Ragazza si ferisce in una zuffa e perde il cellulare: "Un marocchino mi ha rapinata". Tutto falso, denunciata
Casale, in realtà la giovane aveva litigato con un'amica fuori dalla discoteca ma doveva giustificarsi con la madre.
Litiga con un'amica, si azzuffa
con lei, si ferisce e perde il cellulare, ma per giustificarsi con la
madre, sia per gli ematomi in viso sia per il telefonino scomparso,
inventa di essere stata rapinata "da un nomade" e poi da "un
marocchino", riconoscendo falsamente anche l'autore del colpo. La
giovane, 25 anni, è stata denunciata dai carabinieri di Casale
Monferrato per simulazione di reato e calunnia. L'episodio raccontato
dalla ragazza risale al 12 gennaio.
È stata la mamma a convincere la figlia a rivolgersi ai carabinieri, quando l'ha vista di mattina con il
volto pieno di ematomi, non sapendo però che la versione fornita non era veritiera. La ragazza, davanti ai carabinieri ha raccontato tutti i dettagli della rapina poi risultata inventata. Ha detto che dopo le 3 di notte, di ritorno dalla discoteca si era fermata al distributore di acqua in piazza Castello, in centro a Casale Monferrato e che quest'uomo, che inizialmente aveva detto fosse di etnia rom, poi nordafricano, le si era avvicinato mentre stava risalendo in auto. Che le aveva sferrato un pugno in faccia, poi l'aveva derubata del telefonino e del portafogli e che lei sotto choc era rimasta alcune ore in auto per riprendersi per poi decidere di tornare a casa e non in ospedale. Sul volto, infatti, ancora i segni della violenza che però, come ha poi confessato, non era da attribuire alla rapina.
Immediatamente i carabinieri, coordinati dal capitano Christian Tapparo, hanno raccolto la denuncia e hanno avviato le indagini, visto anche l'allarme sociale scattato in città. In pochi giorni, impiegando nelle ricerche diverse risorse, hanno controllato una ventina di uomini della zona di etnia rom, confrontando il loro Dna con quello lasciato sul portafogli, senza però riscontro. In contemporanea hanno passato al setaccio decine e decine di ore dei filmati delle telecamere della zona, senza trovare nell'inquadratura nessuno che fosse arrivato per quell'ora.
Ma quando, nei giorni scorsi, hanno arrestato un uomo, 34 anni, marocchino, per tre rapine ai danni di tre signore sempre a Casale hanno chiesto alla ragazza se lo riconoscesse e lei ha confermato che era proprio lui l'autore. Non è bastato però a convincere i carabinieri che, insospettiti da questi dettagli che non combaciavano, hanno controllato i tabulati del telefono vedendo che orari e luoghi erano diversi da quelli raccontati dalla ragazza. Messa alle strette, la giovane ha confessato di essersi inventata tutto perché doveva giustificarsi con i genitori per aver perso il telefono e per le ferite, che ha spiegato essersi procurata in una violenta lite con un'amica.
È stata la mamma a convincere la figlia a rivolgersi ai carabinieri, quando l'ha vista di mattina con il
volto pieno di ematomi, non sapendo però che la versione fornita non era veritiera. La ragazza, davanti ai carabinieri ha raccontato tutti i dettagli della rapina poi risultata inventata. Ha detto che dopo le 3 di notte, di ritorno dalla discoteca si era fermata al distributore di acqua in piazza Castello, in centro a Casale Monferrato e che quest'uomo, che inizialmente aveva detto fosse di etnia rom, poi nordafricano, le si era avvicinato mentre stava risalendo in auto. Che le aveva sferrato un pugno in faccia, poi l'aveva derubata del telefonino e del portafogli e che lei sotto choc era rimasta alcune ore in auto per riprendersi per poi decidere di tornare a casa e non in ospedale. Sul volto, infatti, ancora i segni della violenza che però, come ha poi confessato, non era da attribuire alla rapina.
Immediatamente i carabinieri, coordinati dal capitano Christian Tapparo, hanno raccolto la denuncia e hanno avviato le indagini, visto anche l'allarme sociale scattato in città. In pochi giorni, impiegando nelle ricerche diverse risorse, hanno controllato una ventina di uomini della zona di etnia rom, confrontando il loro Dna con quello lasciato sul portafogli, senza però riscontro. In contemporanea hanno passato al setaccio decine e decine di ore dei filmati delle telecamere della zona, senza trovare nell'inquadratura nessuno che fosse arrivato per quell'ora.
Ma quando, nei giorni scorsi, hanno arrestato un uomo, 34 anni, marocchino, per tre rapine ai danni di tre signore sempre a Casale hanno chiesto alla ragazza se lo riconoscesse e lei ha confermato che era proprio lui l'autore. Non è bastato però a convincere i carabinieri che, insospettiti da questi dettagli che non combaciavano, hanno controllato i tabulati del telefono vedendo che orari e luoghi erano diversi da quelli raccontati dalla ragazza. Messa alle strette, la giovane ha confessato di essersi inventata tutto perché doveva giustificarsi con i genitori per aver perso il telefono e per le ferite, che ha spiegato essersi procurata in una violenta lite con un'amica.
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