L'appello, firmato dalle
famiglie delle vittime della violenza poliziesca, dai comitati di
sostegno per la “verità e giustizia” e da un ampio campo di
organizzazioni sociali e politiche, e in particolare dai comitati e
associazioni di immigrati in lotta, nella prima parte denuncia la
brutalità poliziesca nelle sue diverse forme, dalle tecniche di
placcaggio che portano all'asfissia delle vittime, ai pugni, alle
pallottole, ai Taser, che diventano mortali: “E' da 40 anni che i
nostri vengono uccisi dallo Stato francese. Da 40 anni c'è
l'impunità più abietta, una campagna di criminalizzazione verso chi
risponde con la mobilitazione verso queste morti”, “La
repressione si è accentuata con lo “stato d'urgenza”, "tutti gli
abusi sono diventati possibili... non è la polizia che si adatta
alla legge, è la legge che si adatta alla polizia”
“Nel 2015 il governo ha
dichiarato una vera guerra interna. Essa è contro i migranti e
coloro che li difendono. Prosegue la tradizionale repressione dei
neri, degli arabi, dei rom, e, più generalmente, dei quartieri
popolari, prendendo di mira i musulmani con perquisizioni,
arresti domiciliari e chiusura delle moschee. A questo si è aggiunta
la guerra sociale condotta dal governo Valls, nel quadro della
mobilitazione contro la legge Loi Travail, e di fronte alla
resistenza dei quartieri popolari e dei movimenti sociali le
violenze si sono scatenate toccando tutti”.
L'appello inserisce
correttamente l'arsenale securitario nella politica di guerra
che la Francia e i suoi alleati conducono all'estero “lo Stato
francese che mette sempre tutto il suo peso sui popoli che domina,
come in Africa, sviluppa una politica di aggressione permanente in
Medio Oriente che ha al suo interno l'occupazione della Palestina. La
sua lotta contro il terrorismo porta un'aggressione permanente contro
i popoli. Questo, tra l'altro, alimenta la crisi umanitaria dei
rifugiati, trattati cinicamente come una minaccia potenzialmente
“terrorista”. E' il serpente che si morde la coda. Il clima di
guerra interna permette di giustificare il controllo sempre più
brutale della popolazione e dà un “permesso di violenza” alle
Forze dell'ordine che reprimono tutto ciò che si oppone, dalle
famiglie delle vittime, ai manifestanti contro la Loi Travail, ai
militanti dei quartieri popolari, alla Zad”.
L'ampiezza della denuncia
è a base dell'ampiezza delle forze che si sono raccolte e della
riuscita della manifestazione.
Chi non vi ha partecipato
è per opportunismo e legami più o meno indiretti con alcune forze
elettorali e gruppi e organizzazioni che non hannbo compreso la vera
portata unitaria della repressione e l'organizzazione dal basso della
marcia.
Alla manifestazione vi
erano numerosi volantini che denunciavano in forma simile la violenza
poliziesca, il razzismo, i responsabili e le ragioni, articolandole
secondo le battaglie che le diverse associazioni già stanno facendo.
Quindi diverse
associazioni, come Sans papiers, in lotta per la casa hanno trovato
l'occasione per rilanciare la loro lotta e invitare ad una
mobilitazione unitaria anche sugli altri terreni.
Significativa è la
denuncia del fatto che i “foiers” dei lavoratori immigrati sono
in pericolo. Questi “foiers” oggi sono sotto attacco e il
volantino ne presenta un elenco e aggiunge “i razzisti approfittano
dell'isteria antimmigrati e antirifugiati, il foiers nazionale di
Boulogne è stato incendiato nel dicembre 2016. Tutto questo trova
come base la legge del governo di cambiamento dello status dei
“foiers”.
"Essi diventano delle
residenze sociali per precari in difficoltà... non sono dunque più
i lavoratori immigrati che vivono lontano dalle loro famiglie ad
essere ammessi..." - con l'obiettivo di scatenare una guerra tra
poveri, alimentare la campagna “prima i francesi” dell'estrema
destra.
I lavoratori dei “foiers”
dicono “certamente noi siamo d'accordo che bisogna alloggiare le
persone vittime della precarietà, ma non a deprimento dei lavoratori
immigrati che vivono soli, lontani dalle loro famiglie... Ma la cosa
più grave e dolorosa per i residenti e la soppressione della vita
collettiva. Essi che vivono da 20, 40, 50 anni in questi spazi
piccoli, spesso minuscoli, non possono farlo senza che i loro edifici
abbiano spazi di incontro e di convivialità, da caffetterie a
cucine collettive che permettono di non mangiare soli, corsi di
lingua e di informatica, sale di preghiere, sale di riunioni molto
utilizzate nei wek end, per tutte le riunioni di famiglie e di
villaggi, per le centinaia di associazioni... Ebbene, tutti questi
spazi vengono chiusi”... “un altro punto è
quello di togliere il diritto ad una vita privata, il diritto di
cambiare la serratura per evitare che i gestori entrino nel proprio
appartamento, il diritto di ospitare la persona con cui si vuole
vivere. Non resta che una sola chiave, non riproducibile, che rende
difficile la vita dei lavoratori, delle persone malate”.
“...Sulla base di queste
leggi si scatenano le espulsioni per chi non ha pagato la retta, per
sovraoccupazione dell'appartamento. Sono almeno 10mila le persone che
vivono albergate nell'Ile de France, e molti sono immigrati e
rifugiati sans papiers che vi trovano accoglienza e rifugio”.
Nel volantino “Dicono NO
al fascismo” anche le associazioni dei lavoratori turchi ACTIT, i
giovani di Young Struggle nelle denuncia sottolineano che con lo
“stato d'urgenza” le competenze della polizia si moltiplicano e
noi vediamo che la polizia è dappertutto ma non vediamo giustizia da
nessuna parte... il razzismo non fa che aumentare, la tortura in
piena strada diviene legale, e queste differenti forme di violenza si
fanno ai danni degli immigrati. L'imperialismo francese è in un
periodo di crisi economica in cui si accresce la disoccupazione, la
povertà e le leggi conservatrici, ma anche il potere dei partiti di
estrema destra dichiarano che i responsabili di questa situazione
sono gli immigrati... Le violenze poliziesche continueranno a durare
se non diciamo: basta, stop! Lo Stato tende ad abituare la società a
questo genere di pratiche e fa in maniera che la società resti
silenzionsa. Ma l'umanità non si abitua né si abituerà. La
dignità umana vincerà la violenza”.
In questo clima si può
comprendere il valore dello spezzone di giovani del PCm Francia – che lo stesso
giornale 'Liberation' non ha potuto ignorare, mettendo una sua foto
nella pagina dedicata alla manifestazione - e del volantino
distribuito massicciamente alla manifestazione:
DI FRONTE ALLE VIOLENZE
POLIZIESCHE AUTODIFESA POPOLARE.
“Stato d'urgenza,
razzismo istituzionale a livelli più alti, attacchi contro le
conquiste
operaie, fascisti di ogni genere in piena emergenza, sbirri
scatenati nei nostri quartieri e nelle nostre lotte, contro noi e le
nostre sorelle e fratelli di classe. Ma dove c'è oppressione, c'è
resistenza! E dopo la lotta contro la Loi Travail si vede che noi
siamo sempre più numerosi ad aver alzato la testa. E una volta che
si alza la testa è molto più duro farcela abbassare. La borghesia e
i suoi cani da guardia vogliono fare di tutto per impedirci di
riprendere i nostri interessi nelle mani. Il livello di repressione
del movimento popolare, legato alle molestie poliziesche quotidiane e
allo “stato d'urgenza” è sempre più elevato.
Militarmente lo Stato
imperilista francese bombarda e uccide ai quattro angoli del paese.
I borghesi per arricchirsi non hanno alcun problema a gettare la
gente in mezzo alla strada, a rompere le famiglie, a provocare
suicidi. Il loro livello di violenza è estremamente alto ed è
chiaro che va ad aumentare.
La nostra resistenza esiste, è ben viva e si sviluppa. Solo la via dell'autodifesa popolare, assunta chiaramente, generalizzata e organizzata, ci porterà a progredire sulla via rivoluzionaria. Noi non possiamo accontentarci delle sole vie che la borghesia ci vuole lasciare, le nostre lotte e le nostre prospettive poortano all'avvenire.
La nostra resistenza esiste, è ben viva e si sviluppa. Solo la via dell'autodifesa popolare, assunta chiaramente, generalizzata e organizzata, ci porterà a progredire sulla via rivoluzionaria. Noi non possiamo accontentarci delle sole vie che la borghesia ci vuole lasciare, le nostre lotte e le nostre prospettive poortano all'avvenire.
No a questo vecchio Stato garante
dello sfruttamento e dell'oppressione sulla nostra classe.
La borghesia ci conduce
una guerra quotidiana, e il ritorno di fiamma di ciò sarà la guerra
rivoluzionaria.
La guerra popolare è la
guerra tra due classi che si oppongono, da un lato la borghesia,
dall'altro i lavoratori, lavoratrici e i loro alleati, e questa
guerra si conduce su tutti i fronti, culturale, sociale, politico,
ideologico, militare. E' un lungo processo che ha bisogno di
organizzarsi, di sviluppare strutture proprie, di riprendere il
potere nelle nostre mani.
“Il popolo e solo il
popolo è la forza motrice creatore della storia universale”- Mao
Tse Tung).
ORGANIZZIAMO L'AUTODIFESA
POPOLARE!
CONTRO LA GUERRA DELLA
BORGHESIA PREPARIAMO LA GUERRA POPOLARE!
Un ponte tra la
manifestazione e l'assemblea nazionale per la difesa di George Ibrahim
Abdallah è costituito dalle organizzazioni degli immigrati nei
quartieri e di solidarietà con i prigionieri politici e con la
lotta di liberazione del popolo palestinese, che hanno partecipato in
un grande spezzone alla manifestazione.
Tra queste 'Fronte unito
delle immigrazioni e dei quartieri popolari”. Nel loro volantino
“Chi semina la ogra raccoglie l'intifada”, si denunciano le
violenze contro i liceali a Sant Denis, così come la persecuzione
politica e giudiziaria scandalosa verso la famiglia di Adama Traorè;
tre fratelli di Adama sono stati imprigionati da 4 mesi e due sono
ancora in prigione. “Se il potere reagisce è perchè le rivolte
degli abitanti dei quartieri popolari gli fanno paura. Ed è una
buona strada quella di continuare ad organizzarsi nei quartieri,
perchè la collera si rafforzi e porti a tener testa al nemico nel
tempo... Gli abitanti dei quartieri popolari devono tracciare il loro
proprio canmmino e definire le loro priorità e strategie
politiche...”.
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