martedì 29 maggio 2018

pc 29 maggio - SAVONA GESTI' IL PASSAGGIO DELL'ILVA AI RIVA - L'IMBROGLIO DEL M5S AGLI OPERAI E CITTADINI DI TARANTO

Savona da Ministro gestì il passaggio dell'Ilva ai Riva. Il M5S come spiega agli operai e ai cittadini di Taranto che qui viene a parlare di "chiusura dell'Ilva" e a Roma, con la Lega, voleva assolutamente al governo chi ha consegnato l'Ilva ai padroni assassini?

Dal Corriere di Taranto

Quando il prof. Savona agevolò l’acquisto di Ilva da parte di Riva…

Con riferimento all’ILVA, ci impegnamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della green economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare. Anche al fine di prevenire misure sanzionatorie da parte dell’Unione Europea prevediamo misure volte all’adeguamento degli standard di contrasto all’inquinamento atmosferico secondo le norme in vigore”. Ricordate questo passaggio che fa parte del famoso ‘Contratto per il Governo del cambiamento‘ varato da Movimento 5 Stelle e Lega? Un passaggio su Ilva che aveva suscitato diversi dubbi sulla reale volontà di chiusura dello stabilimento, con successivi chiarimenti forniti da Lorenzo Fioramonti, uomo forte della politica economica dei pentastellati, il quale parlava di “chiusura non a breve ma neppure tanto lontana”. Insomma, una chiusura di Ilva programmata nel tempo.
Bene, Fioramonti ministro dell’Economia non lo è diventato, perchè il Movimento 5 Stelle e la Lega – nell’ormai famosa lista consegnata a Mattarella – avevano scelto il prof. Paolo Savona...
 
Beh, del prof. Savona si è parlato molto... ciò che non è emerso del prof.Savona – e chissà se i pentastellati soprattutto ne fossero a conoscenza – è che egli ha gestito, da ministro del governo Ciampi, il passaggio dell’Ilva dalle Partecipazioni Statali alla famiglia Riva. Già, avete capito
bene: Savona ne fu il regista. La prova? Leggetevi questo articolo pubblicato su ‘la Repubblica‘ l’11 dicembre del 1993. Lasciamo a voi le dovute riflessioni e, magari, proprio agli attivisti pentastellati di casa nostra…
“La stretta di mano tra il ministro dell’Industria, Paolo Savona, e il commissario alla concorrenza, Karel Van Miert, ha sancito ieri un accordo che salva il terzo ‘forno di riscaldo’ dello stabilimento Ilva di Taranto, evitando così una svalutazione del pezzo più pregiato della siderurgia italiana messa in vendita dall’Iri. Soluzione che, inoltre, allontana lo spettro di altri duemila esuberi in aggiunta ai 3.770 già previsti per l’Ilva Laminati Piani (la società nata, insieme alla Acciai Speciali Terni, dalla scissione del gruppo che in seguito alla ristrutturazione taglierà complessivamente undicimila posti). L’accordo tra Savona e Van Miert conferma il riconoscimento di 4.800 miliardi di aiuti di Stato per l’Ilva, anche se in questa cifra vengono compresi 500 miliardi di crediti d’imposta che la Commissione non definisce più come veri e propri aiuti. Oltretutto – ha sottolineato Savona a proposito dei 4.800 miliardi – si tratta di una “nuova categoria” di aiuti di Stato, dal momento che non sono trasferimenti di fondi pubblici, ma indebitamento verso le banche. Sull’altro piatto della bilancia c’è la chiusura di due forni di riscaldo a Taranto e lo smantellamento definitivo dell’ impianto di Bagnoli (già inattivo da qualche anno): vale a dire un taglio alla capacità produttiva dell’Ilva pari a circa 1,5 milioni di tonnellate, mentre altre 500mila tonnellate, in pratica quelle inizialmente previste con lo stop al terzo forno di riscaldo, saranno tagliate dal privato che comprerà l’Ilva Laminati Piani. L’accordo prevede, inoltre, che la privatizzazione totale del gruppo Ilva venga realizzata entro il 30 giugno del ’94 e che gli acquirenti si impegnino a non investire in aumenti della capacità produttiva per i successivi cinque anni. Ma Savona ha giocato anche altre carte per garantire il placet al progetto Ilva da parte degli altri paesi comunitari: in particolare, ha ribadito la disponibilità dell’Italia ad approvare il piano sugli aiuti al carbone, molto caro alla Germania, purchè questi entrino in vigore parallelamente ad una definitiva approvazione del piano siderurgico..."
Com’è andata a finire, lo sanno tutti: i Riva divennero i ‘padroni dell’acciaio’ d’Italia, con tutte le conseguenze che, purtroppo, dalle nostre parti conosciamo perfettamente.

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