mercoledì 22 marzo 2017

pc 22 marzo - SULLE ELEZIONI IN FRANCIA - APPOGGIAMO IL BOICOTTAGGIO ELETTORALE - UNA PRIMA VALUTAZIONE

Proletari comunisti – PCm Italia appoggia e sostiene pienamente la posizione del boicottaggio elettorale che il PCm di Francia sta conducendo in diverse forme, principalmente nei quartieri popolari. 

Le elezioni in Francia sono dentro l'ascesa del moderno fascismo al potere, che vede avanzare come punta di lancio Marine Le Pen, che unisce la tradizionale linea fascista di questo partito all'ondata populista reazionaria antimmigrazione.
Questa campagna in queste elezioni trova un habitat favorevole nella crisi e corruzione dei partiti parlamentari di destra e degli anni di governo di Hollande e dei socialisti di Hollande, questo potere è screditato e costituisce il bersaglio facile della demagogia lepenista.
Le forze al governo e dell'opposizione dello stesso genere sono divise tra loro anche se dicono nella sostanza le stesse cose.
La destra di governo alla fine di una confusa battaglia interna ha finito per candidare ai danni principalmente di Sarkozy un candidato come Fillon che rappresenta gli stessi interessi ma che è “inciampato” nella politica clientelar familista che è venuta fuori.
A sinistra sono caduti uno dopo l'altro i candidati controfigura di Hollande, con l'emersione di due candidature non del tutto in linea con Hollande; una rappresentata dal giovane politicante in ascesa, Macron, fortemente legato alle associazioni padronali e indirizzato a conquistare il voto di settori di media e piccola borghesia. A Macron si deve la legge sulla precarietà, divenuta poi Loi Travaie, ed è il candidato che più si avvicina a Renzi in Italia (Renzi attualmente in declino, dopo la sconfitta sul referendum, vuole vincere sia il congresso PD che le prossime elezioni con un programma, una linea e un'immagine tipo Macron, tenendo conto nella sostanza che non è Macron il “renzi francese”, quanto Renzi aspira ad essere il “Macron italiano”, soprattutto nel caso Macron vincesse le elezioni).
Il candidato ufficiale del Partito socialista è Hamon che è risultato alla fine vincente, un po' a sorpresa, della primarie, proprio nel tentativo del partito socialista di smarcarsi da Hollande e dalla sua caduta precipitosa. Hamon, pur essendo anch'egli in realtà un uomo di apparato, cerca di accreditarsi come un socialista “moderno e giovane”, più vicino a un Vendola piuttosto che a un Bersani. Ma in questa caratterizzazione è divenuto debole verso gli interessi forti che difende il Partito socialista e Hollande stesso, e quindi queste forze finiranno per convergere su Macron e non su Hamon.
 
Per questo, al di là dei sondaggi, è difficile pensare ad una soluzione diversa da un ballottaggio tra Le Pen e Macron.

All'estrema sinistra, oltre i tradizionali “candidati di bandiera” di Npa e LO i cui interessi principali sono l'autopropaganda e la conservazione dei propri iscritti e simpatizzanti, la cui linea effettiva nella contesa generale dipende dal posizionamento nel ballottaggio, sta in avanzata il Front de Gauche di Melenchon, che negli anni si è trasformato, anche con un'attività parlamentare che ha accettato di muoversi all'interno degli interessi generali dell'imperialismo francese (vedi appoggio alle leggi antiterrorismo), e che per la crisi senza fine di Pcf, ecologisti e dello stesso Partito socialista ha raccolto sotto le sue bandiere forze di una sinistra tradizionale, riformista e revisionista, compreso i falsi ml del Pcof; una candidatura che è andata crescendo sì da raggiungere e forse superare nei voti il candidato ufficiale del Partito socialista.

In questo quadro è evidente che non esiste un “male minore”. In uno Stato e in un regime imperialista e in un assetto politico come quello attuale. Il sistema elettorale francese consente una polarizzazione anche più radicale di quella in Italia, ma con un presidenzialismo che rende possibile solo l'alternanza tra comitati d'affari della borghesia.

La stessa ascesa del moderno fascismo, nella sua forma esplicita di Le Pen, non può essere combattuta sul piano elettorale. Combatterla su questo piano significherebbe considerare non interna alla tendenza al moderno fascismo, Stato di polizia, guerre imperialiste, economia nazionale, economia di guerra i candidati degli altri due schieramenti, e ciò sarebbe un errore politico, tattico e strategico.

E' giusto, quindi, il boicottaggio, non solo per propagandare la visione strategica del proletariato, dei comunisti mlm, ma per smascherare tutte le forme che assume la tendenza della borghesia e del suo Stato, a cui non può non adeguarsi chiuque vinca le elezioni.
Su alcuni temi, quali l'immigrazione, il salario garantito, la difesa dei posti di lavoro, i candidati presidenziali possono coinvolgere nel voto settori proletari, anche quelli in lotta, ma questo non può cambiare la necessità di affermare che anche su questo terreno la lotta e non il voto è la via da perseguire, che solo la lotta può portare a risultati concreti, quanto più essa è autorganizzata e di massa e autonoma dai giochi elettorali. 
Nello stesso tempo è proprio il fatto che questi candidati e le loro politiche non possono portare a risultati concreti in materia di antifascismo, immigrazione, repressione, condizioni di vita, lavoro, aiuta a far comprendere che solo la lotta per il potere proletario può portare ad effettivi risultati per le masse.

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