COMUNICATO STAMPA 95/2019
Mortalità
e ricoveri associati alle emissioni delle centrali a carbone:
riflettori su Vado Ligure
Gli
epidemiologi ambientali dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr
di Pisa hanno svolto una ricerca sull’impatto della centrale di
Vado Ligure, studiando la popolazione residente per 13 anni in 12
comuni dell’area, per valutare la relazione tra
esposizione ad inquinanti atmosferici e rischio di mortalità e malattie.
Il lavoro
è pubblicato su Science
of the Total Environment. Gli
epidemiologi ambientali dell’Istituto di fisiologia clinica del
Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) di Pisa hanno studiato
l’impatto sanitario della centrale Tirreno Power di Vado Ligure
(Savona), avviata nel 1970 e alimentata a carbone fino al 2014,
quando la Procura della Repubblica di Savona ha fatto fermare gli
impianti a carbone per «disastro ambientale doloso». La ricerca ha
valutato la relazione tra l’esposizione a inquinanti atmosferici
emessi dalla centrale e il rischio di mortalità e ricovero in
ospedale per cause tumorali e non tumorali, studiando tutta la
popolazione residente dal 2001 al 2013 in 12 comuni intorno a Vado
Ligure. Lo studio degli epidemiologi ambientali Cnr-Ifc è stato
pubblicato in questi giorni sulla rivista Science
of the Total Environment.
«L’esposizione a biossido di zolfo (SO2) e ossidi di azoto (NOx) è
stata stimata dall’Agenzia regionale per la protezione
dell’ambiente ligure (Arpal) mediante un modello di dispersione,
che ha considerato le emissioni da fonti industriali, portuali e
stradali» spiega Fabrizio Bianchi del Cnr-Ifc, coordinatore del
gruppo. «L’area è stata suddivisa in 4 classi di esposizione a
inquinanti (diversi livelli con inquinamento di crescente intensità).
La relazione tra effetti sulla salute ed esposizione a inquinamento
atmosferico è stata studiata per uomini e donne, confrontando
ciascuna delle tre categorie con maggiore concentrazione di
inquinanti con quella a minore concentrazione, tenendo conto dell’età
e della condizione socio-economica della popolazione (indice di
deprivazione)». Per il periodo 2001-2013 sono state seguite 144.019
persone, identificate con l’indirizzo di residenza. «Nei 12 comuni
considerati, nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti sono
stati riscontrati eccessi di mortalità per tutte le cause (sia
uomini che donne +49%) per malattie del sistema circolatorio (uomini
+41%, donne +59%), dell’apparato respiratorio (uomini +90%, donne
+62%), del sistema nervoso e degli organi di senso (uomini +34%,
donne +38%) e per tumori del polmone tra gli uomini (+59%). L’analisi
dei ricoveri in ospedale ha fornito risultati coerenti con quelli
della mortalità» prosegue Bianchi.esposizione ad inquinanti atmosferici e rischio di mortalità e malattie.
I risultati ottenuti indicano che «anche considerando le diverse fonti inquinanti cui sono stati esposti i cittadini, ci sono stati forti eccessi di rischio di mortalità prematura e di ricovero ospedaliero per i residenti intorno alla centrale a carbone di Vado Ligure. L’esposizione alle emissioni è risultata associata a numerosi eccessi di mortalità e di ricovero in ospedale, in particolare per le malattie dei sistemi cardiovascolare e respiratorio, per i quali d’altra parte la dimostrazione scientifica di un legame con l’inquinamento atmosferico è più convincente» spiega il ricercatore Cnr-Ifc. «I risultati conseguiti confermano peraltro le conoscenze pregresse, ma è la prima volta che viene effettuata una quantificazione del rischio, purtroppo molto alto. Le centrali per la produzione di energia alimentate a carbone rappresentano una fonte significativa di inquinanti atmosferici che impattano a livello locale e globale. Oltre alle note emissioni di biossido di carbonio (CO2), che contribuiscono al riscaldamento globale, ci sono quelle di biossido di zolfo (SO2), che sono associate a effetti dannosi per la salute». Gli autori concludono con l’auspicio che «si sposti con urgenza l’attenzione sulle valutazioni preventive degli impatti sulla salute, e quindi sulle fonti che si conoscono come maggiormente inquinanti, anziché valutare i danni alla salute già verificatisi a causa delle esposizioni». E inoltre confidano che «i risultati presentati possano stimolare decisioni a favore della riduzione dei livelli di esposizione riconosciuti dannosi per l’ambiente e la salute e della realizzazione di studi analitici e di programmi di sorveglianza adeguati. Più in generale, lo studio condotto a Vado Ligure può contribuire a fornire ulteriore alimento all’ampio dibattito in corso sulle opzioni di decarbonizzazione e di contrasto ai cambiamenti climatici».
Roma,
3 settembre 2019
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