SOLIDARIETÀ CON I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELLA FELANDINA!
Il 29 agosto  all’alba è avvenuto lo sgombero dei capannoni della “Felandina” a Metaponto di Bernalda (Matera). Un massiccio schieramento di forze di polizia ha svuotato nel giro di poche ore i
capannoni industriali abbandonati dove vivevano circa 400 lavoratori e lavoratrici. Si tratta di capannoni dove molte persone si erano trasferite circa un anno fa, dopo che un altro sgombero le aveva costrette a lasciare la fabbrica occupata in cui vivevano, uno sgombero che aveva dovuto confrontarsi con settimane di strenua resistenza da parte degli abitanti.
A distanza di un anno dunque si ripete lo stesso copione, aggravato dal fatto che l’operazione di questa mattina avviene nel pieno della stagione ed è stata velocizzata e legittimata strumentalizzando da più parti la morte di Betty nell’incendio del 7 agosto. Come in Capitanata e nella piana di Gioia Tauro, la politica degli sgomberi continua il suo corso, e continua a portare con sé espulsioni e allontanamenti, lasciando centinaia di persone per strada. Associazioni e sindacati gridano all'indignazione ma ancora una volta strizzano l'occhio alla solita deportazione in campi di lavoro e centri di accoglienza riproponendo la retorica statale che distingue migranti regolari e irregolari.
Non a caso le stesse associazioni che gestiscono questi campi erano in prima fila nella parata istituzionale del 26 agosto a Matera organizzata dal Forum Terre di Dignità. La dignità tanto rivendicata è di fatto controllo e disciplinamento degli abitanti e le abitanti dei ghetti.
Un nome fra tanti: Casa Sankara, gestore dei nuovi container della regione a San Severo, ancora a caccia di profitto sulla pelle delle persone.
Sappiamo bene che molte delle persone sgomberate questa mattina sono le stesse che hanno abitato i ghetti in Calabria e che li abiteranno in Puglia. Le storie da San Ferdinando a Borgo Mezzanone ci dimostrano che l'unica soluzione reale è la lotta e l'autorganizzazione di chi in questi posti ci vive e non vuole essere rinchiuso in un container, in una tenda o in un qualsiasi altro dispositivo di controllo e repressione.
Ancora una volta solidarietà ai lavoratori e le lavoratrici di Metaponto, basta sgomberi e case per tutte!

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