Proletari comunisti –
PCm Italia appoggia e sostiene pienamente la posizione del
boicottaggio elettorale che il PCm di Francia sta conducendo in
diverse forme, principalmente nei quartieri popolari.
Le elezioni in Francia
sono dentro l'ascesa del moderno fascismo al potere, che vede
avanzare come punta di lancio Marine Le Pen, che unisce la
tradizionale linea fascista di questo partito all'ondata populista
reazionaria antimmigrazione.
Questa campagna in queste
elezioni trova un habitat favorevole nella crisi e corruzione dei
partiti parlamentari di destra e degli anni di governo di Hollande e
dei socialisti di Hollande, questo potere è screditato e costituisce
il bersaglio facile della demagogia lepenista.
Le forze al governo e
dell'opposizione dello stesso genere sono divise tra loro anche se
dicono nella sostanza le stesse cose.
La destra di governo alla
fine di una confusa battaglia interna ha finito per candidare ai
danni principalmente di Sarkozy un candidato come Fillon che
rappresenta gli stessi interessi ma che è “inciampato” nella
politica clientelar familista che è venuta fuori.
A sinistra sono caduti uno
dopo l'altro i candidati controfigura di Hollande, con l'emersione di
due candidature non del tutto in linea con Hollande; una rappresentata
dal giovane politicante in ascesa, Macron, fortemente legato alle
associazioni padronali e indirizzato a conquistare il voto di settori
di media e piccola borghesia. A Macron si deve la legge sulla
precarietà, divenuta poi Loi Travaie, ed è il candidato che più si
avvicina a Renzi in Italia (Renzi attualmente in declino, dopo la
sconfitta sul referendum, vuole vincere sia il congresso PD che le
prossime elezioni con un programma, una linea e un'immagine tipo
Macron, tenendo conto nella sostanza che non è Macron il “renzi
francese”, quanto Renzi aspira ad essere il “Macron italiano”,
soprattutto nel caso Macron vincesse le elezioni).
Il candidato ufficiale del
Partito socialista è Hamon che è risultato alla fine vincente, un
po' a sorpresa, della primarie, proprio nel tentativo del partito
socialista di smarcarsi da Hollande e dalla sua caduta
precipitosa. Hamon, pur essendo
anch'egli in realtà un uomo di apparato, cerca di accreditarsi come
un socialista “moderno e giovane”, più vicino a un Vendola
piuttosto che a un Bersani. Ma in questa caratterizzazione è
divenuto debole verso gli interessi forti che difende il Partito
socialista e Hollande stesso, e quindi queste forze finiranno per
convergere su Macron e non su Hamon.
Per questo, al di là dei
sondaggi, è difficile pensare ad una soluzione diversa da un
ballottaggio tra Le Pen e Macron.
All'estrema sinistra,
oltre i tradizionali “candidati di bandiera” di Npa e LO i cui
interessi principali sono l'autopropaganda e la conservazione dei
propri iscritti e simpatizzanti, la cui linea effettiva nella contesa
generale dipende dal posizionamento nel ballottaggio, sta in
avanzata il Front de Gauche di Melenchon, che negli anni si è
trasformato, anche con un'attività parlamentare che ha accettato di
muoversi all'interno degli interessi generali dell'imperialismo
francese (vedi appoggio alle leggi antiterrorismo), e che per la crisi
senza fine di Pcf, ecologisti e dello stesso Partito socialista ha
raccolto sotto le sue bandiere forze di una sinistra tradizionale,
riformista e revisionista, compreso i falsi ml del Pcof; una
candidatura che è andata crescendo sì da raggiungere e forse
superare nei voti il candidato ufficiale del Partito socialista.
In questo quadro è
evidente che non esiste un “male minore”. In uno Stato e in un
regime imperialista e in un assetto politico come quello attuale. Il
sistema elettorale francese consente una polarizzazione anche più
radicale di quella in Italia, ma con un presidenzialismo che rende
possibile solo l'alternanza tra comitati d'affari della borghesia.
La stessa ascesa del
moderno fascismo, nella sua forma esplicita di Le Pen, non può
essere combattuta sul piano elettorale. Combatterla su questo piano
significherebbe considerare non interna alla tendenza al moderno
fascismo, Stato di polizia, guerre imperialiste, economia nazionale,
economia di guerra i candidati degli altri due schieramenti, e ciò
sarebbe un errore politico, tattico e strategico.
E' giusto, quindi, il
boicottaggio, non solo per propagandare la visione strategica del
proletariato, dei comunisti mlm, ma per smascherare tutte le forme
che assume la tendenza della borghesia e del suo Stato, a cui non può
non adeguarsi chiuque vinca le elezioni.
Su alcuni temi, quali
l'immigrazione, il salario garantito, la difesa dei posti di lavoro,
i candidati presidenziali possono coinvolgere nel voto settori
proletari, anche quelli in lotta, ma questo non può cambiare la
necessità di affermare che anche su questo terreno la lotta e non il
voto è la via da perseguire, che solo la lotta può portare a
risultati concreti, quanto più essa è autorganizzata e di massa e
autonoma dai giochi elettorali.
Nello stesso tempo è proprio il
fatto che questi candidati e le loro politiche non possono portare a
risultati concreti in materia di antifascismo, immigrazione,
repressione, condizioni di vita, lavoro, aiuta a far comprendere che
solo la lotta per il potere proletario può portare ad effettivi
risultati per le masse.
Nessun commento:
Posta un commento