Matteo
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Genova - Il consorzio che deve realizzare il Terzo
valico ferroviario Genova-Milano, dice la Procura, è una società corrotta,
che ha beneficiato del comportamento fuorilegge dei suoi (ex) manager, a loro
volta accusati di corruzione o turbativa d’asta.
L’addebito è messo nero su bianco dai sostituti
procuratori Paola Calleri e Francesco Cardona Albini, che hanno deciso d’iscrivere
sul registro degli indagati non solo i singoli dirigenti nel mirino per aver
preso mazzette e pilotato appalti; ma il consorzio in quanto tale
(formato al 64% da Impregilo, 31% Società condotte d’acqua e 5% Civ) in base a
una specifica legge sulla responsabilità amministrativa. Che cosa rappresenta,
concretamente, l’ultima iniziativa dei pm? In primis certifica che secondo i
magistrati il gruppo non è parte lesa, anzi. E, se la sua posizione
dovesse peggiorare, potrebbero esserci ripercussioni per le aziende che lo
compongono nell’accesso alle gare pubbliche. La svolta degli inquirenti arriva
dopo che è stato riesaminato il comportamento di alcuni manager Cociv: da
quello di Pietro Paolo Marcheselli passando per Ettore Pagani e Michele Longo,
sotto indagine a vario titolo per turbativa d’asta o corruzione: secondo i pm
hanno truccato una parte delle assegnazioni per realizzare il nuovo nodo che
dovrebbe mettere in collegamento il porto con il Nord Italia.
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