SUL LAVORO - resta il Jobs Act, e quindi il suo nodo principale, l'art.18; nonostante che la magistratura abbia dichiarato illegittimo sia l’articolo 3 che definisce in maniera rigida l’indennità risarcitoria spettante al lavoratore licenziato ingiustamente, sia l’articolo 10 della legge che si occupa dell’esclusione dalla reintegra in caso di licenziamento collettivo, rinviando la materia alla corte di giustizia dell’Unione Europea.
Resta il «decreto dignità» che non solo non ha cambiato nulla nel precariato in Italia, anzi ha portato i padroni a moltiplicare i contratti a termine, più brevi (i precari erano 3 milioni e 180 mila a luglio 2018 e sono 3 milioni e 209 mila a luglio 2019), e ha lasciato sul terreno centinaia di licenziati.
Si parla di riduzione dell'Irpef ma non subito, ma quando le finanze pubbliche lo permetteranno (della serie: "campa cavallo..."). Il cuneo fiscale, ossia la differenza tra il costo del dipendente per l’azienda e il netto che lo stesso lavoratore riceve nella busta paga, sarà ridotto attraverso l’introduzione di una detrazione fiscale di 1.500 euro l’anno per i redditi fino a 35 mila euro e poi decrescente per i redditi fino a 50 mila euro. Ma questo intervento ingloberà anche gli 80 euro del bonus Renzi. Mentre per gli “incapienti”, che non pagano Irpef e non avevano le 80 euro si parla che riceveranno l’aiuto con un meccanismo di rimborso.
Sul salario minimo siamo agli stessi approcci di prima da parte del M5S, con i sindacati che vorrebbero un salario minimo orario legale, a cui aggiungere l’estensione dei contratti «erga omnes».
I DECRETI SICUREZZA DI SALVINI RESTANO, con la promessa di tener conto, per i migranti, delle osservazioni, più formali che sostanziali, del presidente Mattarella. Sui migranti non si parla di salvare sempre e comunque i migranti in mare, di aprire i porti, ma si intende introdurre un criterio che distingua in base alla tipologia delle navi, alla condotta posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo e trasportate. Inoltre, verranno valutate le limitazioni agli accessi «nel rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia». Quindi, una complicata procedura che rischia di allungare ugualmente i tempi di discesa nel porto dei migranti. Si ribadisce poi quanto affermava il precedente governo: coinvolgere l’Europa nella gestione dei flussi migratori «anche nella definizione di una normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone e all’immigrazione clandestina».
Sulle sanzioni per le navi delle Ong anche queste resterebbero, unica modifica è il quantum della multa.
Nessun accenno al primo decreto sicurezza, che pure contiene l’abrogazione della protezione umanitaria, l'abolizione del ricorso in appello per il diritto d'asilo, la riforma del sistema Sprar e il divieto per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe dei Comuni.
APPALTI. C'è il sì a nuove grandi opere. Nel programma è stata trovata una soluzione salomonica per non scontentare nessuno. Si parla di «ammodernamento» delle attuali infrastrutture, ma anche della costruzione di nuove opere (come voluto dal Pd). Ci saranno dei paletti: bisognerà tener conto nella progettazione sia degli impatti sociali che ambientali (E chi negherebbe questo? Neanche le aziende impegnate nella costruzione della Tav...). Sulle concessioni autostradali non si parla di revoca, ma di revisione.
AMBIENTE. Si parla di un generico impegno all’uso della leva fiscale per incentivare le produzioni con un minore impatto ambientale e penalizzare quelle che inquinano di più - ma il varo del decreto sull'immunità penale all'ArcelorMittal mostra qual'è invece la realtà: parole da ingannapopolo per le masse popolari, fatti concreti a difesa del profitto dei padroni.
Per le trivelle, inceneritori, la Tap non si dice NO, ma che sarà istituita una commissione tecnica
LA "BUONA SCUOLA" resta tutta. Nessuna novità in positivo è prevista dal progetto del governo M5S/lega
GIUSTIZIA. Sulla giustizia il programma resta molto generico, cose che anche il precedente governo diceva. Nel testo c’è semplicemente scritto che «occorre ridurre drasticamente i tempi della giustizia civile, penale e tributaria, e riformare il metodo di elezione dei membri del Consiglio superiore della Magistratura». Si parla poi, nel punto successivo, della necessità di potenziare l’azione di contrasto delle mafie e combattere l’evasione fiscale, anche prevedendo l’inasprimento delle pene per i grandi evasori e rendendo quanto più possibile trasparenti le transazioni commerciali. Niente si dice invece, sulla riforma delle intercettazioni telefoniche bloccata dal precedente governo e congelata fino all’inizio del prossimo anno.
AUTONOMIA. Resta aperta la porta del regionalismo differenziato, il progetto autonomista portato avanti dalla Lega nel precedente esecutivo. Giusto per porre una differenziazione si aggiunge che questa dovrà essere « giusta e cooperativa, che salvaguardi il principio di coesione nazionale e di solidarietà, la tutela dell’unità giuridica e economica».
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Non si parla di rinnovo contratti, i dipendenti pubblici non sono mai citati. Nessun accenno nemmeno al ricambio generazionale che dovranno affrontare le amministrazioni pubbliche nei prossimi anni quando centinaia di migliaia di statali lasceranno il lavoro per andare in pensione.
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