Ieri sera, in occasione della finale di Coppa Italia, non è certo passato inosservato il futuro ministro dell'interno Matteo Salvini, con indosso un giubbino griffato "Pivert", marca riconducibile a Casapound. Non ci stupisce certo che un noto razzista, antimeridionale sia amico intimo dei fascisti di Casapound; nè tanto meno nutrivamo dubbi sul significato autoritario e reazionario che questo messaggio sembra imprimere al prossimo governo.
Crediamo però sia una buona occasione per socializzare un po' di informazioni che da tempo girano tra gli antifascisti.
Devo andare a picchiare i barboni alla stazione, cosa mi posso mettere?
Cosa posso indossare per andare a violentare la studentessa ebrea della mia facoltà? Polo o camicia?
Chissà quante volte un fascista del terzo millennio deve essere stato messo di fronte a simili dilemmi
esistenziali
.
A questi dubbi e perplessità, alcuni militanti di casapound hanno ben pensato di promuovere una linea d’abbigliamento “casual e basic da poter mettere tutti i giorni ma che allo stesso tempo vogliano sentirsi parte di una community più estesa in cui vengono condivisi valori e pensieri.” [1]
Il suo nome? Pivert.
Anche se a prima a vista, il marchio di per sé non ha nulla a che fare con le icone del fascismo; su tutti i capi d’abbigliamento – polo, felpe, giacche e berretti – si nota una piccola P con un picchio stilizzato. Da lontano i prodotti possono essere confusi con altre note marche d’abbigliamento come Ralph Lauren e il suo giocatore di polo – o con i marchi Lacoste o Fred Perry. Non esiste nessun riferimento né velato né diretto al fascismo o al razzismo.
Ma dietro a tutto ciò si nasconde una macchina per fare i soldi costruita nei minimi dettagli, con personaggi televisivi dal volto noto [2], rappresentazioni fotografiche in cui si rievocano i tempi andati dell’impero romano con l’obiettivo di finanziare non solo i promotori e gestori di questa azienda, ma anche i came-ratti presenti in carcere o agli arresti domiciliari [3].
La società Pivert S.r.l. è di proprietà della famiglia Polacchi: il 70% appartiene a Francesco Polacchi ex leader di Blocco Studentesco, l’organizzazione giovanile dei fascisti del terzo millennio con un curriculum da squadrista da fare invidia a tutti, e di Maurizio Polacchi padre di Francesco nonché amministratore della Minerva Holding S.r.l., società finanziaria con varie partecipazioni, tra cui l’Eized, dove tra i soci troviamo Lorenza Lei, prima donna a ricoprire il ruolo di direttore generale in Rai.
Pivert ha come sede legale il civico 31 di via Diomede Pantaleoni nella zona nord di Roma, condivide il proprio civico e il proprio numero di telefono fisso con altre aziende e società gestite dalle tartarughine capitoline: la SCA 2080, società editrice de il Primato Nazionale, il giornale on-line di Casapound, gestore del sito web Mma Europa, dedicato agli amanti delle arti marziali miste. Un culto quello del corpo resta d’altronde un “valore”, come ai tempi di Mussolini: non a caso i testimoni di Pivert, sono forzuti uomini italici che mettono in bella mostra i propri muscoli [4]; la rievocazione al fascismo mussoliniano e all’impero romano si evince anche dai nomi delle collezioni come “Dalmatia” per le felpe,“Imperium” per i bermuda e kway, “Cyrenaica” per le polo [5].
Inoltre condivide la propria sede con l’azienda “EyeTech Video & Ditigal Solutions” che offre i suoi servizi nell’ambito della comunicazione multimediale e nell’organizzazione di eventi.
Il direttore di quest’ultima azienda, non a caso, risulterà Francesco Polacchi.
I vestiti Pivert tra l’altro si possono acquistare in molti negozi di streetwear e casual vicini al mondo dell’estrema destra. L’intercity firm di Padova, di proprietà dell’ex-forzanovista e rapinatore di banche Gianluca Locicero, la catena romana Maracana Football Store, presente con quattro negozi a Roma e uno ad Albano Laziale, e nelle grandi città come Torino, Milano, Pescara, Brescia.
La Pivert non manca poi di rifornire le strutture amiche di Casapound in Europa come a Madrid (Hogar Social), Lione (Bastion Social) e in un paesino di circa quarantamila anime nell’hinterland di Copenaghen (Rødovre)
E i prezzi? Una polo può oscillare dai 41 ai 59 euro, una felpa dai 42 ai 70 euro, un giubbino dai 105 ai 135 euro.
Alla faccia!
Insomma, si farà di sicuro parte di una comunità... ma di certo non proprio di chi fatica ad arrivare alla fine del mese...
Insomma chi compra un qualsiasi prodotto Pivert, non solo riempie le tasche della famiglia Polacchi, ma finanzia un’organizzazione che progetta stupri nei confronti delle studentesse [6] che offende la memoria di un ragazzo di periferia ucciso perché tifoso del Napoli [7] ed organizza eventi per l’assassino [8] e che per entrare in parlamento si coalizza con la Lega Nord.
Chi compra Pivert finanzia casapound.
Boicotta tutto questo!
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