi ha concentrato nelle sue mani tutta
l'industria bellica e chiaramente le sue fabbriche sono le principali
fabbriche di guerra del nostro paese.
Quindi noi non consideriamo affatto il
tipo di sviluppo che si sta avendo nell'area di Grottaglie uno
sviluppo dell'economia. Uno sviluppo dell'industria bellica ma non
uno sviluppo dell'economia.
Per dirla brutale: l'Ilva è
megli che la Leonardo se non producesse all'interno della città i
disastri che sappiamo. Non si è fatta mai pienamente luce se
dietro l'inchiesta sull'Ilva ci fossero gli interessi della Nato e
della Marina, nonostante queste cose siano apparse sui giornali.
Quindi, sono tutte questioni su cui è
bene tornare a ragionare e a far ragionare i lavoratori, le masse
popolari di questa città.
A partire dal fatto che noi vogliamo la
chiusura della Base navale di Taranto, non vogliamo che Taranto sia
una città di guerra, non vogliamo che sia la sede principale delle
operazioni belliche nel Medio Oriente, nel Golfo persico, nel
Mediterraneo. Così siamo contro la produzione degli F35, siamo per
la sospensione di questa produzione. Siamo perchè ci sia una
riconversione in senso civile dell'Arsenale e della fabbriche di
Grottaglie.
Siamo all'opposizione dell'intero
modello di sviluppo della nostra città, della sua trafsormazione in
base di guerra.
Nello stesso tempo mettiamo in luce che
il rapporto che c'è tra guerra e rapina della Libia e dei popoli
oppressi, con l'immigrazione. Noi mandiamo soldati e arrivano
migranti. Ma chi causa l'ondata migratoria sono chi manda i soldati,
sono le grandi potenze imperialiste che hanno le loro grinfie
sull'Africa, sulla Libia. Sono loro i responsabili della miseria e
della guerra. Per di più, la Libia è diventata un gigantesco lager.
Dove non solo le persone vengono torturate, rapinate, massacrate, che
fa scandalo giustamente, ma durante la guerra che succede quello che
è denunciato recentemente da una delle associazioni
pacifiste:siccome è guerra,i migranti vengono obbligati a
partecipare alla guerra. Possono uscire dai lager con un fucile in
mano a sostenere le bande.
Taranto dovrebbe essere la capitale
dell'opposizione a tutto questo. Ma proprio su questo invece mostrano
la corda tutti coloro che in questa città possono impegnarsi a
cambiarla.
Noi siamo per nessun intervento
dell'Italia in Libia, per il ritiro degli attuali soldati.
I soldati italiani in Libia ci sono
già. Da tempo vengono addestrate le guardie costiere, esiste un
legame stretto tra la famigerata guardia costiera libica e le
attività militari dell'Italia che in Libia hanno alimentato la
guerra, non hanno certo risolto i problemi.
Quindi è nell'interesse dei proletari
e masse popolari di Taranto dire un chiaro NO a tutto questo, che
vuol dire No all'intervento in Libia, NO ai lager in Libia, ma che
vuol dire anche No alla Base navale, No agli F35, No agli sviluppi
attuale dell'Arsenale.
A noi proletari, a noi comunisti tocca
un ruolo per sensibilizzare la città. Tocca andare controcorrente.
Nello stesso tempo a tutti coloro che
vogliono una città sana, priva di inquinamento - con loro noi
divergiamo solo sul problema della chiusura dell'Ilva, abbiamo già
spiegato tante volte che senza gli operai in una fabbrica aperta
questa battaglia non si potrà mai vincere, e quindi tutto ciò che
punta a cancellare la classe operaia, affidarsi ai fondi dello Stato
e del cosiddetto “Cantiere Taranto” è in realtà una sciagura
che non darà alcun beneficio, ma chiusura fabbrica con incremento
della disoccupazione, ma a parte questo, noi diciamo che occorre scendore in campo sull'intera problematica
che tocca la città e ora non si può girare la testa dall'altra
parte, su ciò che sta succedendo in Libia, sull'arrivo dei migranti, sulla guerra alle porte di casa.
Su questo faremo al nostra parte
chiamando le forze antirazziste, pacifiste, solidali con le lotte dei
popoli, ad organizzarsi per fare la guerra alla guerra. Perchè da
sempre la lotta migliore per la pace è condurre la guerra alla
guerra, nel caso nostro, alla nostra partecipazione a questa guerra.
E' del tutto evidente che i governanti
attuali sembrano delle comparse al banchetto dei grandi. Le figure
che vanno facendo Di Maio e Conte sono appunto di “commensali”
che avvicinano i grandi,dicono le loro, poi si vantano di aver detto,
aver fatto; quando è sotto gli occhi di tutti che non contano
assolutamente niente. L'Italia conta se manda i soldati, se accoglie
i migranti.
Ma se l'Italia si comporta così il
governo giusto per la borghesia si chiama “Matteo Salvini”, quindi è evidente che
tutto questo favorirà la più rapida caduta di questo governo e la
presenza di un nuovo governo che cercherà proprio sul terreno della
presenza imperialista dell'Italia di fare la sua parte.
Non è tempo in cui si possa non dire
le cose, non schierarsi chiaramente su questi processi. Che ci sia
confusione tra le masse è normale, ma che coloro che le cose le
sanno non facciano la loro parte, non è legittimo.
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