Contro il commissario Oettinger, per un popolo italiano indipendente e libero
Violente e indegne sono state le parole pronunciate dal commissario europeo Gunther Oettinger in relazione all’attuale crisi politico-istituzionale italiana, parole secondo le quali “ Saranno i mercati e lo spread a dire agli italiani come votare”. A dimostrazione che le parole di Oettinger non sono solo “quelle di un cretino” – come tentano di liquidarle gli esponenti PD e aree politiche italiane del fronte filo Ue genuflesso – ad esse si è aggiunta nelle ore successive l’affermazione del deputato della CSU Markus Ferber ( “Nello scenario peggiore la Troika dovrebbe invadere Roma e prendere in mano il Ministero del Tesoro”) che hanno un chiaro significato: la prepotenza verbale di alcuni esponenti politici
tedeschi non è che la punta più esposta di un iceberg, di un intero orientamento politico delle classi dominanti tedesche, quelle che traggano enormi vantaggi dal dominio economico-politico di Berlino sull’intera Ue.
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Nell’ inquietante, quanto politicamente densa, affermazione di Oettinger vi è molto di più di quanto appaia in superficie ed è a partire da ciò che non solo i comunisti ma ogni forza democratica italiana dovrebbe severamente stigmatizzare il commissario europeo. Le parole di Oettinger sono, innanzitutto, il riflesso esatto del livello dello scontro di classe che si è aperto in Italia tra le forze critiche ( anche se ancora essenzialmente liberiste e funzionali al sistema capitalista e imperialista, come la Lega e il M5S) dell’Unione europea e l’intero establishment filo americano, filo atlantista e succube di Bruxelles e a Berlino ( un establishment che oggi trova il suo perno, oggettivamente di destra, nel PD). Ma Oettinger ha anche espresso – volens/nolens – con le sue dure parole il senso di dominio dittatoriale che l’Ue del capitale transnazionale europeo, capitanato dal grande capitale tedesco, ha interiorizzato in relazione agli Stati e ai popoli dell’Ue, in relazione al processo di costruzione di questa Ue thatcheriana e uscita dritta dritta dal pensiero di Milton Friedman, dalla scuola golpista di Chicago, in netta contrapposizione non solo al pensiero socialdemocratico ma anche a quello keynesiano borghese.
Riflesso
esatto dello scontro di classe, nelle parole di Oettinger, ma non solo:
in esse è soprattutto rintracciabile un’oscura quanto verosimile
minaccia, poiché se saranno “ i mercati e lo spread a dire agli italiani
come votare”, vuol dire che i mercati e lo spread non sono “soggetti”
autonomi, ingovernabili e indipendenti dalle fasi ma, al contrario, essi
sono “agenti” organizzabili, e da gettare armati in trincea, dai poteri
imperialisti e capitalisti sovranazionali nella lotta contro i popoli,
le classi lavoratrici, gli Stati che non si subordinano prontamente ai
voleri del grande capitale internazionale. Era già stato Karl Marx a
mettere a fuoco “l’identità non spontanea” del capitale nella lotta di
classe ed è stato Joseph Stiglitz, nei giorni nostri, a definire
l’andamento dei flussi finanziari, dell’inflazione, della deflazione,
della Borsa, dello spread – fenomeni definiti dal grande capitale come
“non regolabili” ed essenzialmente prodotti dalle “ scomposte
accelerazioni dei soggetti esterni al capitale” – come “una partita di
scacchi” del grande capitale internazionale. Il violento e improvviso
rialzarsi dello spread in Italia – non in relazione a dinamiche
economiche e finanziarie profonde, ma solamente in rapporto all’
ipotetico e certamente non strutturale cambio di posizione d’un governo 5
Stelle – Lega nei confronti dei Trattati europei – la dice lunga sulla
natura “organizzata” e non spontanea del sistema economico-finanziario
imperialista contro ogni tentativo, anche non sistemico, di cambiamento.
Molti, a cominciare dal PD, non vogliono capire, colpiti da una cecità
politica e sociale già spiegata dal Vangelo : “ dio acceca chi non vuole
vedere”.
Va
notata, nella crisi italiana, la somma delle questioni: il sistema
economico finanziario imperialista, come “soggetto armato” governabile e
in grado di essere gettato nella guerra, non si è scatenato solo contro
il pericolo del cambiamento timidamente evocato dal governo Di
Maio-Salvini; esso si è scatenato anche contro la “simpatia” ( e dunque
contro “ il tradimento” verso l’occidente capitalistico) di questo
eventuale governo verso la Russia di Putin, verso un mondo politico ed
economico “altro” da quello USA-Ue.
Già
nel 2014, peraltro, l’intero sistema politico, economico e finanziario
capitalistico-occidentale si era scatenato contro la Russia governata di
Putin e, al di là e ben oltre la politica delle sanzioni e della
costruzione di un fronte mondiale anti russo, aveva messo in campo una
guerra finanziaria speculativa contro il rublo che spinse ad evocare,
per la Russia, il default del 1998, declassò in tempi brevi la moneta
russa sino al punto che per acquistare un dollaro occorrevano 80 rubli e
costrinse l’allora Ministro delle Finanze del governo russo, Anton
Siluanov, a vendere, in difesa del rublo, fette consistenti della valuta
straniera in dotazione delle casse russe, una vendita, sembra, di circa
10 miliardi di dollari. Rievochiamo il feroce attacco
economico-finanziario che l’occidente capitalistico portò contro la
Russia nel 2014 affinché non appaia come ininfluente, in relazione allo
scatenamento della guerra politica, economica e istituzionale dei poteri
sovranazionali e nazionali, l’atteggiamento non più duramente ostile
verso la Russia di quello che poteva essere il governo giallo-verde in
Italia.
Anche
da tutto ciò, rimarchiamo di nuovo la gravità della scelta
extraparlamentare del Presidente Mattarella, volta, nell’essenza, a
contrastare politicamente ( come chiaramente emerge dallo stesso
comunicato ufficiale di rottura Mattarella, che con chiarezza afferma la
natura sacra e immodificabile del’Euro e dell’ Ue) l’ eventualità di un
cambiamento che proveniva da un consenso elettorale di massa. Questione
che ci spinge ad una riflessione, non così paradossale: se un giorno un
fronte comunista , di sinistra di classe e di popolo vincesse le
elezioni in Italia anche con la parola d’ordine “fuori l’Italia dalla
NATO”, il Presidente di turno avallerebbe, sentendolo come legittimo, un
intervento armato USA- NATO ed esercito italiano volto a respingere con
un “golpe” militare la rottura dell’alleanza atlantica – persino più
mitologica di quella europea – e imprigionare i comunisti e le forze del
cambiamento?
Come,
d’altra parte, rimarchiamo, rispetto all’essenza ancora liberista e per
molti versi reazionaria della possibile alleanza 5 Stelle – Lega –
Fratelli d’Italia, l’esigenza ( ormai storica, in Italia,) dell’unità
delle forze comuniste e della costruzione, con esse e attorno ad esse,
di un Fronte di Sinistra e di Popolo.
Nell’
inquietante, quanto politicamente densa, affermazione di Oettinger vi è
molto di più di quanto appaia in superficie ed è a partire da ciò che
non solo i comunisti ma ogni forza democratica italiana dovrebbe
severamente stigmatizzare il commissario europeo. Le parole di Oettinger
sono, innanzitutto, il riflesso esatto del livello dello scontro di
classe che si è aperto in Italia tra le forze critiche ( anche se ancora
essenzialmente liberiste e funzionali al sistema capitalista e
imperialista, come la Lega e il M5S) dell’Unione europea e l’intero establishment filo americano, filo atlantista e succube di Bruxelles e a Berlino ( un establishment che oggi trova il suo perno, oggettivamente di destra, nel PD). Ma Oettinger ha anche espresso – volens/nolens
– con le sue dure parole il senso di dominio dittatoriale che l’Ue del
capitale transnazionale europeo, capitanato dal grande capitale tedesco,
ha interiorizzato in relazione agli Stati e ai popoli dell’Ue, in
relazione al processo di costruzione di questa Ue thatcheriana e
uscita dritta dritta dal pensiero di Milton Friedman, dalla scuola
golpista di Chicago, in netta contrapposizione non solo al pensiero
socialdemocratico ma anche a quello keynesiano borghese.
Riflesso
esatto dello scontro di classe, nelle parole di Oettinger, ma non solo:
in esse è soprattutto rintracciabile un’oscura quanto verosimile
minaccia, poiché se saranno “ i mercati e lo spread a dire agli italiani
come votare”, vuol dire che i mercati e lo spread non sono “soggetti”
autonomi, ingovernabili e indipendenti dalle fasi ma, al contrario, essi
sono “agenti” organizzabili, e da gettare armati in trincea, dai poteri
imperialisti e capitalisti sovranazionali nella lotta contro i popoli,
le classi lavoratrici, gli Stati che non si subordinano prontamente ai
voleri del grande capitale internazionale. Era già stato Karl Marx a
mettere a fuoco “l’identità non spontanea” del capitale nella lotta di
classe ed è stato Joseph Stiglitz, nei giorni nostri, a definire
l’andamento dei flussi finanziari, dell’inflazione, della deflazione,
della Borsa, dello spread – fenomeni definiti dal grande capitale come
“non regolabili” ed essenzialmente prodotti dalle “ scomposte
accelerazioni dei soggetti esterni al capitale” – come “una partita di
scacchi” del grande capitale internazionale. Il violento e improvviso
rialzarsi dello spread in Italia – non in relazione a dinamiche
economiche e finanziarie profonde, ma solamente in rapporto all’
ipotetico e certamente non strutturale cambio di posizione d’un governo 5
Stelle – Lega nei confronti dei Trattati europei – la dice lunga sulla
natura “organizzata” e non spontanea del sistema economico-finanziario
imperialista contro ogni tentativo, anche non sistemico, di cambiamento.
Molti, a cominciare dal PD, non vogliono capire, colpiti da una cecità
politica e sociale già spiegata dal Vangelo : “ dio acceca chi non vuole
vedere”.
Va
notata, nella crisi italiana, la somma delle questioni: il sistema
economico finanziario imperialista, come “soggetto armato” governabile e
in grado di essere gettato nella guerra, non si è scatenato solo contro
il pericolo del cambiamento timidamente evocato dal governo Di
Maio-Salvini; esso si è scatenato anche contro la “simpatia” ( e dunque
contro “ il tradimento” verso l’occidente capitalistico) di questo
eventuale governo verso la Russia di Putin, verso un mondo politico ed
economico “altro” da quello USA-Ue.
Già
nel 2014, peraltro, l’intero sistema politico, economico e finanziario
capitalistico-occidentale si era scatenato contro la Russia governata di
Putin e, al di là e ben oltre la politica delle sanzioni e della
costruzione di un fronte mondiale anti russo, aveva messo in campo una
guerra finanziaria speculativa contro il rublo che spinse ad evocare,
per la Russia, il default del 1998, declassò in tempi brevi la moneta
russa sino al punto che per acquistare un dollaro occorrevano 80 rubli e
costrinse l’allora Ministro delle Finanze del governo russo, Anton
Siluanov, a vendere, in difesa del rublo, fette consistenti della valuta
straniera in dotazione delle casse russe, una vendita, sembra, di circa
10 miliardi di dollari. Rievochiamo il feroce attacco
economico-finanziario che l’occidente capitalistico portò contro la
Russia nel 2014 affinché non appaia come ininfluente, in relazione allo
scatenamento della guerra politica, economica e istituzionale dei poteri
sovranazionali e nazionali, l’atteggiamento non più duramente ostile
verso la Russia di quello che poteva essere il governo giallo-verde in
Italia.
Anche
da tutto ciò, rimarchiamo di nuovo la gravità della scelta
extraparlamentare del Presidente Mattarella, volta, nell’essenza, a
contrastare politicamente ( come chiaramente emerge dallo stesso
comunicato ufficiale di rottura Mattarella, che con chiarezza afferma la
natura sacra e immodificabile del’Euro e dell’ Ue) l’ eventualità di un
cambiamento che proveniva da un consenso elettorale di massa. Questione
che ci spinge ad una riflessione, non così paradossale: se un giorno un
fronte comunista , di sinistra di classe e di popolo vincesse le
elezioni in Italia anche con la parola d’ordine “fuori l’Italia dalla
NATO”, il Presidente di turno avallerebbe, sentendolo come legittimo, un
intervento armato USA- NATO ed esercito italiano volto a respingere con
un “golpe” militare la rottura dell’alleanza atlantica – persino più
mitologica di quella europea – e imprigionare i comunisti e le forze del
cambiamento?
Come,
d’altra parte, rimarchiamo, rispetto all’essenza ancora liberista e per
molti versi reazionaria della possibile alleanza 5 Stelle – Lega –
Fratelli d’Italia, l’esigenza ( ormai storica, in Italia,) dell’unità
delle forze comuniste e della costruzione, con esse e attorno ad esse,
di un Fronte di Sinistra e di Popolo.
*segreteria nazionale PCI, responsabile dipartimento esteri
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