lunedì 20 marzo 2017

pc 20 marzo - Con Saibaba vogliono soffocare il dissenso democratico in India e l'opposizione anche internazionale contro Green Hunt e il saccheggio delle terre adivasi. Alimentiamo e diamo forza alla campagna per la sua liberazione!

La sentenza di condanna è scandalosa! Si fonda su labili prove acquisite illegittimamente e custodite illegalmente, su “confessioni” estorte e poi ritrattate, ma la denuncia di coartazione da parte degli imputati non è stata neppure acquisita da quello stesso funzionario che aveva disposto i mandati di perquisizione infedeli! La corte ha perfino rifiutato di emettere un ordine aggiuntivo che garantisca in carcere a Saibaba l’assistenza e le cure mediche per lui vitali.
Come ci ha detto lo stesso Saibaba quando abbiamo avuto l’onore di incontrarlo, a giudici e poliziotti non interessava provare le accuse, nei lunghi interrogatori non facevano che ripetergli: “ferma la campagna contro Green Hunt, torna a fare semplicemente il professore di inglese, e ti lasceremo in pace”.
Vogliono far tacere, seppellendolo per sempre in carcere fino ad assassinarlo, la sua voce autorevole e ascoltata, di strenuo difensore dei diritti dei contadini contadini, delle popolazioni tribali adivasi, degli intoccabili delle caste inferiori (dalit), della classe operaia e di tutti i settori sfruttati e oppressi della società in India.
 
A tutte le forze antimperialiste
Alle organizzazioni contro la repressione e di solidarietà con i prigionieri politici
Ai docenti, intellettuali, studenti democratici

Protestiamo contro la condanna all’ergastolo del Prof. GN Saibaba e 5 suoi compagni!
Fermiamo il soffocamento del dissenso con leggi liberticide e processi farsa!
Libertà per tutti i prigionieri politici in India!

Dopo quasi quattro anni, il 7 marzo 2017, la persecuzione contro il Professor G N Saibaba della Delhi
University si è conclusa con la condanna all’ergastolo sua e di altri 5 imputati.
Nel 2013 la polizia del Maharashtra perquisì illegalmente per due volte l’abitazione del dottor Saibaba con la falsa motivazione di “ricettazione di oggetti rubati”, sequestrò supporti informatici senza registrarli e sigillarli come impone la procedura legale.
Nell’aprile 2014 lo stesso professore, disabile al 90% e costretto su sedia a rotelle, fu sequestrato e incarcerato, accusato secondo la legge di “prevenzione delle attività illegali” (UAPA) insieme ad altri 5, il giornalista e attivista Prashant Rahi, lo studente Hem Mishra e gli adivasi Pandu Narote, Mahesh Tirki e Vijay Tirki.
Per due anni è stato detenuto in attesa di giudizio nella prigione centrale di Nagpur, dove gli sono sono state sistematicamente negate le più elementari strutture necessarie a una persona nelle sue condizioni le terapie e l’assistenza medica necessaria, causando un drammatico peggioramento della sua salute, come riconosciuto dalla la Corte Suprema indiana che nell’aprile 2016 gli ha concesso la libertà su cauzione.
Da allora fino alla vigilia della sentenza Saibaba è stato è stato prima ricoverato in terapia intensiva, sottoposto a cure per problemi cardiaci, calcoli alla cistifellea, pancreatite e ipertensione arteriosa, a fisioterapia per le varie complicazioni ortopediche provocate dalle inumane condizioni di prigionia, dimesso per prepararsi a un intervento urgente di rimozione delle cistifellea.
La sentenza di condanna è scandalosa! Si fonda su labili prove acquisite illegittimamente e custodite illegalmente, su “confessioni” estorte e poi ritratte, ma la denuncia di coartazione da parte degli imputati non è stata neppure acquisita da quello stesso funzionario che aveva disposto i mandati di perquisizione infedeli! La corte ha perfino rifiutato di emettere un ordine aggiuntivo che garantisca in carcere a Saibaba l’assistenza e le cure mediche per lui vitali.
Come ci ha detto lo stesso Saibaba quando abbiamo avuto l’onore di incontrarlo, a giudici e poliziotti non interessava provare le accuse, nei lunghi interrogatori non facevano che ripetergli: “ferma la campagna contro Green Hunt, torna a fare semplicemente il professore di inglese, e ti lasceremo in pace”.
Vogliono far tacere, seppellendolo per sempre in carcere fino ad assassinarlo, la sua voce autorevole e ascoltata, di strenuo difensore dei diritti dei contadini contadini, delle popolazioni tribali adivasi, degli intoccabili delle caste inferiori (dalit), della classe operaia e di tutti i settori sfruttati e oppressi della società in India.
Vogliono piegare la resistenza delle popolazioni tribali che stanno difendendo le loro acque, le foreste e le terre per impedire che diventino preda dell’avidità delle compagnie minerarie.
Vogliono strangolare le campagne nazionali e internazionali di solidarietà contro la guerra al popolo scatenata dai governi indiani con la Operazione Green Hunt, Salwa Judum 1 e 2, ecc.
Vogliono lanciare un monito contro tutta l’opposizione democratica al governo fascista Indù di Modi, contro chi resiste al terrore fascista, razzista e fondamentalista indù delle organizzazioni illegali ed eserciti privati foraggiati dallo stato, contro tutti i difensori dei diritti umani e dei prigionieri politici.
Per tutti questi motivi, questa sentenza no può passare sotto silenzio!
Organizziamo ovunque possibile assemblee di informazione, petizioni per la liberazione immediata di Saibaba e un giusto processo, iniziative di proteste presso ambasciate e consolati indiani.

Scriviamo e protestiamo:

Ambasciata Indiana, Via XX Settembre, 5
Mr. Anil Wadhwa
Fax: 064819539

Ministero degli Esteri
Mr. Sushma Swaraj
Fax: 011-23011463, 23013254

Ministero della giustizia
Mr. Shri Ravi Shankar Prasad
ravis@sansad.nic.in
Fax: 011-23793691

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