Un sito web israeliano ha rivelato alcuni punti del cosiddetto great deal o “piano di pace” che Donald Trump proporrà per la soluzione della questione palestinese. Il quotidiano online Rai al Youm di Abdel Bari Atwan ha ripreso, infatti, la notizia della pubblicazione sul sito israeliano Debka File,
vicino all’esercito israeliano ed alla destra sionista, di una serie di
punti del futuro accordo definendolo “l’ennesima offesa per il popolo
palestinese”.
Secondo il sito israeliano il great deal è
stato sottoposto all’Arabia Saudita ed all’Egitto visto che “Trump ha
discusso in differenti riunioni riguardo al piano con Mohammed Ben
Salman, principe ereditario saudita, con il principe di Abu Dhabi Ben
Zayed Al Nahyane, con l’emiro del Qatar Tamim Ben Hamad Al Thani, con il
presidente egiziano al Sissi e con il primo ministro israeliano
Netanyahu”. L’unico alleato di Washington ad essere stato
inviato per la stesura del piano e ad aver rifiutato l’invito è stato il presidente turco Erdogan, carnefice del popolo curdo, ma paladino della causa palestinese, che ha etichettato l’accordo come “un affronto nei confronti dei palestinesi”.
inviato per la stesura del piano e ad aver rifiutato l’invito è stato il presidente turco Erdogan, carnefice del popolo curdo, ma paladino della causa palestinese, che ha etichettato l’accordo come “un affronto nei confronti dei palestinesi”.
Tutti
gli alleati di Washington, sauditi e israeliani in prima fila, hanno
visionato e dato il loro sostegno all’accordo che sarà presentato a metà
giugno, anche se Abu Mazen, presidente dell’ANP, si rifiuterà di
presentarsi alle trattative o ne rifiuterà le principali questioni
affrontate. Una modalità, quella di Trump, a senso unico che preserva
palesemente gli interessi israeliani come è avvenuto per la
dichiarazione su Gerusalemme capitale d’Israele, contrariamente a
qualsiasi risoluzione dell’ONU o al diritto internazionale.
Anche in questo caso le principali questioni o redlines
pendono dalla parte di Tel Aviv, visto che verrà proposta la creazione
di uno stato Palestinese a Gaza e nella metà dell’attuale Cisgiordania
occupata con, ovviamente, una sovranità limitata. La sicurezza della
regione e dei valichi di frontiera saranno gestiti da Tel Aviv, come
tutta la parte orientale della Cisgiordania, e Israele sarà riconosciuto
come patria del popolo ebraico, mentre la Palestina, con una sovranità
inesistente, patria del popolo palestinese.
Soluzioni
improponibili anche per quanto riguarda il futuro di Gerusalemme visto
che Abu Dis, quartiere di Gerusalemme Est, sarà proposto come capitale
del futuro Stato Palestinese con alcuni quartieri della parte orientale
sotto il controllo palestinese, ad eccezione della parte del centro
città, sotto “tutela” israeliana. La supervisione della Spianata sarà
gestita congiuntamente dall’Arabia Saudita, dalla Giordania e dal
governo palestinese. Non viene, infine, fatta alcuna menzione o ipotesi
riguardo ad uno dei punti cruciali della questione palestinese: il
diritto al ritorno dei profughi palestinesi, sancito dall’ONU, che si
dice verrà affrontato eventualmente con un nuovo meccanismo relativo ad
un risarcimento forfettario.
Abdel
Bari Atwan giudica questa proposta “un vero e proprio omicidio della
questione palestinese” e definisce il comportamento di Washington come
quello del “bastone e della carota”: “il bastone è la minaccia di
tagliare gli aiuti finanziari e stringere l’assedio su Gaza e la
repressione nei Territori Occupati e la carota è la promessa di denaro
arabo e occidentale per i Territori Occupati come “indennizzo” per la
rinuncia a Gerusalemme, al diritto al ritorno e per non opporsi
all’accordo”.
Una
situazione talmente favorevole agli israeliani, grazie alle continue
pressioni sul presidente americano Trump da parte del genero Jared
Kushner e dell’ambasciatore USA, David Friedman, entrambe esponenti del
sionismo americano, da “dare un’assoluta libertà di azione al governo
israeliano per contrastare il nemico iraniano e per consolidare la
propria alleanza con l’Arabia Saudita”.
Ultima notizia, infine, è stata la richiesta ufficiale da parte del Ministro dei Trasporti e dell’Intelligence,
il falco Yisrael Katz al governo Trump “per il riconoscimento della
definitiva sovranità di Tel Aviv sulle Alture del Golan” visto che “il
momento è favorevole per chiederlo” come dichiarato in un’intervista
alla Reuters.
L’ennesima provocazione a qualsiasi legge sul diritto internazionale o a
tutte le risoluzioni ONU riguardo ai Territori Occupati illegalmente da
Israele: in Palestina (Gerusalemme, Gaza e Cisgiordania), Siria (Alture
del Golan) e Libano (Shebaa Farms).
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