sabato 7 settembre 2019

pc 7 settembre - CONTRATTO METALMECCANICO - I PADRONI, I SINDACATI CONFEDERALI, GLI OPERAI

Riprendiamo a parlare del più importante contratto che aspetta di essere rinnovato, quello appunto dei metalmeccanici. Esso va visto dal punto di vista dei padroni, dei sindacati confederali, e degli operai. 
Oggi, attraverso questo articolo di Sole 24 Ore (voce della Confindustria) sottolineiamo la posizione dei padroni. Poi entreremo nel merito delle richieste sindacali. E soprattutto della battaglia che devono fare gli operai, mettendo al centro consistenti e reali aumenti salariali, in una condizione lavorativa che va sempre peggiorando.
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Dal Poz, presidente di Federmeccanica, subito ha alzato gli scudi, considerando assurde e impossibili le richieste, minime, fatte da Fim, Fiom, Uilm, e sostenendo che sul fronte salariale gli unici aumenti possibili sono per "l'adeguamento dei minimi agli scostamenti dell'inflazione reale" con incrementi diversi per ciascun livello professionale; chiaramente l'adeguamento sarebbe post incremento dell'inflazione, che è un modo per non dare nulla, o al massimo un piccolo recupero, visto che i salari
già in tutti questi anni sono abbondantemente diminuiti rispetto all'aumento dell'inflazione e del costo della vita. Ma per Dal Poz questi sono gli incrementi "giusti", "nè alti nè bassi", ma "sono e saranno sempre giusti".
La Federmeccanica si lamenta e vuole scaricare sugli operai che "la produzione industriale ha visto predominare il segno meno... siamo a cavallo tra stagnazione e recessione..."; cioè i padroni non stanno neanche ai "patti" con la merce forza-lavoro, non vogliono neanche pagare all'operaio il prezzo dei beni necessari a che la forza-lavoro possa riprodursi. Il salario degli operai non può dipendere e attendere "dopo che la ricchezza sia stata prodotta in azienda" - come dice Dal Poz - perchè tu padrone devi pagare la merce (operaio) che ti sei comprata e che comunque (o nei buoni o nei cattivi tempi) produce, e perchè altrimenti se il salario è legato alla "ricchezza", se questa "ricchezza" ha, secondo i padroni, il segno meno, gli operai non devono avere il salario?  
Il salario, poi, è diminuito non solo rispetto al costo della vita, ma anche relativamente rispetto all'aumento della produttività e ai profitti che pur i padroni hanno realizzato in questi anni, dato che i padroni hanno già reagito alla loro crisi, creata dalle loro stesse leggi, con taglio dei posti di lavoro, taglio dei costi per la sicurezza, aumento dello sfruttamento per gli operai rimasti, chiusura di fabbriche per riaprirle all'estero dove è più basso il costo della manodopera, ecc. 
La Paz poi mette nel conto di un salario che sarebbe già aumentato gli elementi della politica del Welfare e del flexible benefits, che in realtà hanno scaricato una parte del costo della forza-lavoro sullo Stato e hanno sostituito parte del salario, riducendo gli aumenti dovuti.
  


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