mercoledì 29 gennaio 2020

pc 29 gennaio - LA GUERRA IN LIBIA ALLE PORTE DI CASA - CHE SUCCEDE A TARANTO?

Siamo di fronte all'aggravarsi della guerra in Libia, che è diventata ormai una guerra generale per interposta persona, che vede tutte le potenze imperialiste e i regimi reazionari dell'area impegnati dietro i signori della guerra libica, Haftar, Serraj, le bande che agiscono in altre zone della Libia e perfino i gruppi di integralisti islamici che pure sono presenti in alcune zone. In questa guerra, quindi, ci sono ormai tutti. Non ha le dimensioni grandi che ha avuto precedentemente la guerra in Siria, ma ci sono tutti. E la Conferenza internazionale di Berlino ha dimostrato questo.
Con la Conferenza non è la pace che si è promossa bensì la presenza di tutte le potenze imperialiste, Usa, Russia, Europa e di tutti i regimi reazionari legati a queste potenze che si trovano nell'area. Quindi è diventata una vera guerra mondiale, per interposta persona, intorno al petrolio fondamentalmente e al controllo del Mediterraneo. Perchè la Libia poi significa Tunisia, Magreb, porta d'ingresso all'Africa, facente parte di quel lungo arco che va dal Golfo Persico, al Medio Oriente, al Mediterraneo.

Il popolo libico non ha una voce in capitolo perchè non ha una sua struttura, un suo movimento che lotta per la liberazione nazionale, perchè tutte le forze che lottavano più o meno per la liberazione nazionale hanno pagato un costo molto alto al loro affiancamento alla figura di Gheddafi. Caduto Gheddafi non ci sono state altre forze che hanno preso la bandiera della lotta di liberazione nazionale. E quindi le masse sono state nelle mani delle bande. Chiaramente le bande militari non sono tutte
uguali, dentro di esse vi è un'articolazione,ma sicuramente manca un fronte di liberazione nazionale, finchè non ci sarà questo fronte, e quindi un interlocutore effettivo della lotta di liberazione in Libia, evidentemente non c'è nessuna forza che si può appoggiare all'interno della Libia. Se è così, il nostro obiettivo principale è concentrare le forze contro il nostro imperialismo. L'imperialismo italiano è storicamente presente in Libia ed è di conseguenza uno dei soggetti interessati a mantenere il dominio sulla Libia e sul Mediterraneo.
Ora, data l'importanza che ha la guerra in Libia, l'imperialismo italiano è diventato da “padrone a barca d'affitto. Prima è stato praticamente messo in crisi nella precedente fase dall'intervento soprattutto della Francia, e dietro la Francia sta la Total, come dietro l'Italia c'è l'ENI, a rendere abbastanza chiaro che ciò che è in discussione è il controllo della vie del petrolio e dentro il Mediterraneo il controllo delle vie del gas.
Via via che la guerra si è alimentata sono entrate direttamente le altre potenze, con i piedi di elefante la Russia dietro la fazione di Haftar, e la Turchia dietro Serraj. L'intervento della Turchia però è andato oltre il tipo di situazione che c'era prima, dove i paesi imperialisti armavano le bande ma non partecipavano direttamente con i loro soldati alla guerra. Stavano dietro le armi, l'addestramento delle bande in campo, ma non partecipavano personalmente alla guerra. L'intervento della Russia e di conseguenza dell'Egitto, ecc, come della Turchia hanno trasformato questa guerra da guerra per interposta persona in guerra diretta. E quindi ora tutte le potenze imperialiste se vogliono partecipare a questa guerra devono metterci i soldati, devono scendere sul campo. La Conferenza di Berlino ha cercato di “regolare” questo intervento. Ma chiaramente è clamorosamente fallita, perchè gli interessi delle potenze imperialiste nell'area sono apertamente contrapposti. E l'Europa non può trovare una base comune di intervento perchè i due paesi principali in Europa, Francia e Italia sono in guerra tra di loro, da lati opposti della barricata.
Nello stesso tempo la Germania da lungo tempo pensa ad un massiccio intervento in Africa, perchè l'Africa è il futuro delle ricchezze del mondo, quindi tutte le potenze imperialiste si stanno posizionando in Africa, e recentemente uno sforzo enorme viene fatto dalla Cina. La Germania, già nella fase precedente, aveva teorizzato l'Africa come il “nuovo eldorado”, e quindi punta ad intervenire, sia sul piano dell'economia che del controllo delle risorse strategiche. Perchè in Africa vi sono le risorse più strategiche delle altre; a parte l'energia, sono le materie prime con cui si fanno le tecnologie avanzate, telefonini, le armi più sofisticate, ecc.

La Libia è quindi portare lo scenario avuto in questi anni nel Medio Oriente, con l'epicentro la questione siriana, alla porta dell'Africa, e alla porta dell'Africa ci siamo noi, l'imperilaismo italiano. L'Italia se vuole contare deve intervenire militarmente e massicciamente. In questo senso hanno ragione tutti coloro – che prima o poi avranno una loro rappresentanza nel governo – che richiedono che l'Italia intervenga massicciamente in Libia, perchè se non lo farà, se non metterà molti soldi e soldati l'Italia sarà espulsa dalla Libia e nello stesso tempo sarà il primo paese in cui arriveranno intorno a 800mila profughi.
Quello che si prepara è uno scenario di una guerra mondiale alle porte di casa, con tutti gli eserciti impegnati in prima persona e con l'Italia che diventa protagonista in negativo, sia dal punto di vista della borghesia, sia dal punto di vista degli interessi delle masse, che dalla guerra non possono trarre alcun vantaggio.

Mediterraneo significa Taranto.
Mediterraneo significa che le Basi principali militari sono in Sicilia e Taranto, Mediterraneo significa che i migranti arrivano al sud dell'Italia, a Taranto e quindi significa che il ruolo strategico di Taranto cresce a dismisura.

In questo quadro va visto ciò che sta diventando la grande Base navale di Taranto. Nel silenzio della città, si stanno costruendo le condizioni perchè la Base, il porto di Taranto siano protagoniste in prima fila nella guerra di Libia e in altre guerre vicine.
Mentre la città viene obiettivamente trascinata nel vortice della vicenda inquinamento, la trasformazione di Taranto tappa tappa in città di guerra appare coperta dal silenzio generale e dalla complicità di tutte le forze politiche e sociali di questa città.
E' questo il problema. Taranto è una delle capitali di questa battaglia. La borghesia sta facendo tutti i passi necessari: sta trasformando la Base navale di Taranto nella principale Base di questa attività, sta trasformando l'Arsenale che era morto e seppellito in un nuovo cantiere navale al servizio delle portaerei degli F35. Le famose assunzioni che ci saranno in Arsenale sono una trasformazione ulteriore di Taranto come città di guerra.
Noi come forze proletarie, della pace,contrarie alla guerra, siamo contro l'ampliamento dell'Arsenale, siamo contro le assunzioni in Arsenale, siamo contro la ripresa dell'Arsenale come cantiere di guerra.
Così, mentre si vuole demolire l'industria siderurgica, si sta ampliando a tappe forzate l'industria militare che ha al centro la Leonardo a Grottaglie, che ormai ha 1300 lavoratori. Non abbiamo l'aereoporto ma abbiamo una delle industrie belliche principali, non possiamo andare con l'aereo da Taranto a Milano, Roma - dove purtroppo avvengono anche i viaggi per la salute”, ma abbiamo i voli interplanetari...
La Leonardo è l'equivalente dell'Eni. L'Eni è nel campo dell'energia, la Leonardo è la grande multinazionale italiana che oggi ha concentrato nelle sue mani tutta l'industria bellica e chiaramente le sue fabbriche sono le principali fabbriche di guerra del nostro paese.
Quindi noi non consideriamo affatto il tipo di sviluppo che si sta avendo nell'area di Grottaglie uno sviluppo dell'economia. Uno sviluppo dell'industria bellica ma non uno sviluppo dell'economia.
Per dirla brutale: l'Ilva è megli che la Leonardo se non producesse all'interno della città i disastri che sappiamo. Non si è fatta mai pienamente luce se dietro l'inchiesta sull'Ilva ci fossero gli interessi della Nato e della Marina, nonostante queste cose siano apparse sui giornali.
Quindi, sono tutte questioni su cui è bene tornare a ragionare e a far ragionare i lavoratori, le masse popolari di questa città.
A partire dal fatto che noi vogliamo la chiusura della Base navale di Taranto, non vogliamo che Taranto sia una città di guerra, non vogliamo che sia la sede principale delle operazioni belliche nel Medio Oriente, nel Golfo persico, nel Mediterraneo. Così siamo contro la produzione degli F35, siamo per la sospensione di questa produzione. Siamo perchè ci sia una riconversione in senso civile dell'Arsenale e della fabbriche di Grottaglie.
Siamo all'opposizione dell'intero modello di sviluppo della nostra città, della sua trafsormazione in base di guerra.

Nello stesso tempo mettiamo in luce che il rapporto che c'è tra guerra e rapina della Libia e dei popoli oppressi, con l'immigrazione. Noi mandiamo soldati e arrivano migranti. Ma chi causa l'ondata migratoria sono chi manda i soldati, sono le grandi potenze imperialiste che hanno le loro grinfie sull'Africa, sulla Libia. Sono loro i responsabili della miseria e della guerra. Per di più, la Libia è diventata un gigantesco lager. Dove non solo le persone vengono torturate, rapinate, massacrate, che fa scandalo giustamente, ma durante la guerra che succede quello che è denunciato recentemente da una delle associazioni pacifiste:siccome è guerra,i migranti vengono obbligati a partecipare alla guerra. Possono uscire dai lager con un fucile in mano a sostenere le bande.

Taranto dovrebbe essere la capitale dell'opposizione a tutto questo. Ma proprio su questo invece mostrano la corda tutti coloro che in questa città possono impegnarsi a cambiarla.
Noi siamo per nessun intervento dell'Italia in Libia, per il ritiro degli attuali soldati.
I soldati italiani in Libia ci sono già. Da tempo vengono addestrate le guardie costiere, esiste un legame stretto tra la famigerata guardia costiera libica e le attività militari dell'Italia che in Libia hanno alimentato la guerra, non hanno certo risolto i problemi.
Quindi è nell'interesse dei proletari e masse popolari di Taranto dire un chiaro NO a tutto questo, che vuol dire No all'intervento in Libia, NO ai lager in Libia, ma che vuol dire anche No alla Base navale, No agli F35, No agli sviluppi attuale dell'Arsenale.
A noi proletari, a noi comunisti tocca un ruolo per sensibilizzare la città. Tocca andare controcorrente.
Nello stesso tempo a tutti coloro che vogliono una città sana, priva di inquinamento - con loro noi divergiamo solo sul problema della chiusura dell'Ilva, abbiamo già spiegato tante volte che senza gli operai in una fabbrica aperta questa battaglia non si potrà mai vincere, e quindi tutto ciò che punta a cancellare la classe operaia, affidarsi ai fondi dello Stato e del cosiddetto “Cantiere Taranto” è in realtà una sciagura che non darà alcun beneficio, ma chiusura fabbrica con incremento della disoccupazione, ma a parte questo, noi diciamo che occorre scendore in campo sull'intera problematica che tocca la città e ora non si può girare la testa dall'altra parte, su ciò che sta succedendo in Libia, sull'arrivo dei migranti, sulla guerra alle porte di casa.
Su questo faremo al nostra parte chiamando le forze antirazziste, pacifiste, solidali con le lotte dei popoli, ad organizzarsi per fare la guerra alla guerra. Perchè da sempre la lotta migliore per la pace è condurre la guerra alla guerra, nel caso nostro, alla nostra partecipazione a questa guerra.
E' del tutto evidente che i governanti attuali sembrano delle comparse al banchetto dei grandi. Le figure che vanno facendo Di Maio e Conte sono appunto di “commensali” che avvicinano i grandi,dicono le loro, poi si vantano di aver detto, aver fatto; quando è sotto gli occhi di tutti che non contano assolutamente niente. L'Italia conta se manda i soldati, se accoglie i migranti.
Ma se l'Italia si comporta così il governo giusto per la borghesia si chiama “Matteo Salvini”, quindi è evidente che tutto questo favorirà la più rapida caduta di questo governo e la presenza di un nuovo governo che cercherà proprio sul terreno della presenza imperialista dell'Italia di fare la sua parte.
Non è tempo in cui si possa non dire le cose, non schierarsi chiaramente su questi processi. Che ci sia confusione tra le masse è normale, ma che coloro che le cose le sanno non facciano la loro parte, non è legittimo.   

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